Quando Giorgia Meloni giurò a Palazzo Chigi, promise «ordine e identità». Due anni e mezzo più tardi l’«ordine» è diventato un elenco infinito di decreti securitari, l’«identità» un nazional-patriottismo che fatica ad accettare la matrice antifascista della Repubblica. Nel mezzo, un doppio paradosso: mentre lo Stato si fa più duro con il dissenso civile, smantella i dispositivi che avevano inceppato la macchina delle mafie; mentre predica memoria condivisa, mostra un crescente fastidio per l’anniversario che la fonda, il 25 Aprile.
Il premierato che svuota il Parlamento
Il disegno di legge sul premierato diretto, voluto da Meloni, consegna al capo del governo un’investitura plebiscitaria e la possibilità di sciogliere la Camera in caso di sfiducia: «una riedizione in chiave XXI secolo della legge Acerbo», sintetizza il costituzionalista Gaetano Azzariti. A incidere sulla coesione del Paese è invece l’autonomia differenziata: 23 materie, sanità compresa, potranno passare alle Regioni più ricche, lasciando il Sud – dicono Svimez e Libera – terreno di caccia per clientele e cosche.
Legge e Ordine 2.0, ma non per i clan mafiosi
La stretta sulle piazze è già legge: pene fino a tre anni per chi blocca un viale o sporca un monumento, DASPO urbano esteso alle mobilitazioni studentesche. Polizia e carabinieri denunciano lo spostamento di centinaia di agenti dai reparti investigativi ai servizi di ordine pubblico. Intanto il reato di abuso d’ufficio è stato abolito; le intercettazioni, contingentate; l’ergastolo ostativo, ferito da vuoti normativi; i fondi ai beni confiscati, azzerati; gli appalti PNRR sotto i 150 mila euro, sottratti alla vigilanza dell’ANAC. È la «ricetta perfetta», avverte la Direzione Nazionale Antimafia, «per ridare fiato alle imprese di camorra e ’ndrangheta».
L’insofferenza per l’antifascismo
Il disagio esplode ogni primavera. Due giorni fa la presidenza del Consiglio ha invitato prefetti e sindaci a celebrare l’80° della Liberazione «con sobrietà», «tenuto conto del lutto nazionale per la morte del Papa» – un sillogismo che ha sollevato la protesta dell’ANPI e di buona parte dell’opposizione. Meloni, Salvini e La Russa, a loro volta, hanno orchestrato agende istituzionali che li hanno tenuti lontani dalle piazze partigiane: missioni all’estero, eventi di protocollo, cerimonie lampo all’Altare della Patria.
Il fastidio non è episodico. Può una nazione celebrare la Liberazione mentre la sua classe dirigente mostra di considerarla ingombrante?
Media sorvegliati speciali
La risposta abita anche negli schermi. Le nuove nomine RAI – quattro direttori su quattro di area governativa – hanno fatto scendere in sciopero le redazioni dei Tg; la “legge bavaglio” in discussione alla Camera limiterà la pubblicazione degli atti giudiziari prima del rinvio a giudizio. Reporters sans Frontières ha retrocesso l’Italia al 46° posto mondiale, peggior dato dal 2014.
Una democrazia asimmetrica
Il risultato è un Paese bifronte: la mano destra brandisce il manganello del decoro urbano, la sinistra lascia cadere le chiavi di Dia, Anac e Corte dei conti. Nel mezzo, un Governo che invita alla “sobrietà” proprio sul terreno – l’antifascismo – che la Costituzione indica come pietra angolare della cittadinanza.
Corte costituzionale, magistratura e stampa d’inchiesta restano gli argini principali: hanno già cassato parte del DASPO, stanno esaminando ricorsi su premierato e protocollo Albania, continuano a documentare le “Pnnr-connection” che riallacciano cantieri e cosche.
A ottant’anni dalla Liberazione, la Repubblica si ritrova in un singolare cortocircuito: celebra una festa che il suo stesso vertice politico pare considerare un’incomoda eredità; invoca la guerra alle mafie mentre ne riduce le munizioni investigative; promette “democrazia più forte” consegnando più potere a un solo uomo o una sola donna.
«La libertà si difende esercitandola, la democrazia cammina sulle gambe dei suoi antifascisti»
— Piero Calamandrei, 1947
Settantotto anni dopo, quel cammino somiglia più a uno slalom tra decreti, querele e commemorazioni dimezzate.





