Emanuele Basile: il capitano dei Carabinieri ucciso dalla mafia il 4 maggio 1980
Il 4 maggio 1980, durante la festa del Santissimo Crocifisso a Monreale, la mafia colpiva ancora. A cadere sotto i colpi dei sicari fu il capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, ucciso alle spalle mentre teneva per mano la figlia Barbara di quattro anni.
Aveva solo 30 anni. La sua morte segnò una ferita profonda nella lotta alla criminalità organizzata e una pagina drammatica della storia dell’antimafia.
Nato a Taranto il 2 luglio 1949, Basile scelse l’Arma dei Carabinieri spinto da un profondo senso di giustizia. Laureando in Medicina, decise di abbandonare la carriera sanitaria per dedicarsi alla difesa dello Stato. Prima di giungere a Monreale, aveva prestato servizio in città ad alta tensione criminale come Torre Annunziata.
A Monreale avviò importanti indagini legate agli affari mafiosi, collaborando fianco a fianco con il giudice Paolo Borsellino, al quale affidò i risultati delle sue inchieste prima del trasferimento.
L’attentato del 4 maggio fu brutale.
Mentre attendeva lo spettacolo pirotecnico della festa patronale, Basile venne freddato da un killer mafioso, sotto gli occhi della moglie e della figlia. Portato d’urgenza all’ospedale di Palermo, morì durante un disperato intervento chirurgico.
Borsellino, accorso al suo capezzale, ne fu profondamente segnato.
Da quel momento si aprì una lunga stagione processuale. I primi imputati furono Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia: tra assoluzioni, ricorsi e sentenze annullate, la giustizia faticò a trovare una via definitiva. Solo nel 1992, dopo anni di battaglie giudiziarie, arrivarono le condanne all’ergastolo per esecutori e mandanti, tra cui Salvatore Riina e Francesco Madonia.
A Emanuele Basile fu conferita la Medaglia d’oro al valor civile alla memoria, per il suo impegno nella lotta alla mafia e per il sacrificio della propria vita in nome della giustizia.
Oggi riposa a Taranto, nel Cimitero Monumentale di San Brunone, ma il suo ricordo continua a vivere come esempio di coraggio e integrità. Ogni 4 maggio, il suo nome risuona come monito contro l’omertà e tributo a chi ha combattuto per un’Italia libera dalla mafia.





