Ancora una riduzione di pena per Gabriele Natale Hjorth, condannato per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, assassinato a coltellate nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 nel quartiere Prati a Roma. Il terzo processo d’appello, disposto dopo la sentenza della Cassazione del 12 marzo scorso, ha stabilito una pena definitiva di 10 anni e 11 mesi, accogliendo la richiesta della Procura generale di ridurre la condanna di cinque mesi rispetto agli 11 anni e 4 mesi dell’appello bis.
Un verdetto che ha scatenato la rabbia della moglie del militare, Rosa Maria Esilio (ufficiale dell’Arma), che da anni si batte per la verità e la memoria del marito:
«Sferzante è stata l’azione denigratoria nei confronti del mio Eroe. Hanno tentato di cancellarne l’immagine, di negarne il valore. Un processo lunghissimo, snervante, umiliante. E ora, dopo sei gradi di giudizio, se la cavano a buon mercato.»
Hjorth, che si trova attualmente agli arresti domiciliari, è stato definitivamente riconosciuto colpevole in concorso con Finnegan Lee Elder, già condannato in via definitiva. Ma la pena, dopo una lunga serie di ricorsi, è andata progressivamente alleggerendosi.
«Questa giustizia – attacca l’avvocato Massimo Ferrandino, legale di Rosa Maria Esilio – ha aggiunto dolore al dolore. Si è assistito a una slealtà processuale senza precedenti, mirata a confondere responsabilità e motivazioni con il solo obiettivo di ottenere sconti di pena.»
Durissima anche la critica rivolta ai media e alla politica:
«La memoria di Mario è stata calpestata, infangata da alcuni protagonisti di questa tristissima vicenda giudiziaria – prosegue la vedova – con la complicità di una certa stampa e di taluni politici. Hanno alimentato un falso pietismo che respingo al mittente. Mario non si è mai sentito un eroe, era un uomo semplice, fedele al suo giuramento, con sogni normali e il desiderio di tornare a casa, come tanti servitori dello Stato.»
Il commento dell’avvocato Franco Coppi, storico penalista e legale di parte civile, riassume lo sgomento:
«Una soddisfazione morale minima. Siamo partiti da un ergastolo e ora si arriva a meno di 11 anni. Mi pare che basti e avanzi. È l’ennesima sconfitta della memoria.»
Rosa Maria Esilio, con voce spezzata e parole cariche di dolore, ha chiuso con un monologo che è un grido di dignità e resistenza:
«Ogni giorno mi stupisco di come sono riuscita ad attraversare questo deserto senz’acqua. Ho conosciuto l’assenza, la cattiveria, l’egoismo, la sopraffazione, il falso buonismo, la collera e la morte. Per anni, ho inghiottito lacrime e soffocato parole. Ma forse, dentro di me, c’è ancora una piccola fiamma… sarà la speranza?»
IL CONTESTO
Il caso Cerciello Rega ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Il giovane carabiniere, in servizio e disarmato, fu colpito da 11 coltellate da due turisti americani.
Dopo una prima condanna all’ergastolo per entrambi, le successive revisioni hanno drasticamente abbassato le pene.
La sentenza definitiva per Hjorth chiude – almeno formalmente – una vicenda che ha scosso l’intero Paese, ma che lascia aperte ferite profonde, soprattutto in chi ha perso tutto.





