«Buonasera a tutti …vorrei sapere cos’è questa puzza che c’è nell’aria stasera zona Cireneo via san rocco … l’aria è irrespirabile… abbiamo chiuso tutte le finestre». Sono frasi di un post pubblicato domenica sera alle 22.57 sul gruppo facebook “Sei di Vasto Se”. Con una rapida ricerca sul popolare social network si trovano nei mesi scorsi almeno altri quattro post in cui vengono segnalati odori molesti e puzze il 10 marzo, il 27 marzo, il 29 marzo e il 9 giugno.
«“Cattivi” odori a Vasto, chi sono e donde vengono?» è la domanda che ponemmo nel titolo di un nostro articolo il 29 marzo 2023 su questi ufo 2.0 che ormai compaiono e scompaiono su Vasto e le cui prime segnalazioni sono datate esattamente vent’anni fa. Una cronistoria di questi vent’anni, di segnalazioni e rilevazioni, sono disponibili nel nostro archivio.
All’inizio dello scorso novembre a Punta Penna sono stati segnalati forti odori acri che comportavano bruciore agli occhi, mal di testa e secchezza alla gola, nell’occasione l’assessore all’ambiente Paola Cianci affermò che “segnalazioni analoghe” le aveva ricevute già nell’estate precedente – a dimostrazione di quanto la questione sia persistente e grave – e che nei giorni precedenti si era riunito un tavolo tecnico con l’attuale direttore dell’Arta Francesco Chiavaroli. Durante il tavolo è emerso che l’Arta dispone soltanto di centraline mobili che rilevano lo smog delle automobili, per “altri agenti inquinanti” servirebbero centraline fisse richieste alla Regione che però le avrebbe negate. (28 marzo 2020)
Puzze ed “odori nauseabondi” in pieno centro di Vasto. Dopo le prime notizie del mese scorso, in questi ultimi giorni l’allarme è diventato di dominio pubblico. Giovedì 18 febbraio decine di cittadini hanno espresso preoccupazione, disagio e protestato sui social o contattando l’amministrazione comunale. Sui social in questi ultimi giorni, diverse sono state le nuove segnalazioni di “aria irrespirabile”, “bruciore alla gola” e simili. Il sindaco di Vasto, massima autorità sanitaria cittadina, Francesco Menna e la delegata alla tutela dell’ambiente Paola Cianci in un comunicato inviato lo stesso 18 febbraio hanno demandato la possibilità di soluzioni a Regione, Arta e Asl. Aggiungendo solo un possibile confronto con l’Università di Pescara. (22 febbraio 2021)
In questi anni da Palazzo di Città è stato ripetutamente dichiarato che il problema fondamentale sarebbe nell’agenzia regionale di tutela dell’ambiente che non avrebbe la strumentazione decisiva per rilevare la fonte di tali «odori molesti». Trentadue mesi fa, dopo analoghe segnalazioni, l’allora assessore all’ambiente Paola Cianci ha dichiarato che si era riunito un tavolo tecnico con il direttore tecnico dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente Francesco Chiavaroli. Sempre nell’articolo del 20 febbraio 2021 riportammo che il mese precedente in conclusione di un comunicato stampa, dopo segnalazioni di «odori nauseabondi dovuti dalle emissioni provenienti dalla Zona industriale di Punta Penna» come testualmente scrissero, il sindaco Francesco Menna e l’assessore Cianci fecero riferimento ad un confronto con l’Università di Pescara per «sperimentazioni scientifiche, a terra e a bordo di droni attraverso lo sviluppo di apparecchiature finanziate con fondi europei erogati dal Ministero dell’Università e della Ricerca». Sono passati altri diciassette mesi, del tavolo e del confronto non abbiamo più letto notizie ufficiali. Forse ci saranno sfuggiti a noi, nel caso chiediamo venìa, ma se così non fosse ai pro tempore a Palazzo di Città la domanda sorge spontanea: che ne è stato? Cosa è accaduto se qualcosa è accaduto nel frattempo? Se qualcosa è accaduto perché gli «odori» continuano e non si ha ancora esatta percezione della fonte o delle fonti? (4 agosto 2022)
Nel gennaio di due anni fa, quando gli odori molestarono fin quasi nella piazza centrale di Vasto, la massima autorità sanitaria e l’allora assessore all’ambiente Paola Cianci dichiararono in un comunicato di aver inoltrato precise richieste ad Asl, Arta e Regione Abruzzo. Fu reso noto che sarebbe stato inviato anche un esposto alla Procura. Cosa è stato concretizzato e quali riscontri da tutta quest’attività? Ha prodotto qualcosa il confronto con l’Università di Pescara per «sperimentazioni scientifiche, a terra e a bordo di droni attraverso lo sviluppo di apparecchiature finanziato con fondi europei erogati dal Ministero dell’Università e della Ricerca»? Se la risposta è affermativa cosa è stato prodotto visto che la vicenda si protrae? Se è negativa perché? L’attuale assessore all’ambiente Gabriele Barisano ha dichiarato alla giornalista Anna Bontempo su Il Centro che sono tornati a rivolgersi all’Arta e che si stanno occupando della richiesta di alcune aziende di installare nuovi filtri «per il trattamento delle emissioni». Prima domanda: la precedente assessora all’ambiente Paola Cianci dichiarò anni fa che l’Arta poteva monitorare solo le emissioni veicolari, è cambiato qualcosa? Cosa? Se l’Arta può ancora rilevare solo quanto dichiarato da Cianci cosa si potrebbe ottenere con nuove reiterate richieste di intervento? Se ora si può rilevare altro perché solo ora e non già anni fa visto che la vicenda va avanti almeno dal 2005? (10 marzo 2023)
L’unica notizia ufficiale riscontrata (che pare non avere correlazione diretta con questi vent’anni di segnalazioni ma dovrebbe porre interrogativi, dubbi e riflessioni) è dell’aprile 2021. Fonte la Guardia di Finanza di Foggia e dei Carabinieri di Bari una cui imponente operazione contro il traffico illecito di rifiuti aveva coinvolto Campania, Puglia e provincia di Chieti. Oltre 13.100 tonnellate di rifiuti speciali stoccati abusivamente in vari capannoni tra cui uno a Vasto. I rifiuti accumulati in maniera illecita, hanno sottolineato gli investigatori, anche a Vasto hanno reso l’aria irrespirabile nella zona. In questi cinque anni varie volte abbiamo riportato atti parlamentari e inchieste sul ciclo dei rifiuti in Abruzzo, su come anche questa regione nei decenni (soprattutto negli anni novanta) è stato luogo di approdo di rifiuti di ogni tipo trafficati in maniera illecita. Come già sottolineammo nei nostri primi mesi a questo si aggiungono “voci” (mai riscontrate) su ulteriori traffici e sversamenti in territori limitrofi, quanto emerso in Molise negli anni (a cui il nostro direttore Paolo De Chiara ha dedicato il libro «Il veleno del Molise. Trent’anni di omertà sui rifiuti tossici» e notizie di questi ultimi anni che si aggiungono a quanto accumulato nella storia di questa regione. Oltre la maxi operazione di quattro anni una nuova inchiesta della DDA di Campobasso ha lambito Vasto, San Salvo e Monteodorisio a febbraio.
«La falsificazione dei formulari di identificazione dei rifiuti conferiti da alcune imprese ad altre aziende del Basso Molise, la gestione illecita di materiali speciali per incassare maggiori profitti, ma anche la turbativa di aste giudiziarie, oltre all’estorsione, al traffico di droga e alla pratica del “cavallo di ritorno” ai danni di titolari di attività del Basso Molise», ha riportato Ansa Molise sulla maxi inchiesta della DDA di Campobasso, sono al centro dell’inchiesta dei magistrati molisani che ha coinvolto anche il vastese. Due società, presenti nella zona industriale di Termoli, sono accusate di aver trattato senza autorizzazione rifiuti speciali, simulato attività di riciclo e poi trasferiti i rifiuti in impianti tra Monteodorisio, San Salvo e Vasto. Cosa è accaduto in questi tre comuni? Cosa è arrivato ed eventualmente dove? Rifiuti pericolosi? Speciali? Ci sono state conseguenze ambientali? Perché nessuna comunicazione è arrivata da chi di dovere (quattro anni fa come un mese fa) ai Comuni? Come è possibile che siamo di fronte ad un qualcosa di maxi e poi nulla? Cosa è accaduto in questi territori? È accaduto qualcosa oppure no? Se la risposta c’era chi doveva informare, se la risposta è negativa c’è chi dovrebbe dare spiegazioni (e non solo quelle) a questo territorio.