«La strage di via D’Amelio ha impresso un segno indelebile nella storia italiana.
La morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – voluta dalla mafia per piegare le istituzioni democratiche, a meno di due mesi dall’attentato di Capaci, intendeva proseguire, in modo eversivo, il disegno della intimidazione e della paura.
La democrazia è stata più forte. Gli assassini e i loro mandanti sono stati sconfitti e condannati.
In questo giorno di memoria, la commozione per le vite crudelmente spezzate e la vicinanza ai familiari delle vittime restano intense come trentatré anni or sono. Il senso di riconoscenza verso quei servitori dello Stato che, con dedizione e sacrificio hanno combattuto il cancro mafioso, difendendo libertà e legalità, consentendo alla società di reagire, è imperituro.
Le vite di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone sono testimonianza e simbolo della dedizione dei magistrati alla causa della giustizia.
Borsellino non si tirò indietro dal proprio lavoro dopo la strage di Capaci. Continuò ad andare avanti. Onorare la sua memoria vuol dire seguire la sua lezione di dignità e legalità e far sì che il suo messaggio raggiunga le generazioni più giovani».
Sono queste le dichiarazioni che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fatto il 19 luglio ricordando la strage di via d’Amelio. Sorge un dubbio, ma i discorsi li scrive lui? Perché sembrerebbe alquanto strano che chi ha vissuto in famiglia l’orrore di un disegno stragista, sicuramente non voluto solamente dalla mafia, e stiamo parlando dell’assassinio di suo fratello Piersanti, possa realmente credere che “mandanti ed esecutori” siano stati tutti condannati.
- Vogliamo credere che abbia fatto tutto Giuseppe Graviano su volere di Totò Riina?
- Che l’agenda rossa l’abbia rubata lui in via d’Amelio?
- Che la borsa del giudice l’abbia presa lui e non l’ufficiale dei carabinieri, Arcangioli, fotografato da Franco Lannino?
- E le dichiarazioni di Spatuzza allora? Chi è quella persona esterna alla mafia che ha assistito all’imbottitura dell’auto del tritolo?
Sarebbero molti altri gli interrogativi. Però non vogliamo e non possiamo credere che a commettere le stragi sia stata solo la mafia.
Un passaggio bisogna farlo pure sulle parole della presidente Colosimo che in un suo intervento, che ha pubblicato sui suoi social, ha “ammesso” di essere “pilotata da quelli che non hanno alcun interesse personale sulle stragi; da quelli che non difendono il loro status quo e la loro carriera, sono pilotata dagli unici che sono così, i figli del giudice Borsellino”.
Partiamo da un presupposto: chiunque ha e deve avere la voglia e la facoltà di seguire qualsiasi pista, a maggior ragione i familiari delle vittime e nessuno si deve permettere di infamarli o affermare che non cerchino la verità. Ma questo non significa che non si possa essere contrari ad una idea. Troviamo indegno che vengano tirati in ballo i familiari delle vittime come scudi per portare avanti le proprie battaglie e le proprie idee, a prescindere se si è d’accordo o no.
- Quale è stato il ruolo di Mori e perché non si indaga su questo?
Perché, a parte l’inchiesta di Report dove sembrerebbe che abbia avuto un ruolo importante nel decidere le sorti della commissione, ma Mori c’entra in molto altro.
- Al netto di sentenze di assoluzioni o altro ma erano o no i suoi uomini quelli che non hanno perquisito il covo di Riina per 18 giorni?
- Erano o no i suoi uomini che non hanno arrestato Provenzano a Mezzojuso dopo che il confidente Ilardo li ha portati lì e, tra l’altro, con dichiarazioni e scusanti alquanto irrisorie?
E anche sul suo ruolo, e quello della sua squadra, ci sarebbero molte domande.
Andando alle indagini della commissione,
- perché si è deciso di indagare solo sulla strage di via d’Amelio e non sulle altre, tra l’altro seguendo maggiormente solo una pista?
- serve fare luce su questa strage, ma non pensa che sia collegata alle altre?
E allora uccidiamo quella che è stata l’idea geniale di magistrati come Chinnici, Caponnetto, Falcone, Borsellino i quali hanno capito che indagando sull’insieme di reati commessi dalle mafie si potrebbe arrivare a qualche verità, e il maxiprocesso ci insegna questo.
- E ancora, come ha detto l’avvocato Fabio Repici, è stato o non è stato Graviano a commettere la strage di via d’Amelio e quelle del 1993?
Le sentenze lo dicono.
- Come può essere che non siano collegate?
- C’è un Graviano 1 e un Graviano 2?
Potremmo scrivere molto altro ma non possiamo credere che siano stati tutti condannati, che sia stata solo la mafia e che non ci siano pezzi di Stato, che sicuramente non fanno onore a nessuno, E che abbiano voluto e fatto realizzare queste stragi.




