Legambiente ha pubblicato l’annuale Rapporto Ecomafie lo scorso 10 luglio. Dal 1997 il Rapporto reca dati e valutazioni sui reati ambientali e sulle attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
Anche quest’anno trova conferma l’aumento della criminalità ambientale, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. Nel 2023 i reati ambientali sono stati 35.487 (97,2 reati al giorno).
Il 43,5% degli illeciti si concentrava nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa – Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.
Tutto ciò malgrado che tra il febbraio e l’aprile 2024 fosse stata approvata, con soli 100 voti contrari (tra i quali quelli di Lega e Fratelli d’Italia), la nuova direttiva dell’Unione europea sui crimini ambientali,
(https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ:L_202401203).
Nel 2024 sono stati superati i 40mila reati ambientali (40.590, +14,4% rispetto al 2023, ossia una media di 111,2 reati al giorno, 4,6 ogni ora).
Aumentano anche le persone denunciate, 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari delle ecomafie vale 9,3 miliardi di euro (+0,5 miliardi rispetto al 2023) e cresce anche il numero dei clan coinvolti, 11 in più rispetto a quelli censiti nel precedente rapporto Ecomafia. Aumentano anche le inchieste sui fenomeni corruttivi negli appalti di carattere ambientale: 88 quelle censite da Legambiente dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, (+17,3% rispetto al 2023), 862 le persone denunciate, +72,4%.
Si tratta di inchieste che vanno dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione di servizi, come quelli dei rifiuti urbani e la depurazione, passando per la concessione di autorizzazioni ambientali alle imprese.
È quanto emerge in sintesi dal nuovo rapporto di Legambiente “Ecomafia 2025. I numeri e le storie delle illegalità ambientali in Italia” (Edizioni Ambiente).
L’edizione 2025 di Ecomafia è dedicata quest’anno al 30ennale della scomparsa del Capitano di Fregata Natale De Grazia, morto tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 mentre indagava sugli affondamenti sospetti nel Mediterraneo di navi con il loro carico di rifiuti.
Entrando nel dettaglio dei dati di Ecomafia elaborati dall’associazione ambientalista e forniti dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, nel 2024 in Italia il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). Il maggior numero di reati si riscontra, a livello nazionale, nella filiera del cemento (dall’abusivismo edilizio alla cave illegali fino ai reati connessi agli appalti per opere pubbliche) con 13.621 illeciti accertati nel 2024, +4,7% rispetto al 2023, pari al 33,6% del totale. Seguiti dai reati nel ciclo dei rifiuti ben 11.166, +19,9%, e quelli contro gli animali con 7.222 illeciti penali (+9,7%).
Da segnalare l’impennata dei reati contro il patrimonio culturale (dalla ricettazione ai reati in danno del paesaggio, dagli scavi clandestini alle contraffazioni di opere): sono 2.956, +23,4% rispetto al 2023. Per quanto riguarda le filiere illecite nel settore agroalimentare, a fronte di una leggera diminuzione dei controlli (-2,7%) si registra un aumento del numero di reati e illeciti amministrativi (+2,9%), nonché degli arresti (+11,3%).
A completare il quadro dell’illegalità ambientale del 2024 è la crescita degli illeciti amministrativi, 69.949 (+9,4%), equivalenti a circa 191,6 illeciti al giorno, 7,9 ogni ora. Per quanto riguarda i clan, dal 1995 al 2024 salgano a 389 quelli censiti da Legambiente.
Per quanto riguarda i delitti più gravi, previsti dal titolo VI-bis del Codice penale, nel 2024 al primo posto abbiamo l’inquinamento ambientale con 299 illeciti contestati, quelli complessivi sono stati 971, con un +61,3% rispetto al 2023 e 1.707 persone denunciate (+18,9%). Numeri che insieme all’aumento dei controlli su questa tipologia di reati (1.812 nel 2024, +28,7%) dimostrano l’efficacia della legge 68 del 2015, che a maggio 2025 ha celebrato il decennale. In particolare, da giugno 2015 a dicembre 2024 grazie a questa fondamentale riforma sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri.
Classifica regionale
Tornando ai reati ambientali accertati nel 2024, la Campania svetta al primo posto con 6.104 illeciti penali, pari al 15% del totale nazionale, con un aumento delle persone denunciate (5.580), dei sequestri effettuati (1.431) e un totale di 50 arresti. La Puglia sorpassa la Sicilia e ritorna al secondo posto, con 4.146 reati, pari al 10,2% del totale nazionale, facendo registrare il maggior numero di arresti (69). Al terzo posto ritroviamo la Sicilia, con il 9,4% di illeciti penali. Stabile al quarto posto la Calabria che, tuttavia, incrementa il numero di reati (3.215) e più che raddoppia il dato sugli arresti (41). Quinto posto per il Lazio, con 2.654 reati, in crescita del 20,6% rispetto al 2023, che supera la Toscana, dove si registra comunque un aumento degli illeciti penali dell’11,6%. La Sardegna si conferma anche quest’anno al settimo posto, dopo il balzo in avanti registrato nel 2023, con 2.364 reati, pari al +13,9% sull’anno precedente. Al primo posto come regione del Nord la Lombardia (ottava nella classifica nazionale, con 2.324 reati ambientali nel 2024, pari al +17.7%), seguita dal Veneto, nono con 1.823 illeciti penali (+3,5%).
Classifica provinciale
A livello provinciale Napoli con ben 2.313 reati, si conferma al primo posto, seguita da Bari, che sale dal terzo al secondo posto (1.526) e da Salerno (quinta nel 2023) con 1.321 illeciti penali. La provincia di Roma è stabile in quarta posizione (1.021) ed è terza nella classifica degli illeciti amministrativi, con 1.316 infrazioni. Rimonta per la provincia di Cosenza al quinto posto con 963 reati, salendo dall’ottava posizione, mentre scende dal podio e si ferma al sesto posto Avellino (906). Entrano tra le prime dieci province quella di Genova (ottava, con 723 reati) e Ancona (decima, con 704 illeciti penali). Salgono, infine, nella classifica delle prime venti province italiane Cagliari, Perugia, Crotone, Catanzaro e Brescia.
I dati di Ecomafia e quelli elaborati dalla Direzione investigativa antimafia, dalle Capitanerie di porto, dall’Agenzia delle Dogane e dei monopoli e dall’Ispra confermano la pervasiva illegalità ambientale in tutta Italia.
Incredibilmente nessuno degli amministratori regionali e locali “nota” la portata del fenomeno e incredibilmente lascia che prosperi la connivenza con la criminalità organizzata.
Eppure l’ecomafia è uno dei volti “noti” della criminalità organizzata nella storia del nostro Paese, penetrata nel tessuto economico attraverso attività para – industriali e industriali che sono divenute l’interesse principale delle organizzazioni. È credibile, dunque, che amministratori regionali e locali non siano solo conniventi ma – citando Sutherland e definendo “Crimini dai Colletti Bianchi” quelli commessi da persone apparentemente rispettabili e di alto stato sociale nello svolgimento delle loro mansioni – siano essi stessi parte dei clan malavitosi, in rapporto di immedesimazione organica.





