La solidarietà a Vittoriano Perris, bersaglio di un vile attacco omofobo sui social, arriva forte e chiara da Sinistra Italiana Campobasso. Ma il caso non è isolato: dietro l’insulto, c’è un Paese che ancora non ha il coraggio di chiamare l’odio con il suo nome.
L’odio omofobo non è un’opinione. È violenza.
Essere insultati per il proprio orientamento sessuale, essere apostrofati con parole come “frocio”, non è né una “caduta di stile” né una semplice provocazione online. È un’aggressione a tutti gli effetti. È omofobia, quella vera, quella che ferisce e isola.
Vittoriano Perris non si è nascosto. Con la dignità di chi non accetta di piegarsi all’odio, ha sporto formale denuncia presso la caserma dei Carabinieri di Termoli contro l’autore del commento. Il “leone da tastiera” – un commerciante locale, che Perris non conosce personalmente – ha scelto di colpire pubblicamente con una parola carica di disprezzo. Ma la risposta è arrivata, chiara e ferma: nessuna offesa può restare impunita, nessuna identità può essere calpestata nel silenzio.
Ora quel commerciante rischia grosso: se l’autorità giudiziaria riconoscerà il carattere discriminatorio dell’insulto, si apriranno per lui scenari giudiziari gravi, con possibili conseguenze penali.
Perché l’omofobia non può e non deve più essere considerata una “leggerezza da tastiera”.
Sinistra Italiana Campobasso ha espresso pubblicamente e con fermezza la propria solidarietà a Vittoriano Perris, cittadino vittima di un episodio ignobile sui social. Un gesto dovuto, ma anche un atto politico. Perché non si può restare in silenzio di fronte all’odio, soprattutto quando è così esplicito e gratuito.
Social senza regole, giustizia senza risposta
I social network, sempre più spesso, si stanno trasformando in una giungla digitale, dove chi semina odio gode di un’impunità diffusa. Le parole d’odio online non lasciano lividi sulla pelle, ma scavano dentro. Umiliano, isolano, distruggono.
E la legge? Lenta, distratta, spesso inadeguata.
Chi insulta resta impunito. Chi denuncia, troppo spesso si scontra con il muro dell’indifferenza.
Ma non è solo un problema di regole: è un problema culturale e politico.
La politica che volta le spalle
In un Paese normale, un insulto omofobo sarebbe condannato da tutte le forze politiche, senza distinguo, senza ambiguità. Ma l’Italia non è ancora quel Paese.
Anzi, è la politica per prima a minimizzare, a sminuire, a voltarsi dall’altra parte.
Quando si boccia una legge contro l’omotransfobia, quando si ironizza sulla “lobby gay”, quando si ride sotto i baffi davanti all’ennesimo insulto, si legittima una cultura violenta.
Si dice, implicitamente: va bene così.
Ma non va affatto bene.
Serve una legge chiara contro l’omofobia, serve l’educazione al rispetto nelle scuole, serve che le istituzioni si schierino senza tentennamenti. Ma serve anche la voce della cittadinanza. Serve la solidarietà. Perché solidarizzare oggi significa resistere. Resistere all’odio, alla paura, al silenzio.
“Forza Vittoriano, noi siamo con te.”
Così conclude il messaggio di Sinistra Italiana Campobasso, che non si limita a esprimere vicinanza, ma la trasforma in un gesto politico, civile, umano.
Perché la solidarietà non è mai un gesto vuoto: è un’onda che rompe lo scoglio dell’odio.
E da oggi, quell’onda porta un nome: #iostoconvittoriano.
Anche la redazione di WordNews.it sta con Vittoriano.