Una calda estate a Somma Vesuviana, ma il caldo non è il vero problema. A preoccupare davvero i cittadini è il ritorno prepotente della camorra, che non si limita più a intimidire o controllare i quartieri.
In via Aldo Moro, nel cuore del paese, la presenza costante di Nicola Mocerino, detto “’a Papera”, è diventata un fatto ordinario. Un tempo luogotenente del potente clan D’Avino, oggi si muove con disinvoltura, in quella che sembra essere diventata la sua personale zona franca.
Mocerino è un pregiudicato, noto alle forze dell’ordine, con un passato criminale legato alla camorra vesuviana. Non ostenta ricchezza, non si comporta da capoclan moderno. È sobrio, elegante, guida un’auto anonima. Il suo stile ricorda la vecchia camorra silenziosa, quella che non ha bisogno di urlare per comandare. Eppure, è proprio lui a essere indicato da più fonti come il nuovo reggente della criminalità organizzata locale.
Tra le frequentazioni abituali di Mocerino spicca un nome: Gennaro De Falco, imprenditore incensurato, titolare di un noto negozio in via Aldo Moro. Il locale sembra essere diventato uno dei punti di riferimento per Mocerino, lo visita spesso, senza timore né discrezione. Ma ciò che desta maggiore scalpore è il legame familiare e politico: Gennaro è fratello e socio di Crescenzo De Falco (nella foto), politico di lungo corso, capace di spaccare il PD locale e traghettarsi, dopo le ultime elezioni, da fiero oppositore a membro della maggioranza.
Non un assessore qualsiasi: Crescenzo De Falco oggi detiene la delega alla Legalità.
Sembra un cortocircuito istituzionale. Noi poniamo domande (lo avremmo voluto fare con il diretto interessato, ma – lo ribadiamo ancora una volta – non risponde alle nostre telefonate. E nemmeno richiama. Abbiamo lasciato anche un messaggio a un tizio che si è qualificato come “operaio”, presso l’attività sita in via Aldo Moro, ma non siamo stati ricontattati). E allora utilizziamo le nostre colonne per le nostre lecite domande: è normale il legame, seppur indiretto, da parte di chi dovrebbe promuovere la cultura della legalità con personaggi noti alla cronaca giudiziaria per reati di stampo mafioso?
A Somma Vesuviana la voce gira. Le preoccupazioni aumentano. E le domande diventano inevitabili:
- Come può un Assessore alla Legalità avere rapporti così stretti, anche familiari, con chi frequenta un pregiudicato di camorra?
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Qual è la vera natura del rapporto tra le famiglie De Falco e Mocerino?
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Si può parlare ancora di credibilità istituzionale se la legalità viene delegata a chi intrattiene relazioni ambigue con ambienti criminali?
Sono ormai sfumati i confini tra politica, affari e camorra? Il potere, anziché combattere le infiltrazioni mafiose, sta normalizzando la loro presenza?
In un contesto dove la parola “legalità” rischia di diventare una maschera di cartapesta, è urgente un intervento pubblico, istituzionale, civile.
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