Il 2 agosto 1980, una bomba alla stazione di Bologna uccise 85 persone e ne ferì oltre 200. A distanza di 45 anni, una foto brucia come sale sulla ferita mai rimarginata della Repubblica. In quella foto: Chiara Colosimo, oggi (nientedimeno che) presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, e Luigi Ciavardini, terrorista neofascista condannato in via definitiva proprio per quella strage.
Una stretta di mano, un sorriso, un momento “non istituzionale” – come la stessa Colosimo ha dichiarato – ma politicamente inaccettabile. Inaccettabile ieri, intollerabile oggi, mentre si commemorano le vittime e si lotta, ancora, contro l’oblio e la negazione.
Una vergogna di Stato, come la Strage. Ma non è solo quella foto a rendere incompatibile la sua permanenza alla guida dell’Antimafia. Il vero scandalo è l’inerzia della Commissione sotto la sua presidenza (la “p” minuscola non è un caso).

Da quando Colosimo ha assunto l’incarico, la Commissione Antimafia è scomparsa dal dibattito pubblico. Nessuna relazione incisiva, nessuna proposta di legge dirompente, nessuna azione concreta di tutela per i testimoni di giustizia. In un Paese dove la mafia si trasforma, si mimetizza, si insinua nella politica, nell’economia e nella sanità, l’assenza dell’Antimafia istituzionale è un regalo alle mafie.
Dove sono le audizioni pubbliche, i rapporti sulle infiltrazioni nei territori, le analisi sulle nuove rotte del narcotraffico, sulla corruzione, sulla zona grigia che lega affari e criminalità?
E i testimoni di giustizia? Per non parlare del consulente di fiducia o manovratore. Il silenzio della Commissione è fragoroso. Il vuoto della presidenza Colosimo è drammatico.
Chiara Colosimo – la donna sorridente con terrorista (come nella foto) – non è semplicemente inadeguata. È un simbolo inquietante della normalizzazione di un certo passato, della complicità silente di una parte politica che ha smesso di prendere le distanze dal neofascismo. Il punto non è solo “aver chiesto scusa per la foto”. Il punto è non essere mai stati davvero dalla parte giusta, quella delle vittime, dei parenti, dei magistrati assassinati, dei testimoni dimenticati.
Chi ricopre un ruolo tanto delicato non può avere zone grigie, ambiguità, errori di valutazione. La guida della Commissione Antimafia richiede credibilità totale, indipendenza, e soprattutto un impegno reale e quotidiano contro le mafie.
Le dimissioni non sono un’opzione: sono una necessità democratica
Non si può commemorare la Strage di Bologna e al contempo lasciare che chi ha stretto la mano a un suo condannato resti al vertice dell’Antimafia. Non si può parlare di legalità con la bocca piena e le mani vuote. Le mafie ringraziano quando chi dovrebbe contrastarle è impegnato a difendere se stesso. Chiara Colosimo deve dimettersi. Subito.
Per rispetto della storia, per rispetto delle vittime, per rispetto del Parlamento. E perché l’Italia merita un’Antimafia vera, credibile, libera da ogni ombra.
CHI COMANDA DAVVERO L’ANTIMAFIA?
Nell’ultima inchiesta di Report (RaiTre, a cura di Paolo Mondani), un investigatore – coperto da anonimato – ha lanciato accuse pesantissime: sarebbe il generale Mario Mori a muovere i fili della Commissione Parlamentare Antimafia, oggi presieduta da Chiara Colosimo.
Secondo la fonte:
-
Mori preparerebbe le audizioni con gli avvocati Milio e Trizzino, legati a doppio filo alla narrazione del “dossier mafia-appalti” come movente della strage di via D’Amelio;
-
Avrebbe influenzato la scelta dei consulenti, inserendo figure a lui vicine e ostili ai membri più scomodi della Commissione, come Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho;
-
Avrebbe incontrato direttamente parlamentari su autorizzazione della Colosimo per guidare le nomine;
-
Avrebbe cercato di escludere ogni voce critica alla sua linea, come lo stesso Scarpinato, accusato di “conflitto d’interessi”.
La presidente Colosimo, interrogata sul tema in aula, ha censurato domande considerate “suggestive”, impedendo di mettere in discussione la pista unica promossa da Mori e dai suoi ex ufficiali.
Se quanto emerso da Report fosse confermato, saremmo di fronte a una grave ingerenza nell’organo parlamentare incaricato di fare luce sulle stragi e sulla criminalità organizzata.
Mattarella: “Un segno indelebile di disumanità. Bologna fu colpita per distruggere la democrazia”
Quarantacinque anni dopo, l’Italia non dimentica. Il 2 agosto 1980, alle ore 10:25, una bomba esplose nella sala d’aspetto...
Bologna, la strage senza pace: «Mambro e Fioravanti liberi, Colosimo sorride con Ciavardini»
«Sappiamo chi è Stato. E abbiamo le prove». È il messaggio inciso sul manifesto dell’Associazione 2 Agosto 1980 per...
Cambio al vertice: Paolo Bolognesi lascia, Paolo Lambertini nuovo presidente dell’Associazione dei familiari della Strage di Bologna
Un passaggio di testimone che segna la storia della memoria. Dopo quasi quarant’anni di battaglie giudiziarie, memoriali e civili,...
Strage di Bologna, ergastolo definitivo per Paolo Bellini. Tonino Braccia a “30 minuti con…”: “Dietro quella bomba c’erano lo Stato e la Gladio”
Una sentenza storica, ma la verità resta mutilata. La Cassazione ha messo un punto fermo su uno dei capitoli...