Il 4 agosto 2025 è stata inaugurata la riapertura dell’Istituto Penale per Minorenni di L’Aquila, chiuso dopo il sisma del 2009. La struttura — collocata nell’ex Facoltà di Economia — parte con 28 posti e, secondo il Ministero, è l’unico IPM di riferimento per Abruzzo e Molise; sarà pienamente operativo da settembre. È prevista anche l’intitolazione a San Francesco d’Assisi.
La posizione del sindacato
Il sindacato FSA CNPP/SPP valuta positivamente la riapertura, ma chiede al Governo e all’Amministrazione centrale un intervento concreto su quattro assi:
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risorse umane adeguate,
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completamento dei lavori e delle dotazioni,
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organizzazione dei servizi (didattica, sanità, attività trattamentali),
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attenzioni logistiche e strutturali.
Obiettivo dichiarato: mettere in sicurezza il lavoro di tutte le lavoratrici e i lavoratori, tutelando la dignità dell’intera comunità penitenziaria aquilana e contribuendo a non aggravare il sovraffollamento di altri IPM. Il sindacato si dice disponibile a un percorso condiviso per avviare le attività “con equilibrio e buon senso”.
Secondo Regione Abruzzo, la riapertura dei 28 posti offre un contributo immediato contro il sovraffollamento carcerario regionale; il Guardasigilli ha ribadito la necessità di conciliare sicurezza e approccio comunitario/rieducativo della giustizia minorile. Tradotto: l’IPM aquilano non è solo un cancello che si riapre, ma un tassello di equilibrio in una rete delicata.
Per sostenere i trasferimenti e la stabilizzazione del personale, il Comune ha annunciato fino a 25 alloggi CASE/MAP destinati agli operatori del nuovo compendio penitenziario: un tassello pratico per evitare che la carenza di organici diventi il primo collo di bottiglia.
Detto senza fronzoli: l’inaugurazione è l’inizio, non l’arrivo. Perché la riapertura non resti una vetrina, servono immediatamente:
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piani di assunzione e formazione su gestione delle emergenze, mediazione e tutela minori;
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dotazioni e collaborazioni stabili con scuola, sanità territoriale e servizi sociali;
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monitoraggio trasparente su presenze, attività trattamentali.
È qui che la disponibilità del sindacato può diventare metodo di lavoro: tavoli tecnici, tempi certi, responsabilità chiare. Perché un IPM funziona quando educa, protegge e riduce il danno – per i ragazzi, per chi ci lavora, per la città.