Colosimo e il governo: silenzio tombale sui testimoni di giustizia
Al testimone di giustizia Gennaro Ciliberto è arrivata una mail firmata dalla segreteria particolare della presidente Colosimo con affermazioni e indicazioni che non risultano coerenti con le procedure usuali per i soggetti inseriti nello speciale programma di protezione.
Lo stesso Ciliberto (dopo analogo episodio riferito da Luigi Coppola) segnala una telefonata diretta della presidente Colosimo sul suo cellulare: contatto informale, non tracciato e non protetto.
Questi due elementi – email e telefonata – sollevano questioni di metodo, sicurezza e responsabilità istituzionale.
Con i testimoni di giustizia la regola è una: canali formali, tracciati e protetti. Una mail “politica” che interpreta procedure delicate o le semplifica rischia di:
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Confondere le competenze (Commissione Antimafia – Commissione/Servizio Centrale di Protezione);
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Esautorare i canali tecnici;
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Esporre il testimone a ambiguità o a scelte non conformi al quadro normativo.
La telefonata “fuori protocollo”
Contattare un testimone su linea ordinaria non è un dettaglio: è un vulnus. Il merito della conversazione resta riservato, ma il mezzo usato parla da solo: con i protetti si interagisce attraverso i canali istituzionali, non con chiamate personali.
Le 10 domande che rivolgiamo alla Commissione Antimafia
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata a Gennaro Ciliberto?
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Con quale qualifica e con quale mandato ha firmato?
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare all’interno della Commissione Antimafia rispetto ai dossier sui testimoni di giustizia?
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Quali legami politico–istituzionali ha l’autrice della mail con membri della Commissione o con l’esecutivo?
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La presidente Chiara Colosimo era a conoscenza di quella mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la presidente ha telefonato direttamente a un soggetto in protezione su linee non protette? Chi ha autorizzato quella scelta?
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Quando la Commissione Antimafia calendarizzerà le audizioni richieste dai testimoni (Ciliberto, Coppola, altri) come previsto dall’art. 17 della legge 6/2018?
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Quale protocollo scritto disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È pubblico? È stato rispettato?
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All’interno della Commissione è stata nominata l’avvocata Angela Verbaro, figlia e nipote di due testimoni di giustizia calabresi: può comprendere fino in fondo il dramma dei testimoni. O dobbiamo trasformare questa nostra affermazione in una domanda?
- Conosce lo stato reale dei testimoni italiani e le criticità del programma di protezione?
- Conosce la storia del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto, attualmente inserito nello speciale programma di protezione?
- Chi ha nominato la Verbaro?
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Che compito svolge la Verbaro in commissione antimafia?
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È a conoscenza delle mail inviate a Ciliberto?
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All’epoca dei fatti (padre e zio testimoni di giustizia) il presidente della commissione centrale ex art. 10 era Alfredo Mantovano, attuale sottosegretario di stato con delega ai servizi segreti?
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La Verbaro ha ancora rapporti con Mantovano?
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L’altro consulente della commissione parlamentare antimafia è Tano Grasso, anche lui da anni vicino a Mantovano, sin dall’epoca della sua presidenza alla Commissione. L’interesse di Mantovano in Commissione antimafia sul tema testimoni di giustizia è diretta?
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Il sottosegretario ha messo lui la Verbaro e Tano Grasso in commissione antimafia come consulenti?
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I due consulenti percepiscono un contributo economico?
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La presidente del Consiglio e il Governo sono informati di questi episodi? Che indirizzo politico intendono assumere?
Cosa prevede la legge (e cosa non sta accadendo)
Art. 17, legge 6/2018: gli interessati possono chiedere di essere sentiti personalmente; si procede entro 30 giorni tramite audizione davanti alla Commissione centrale o al Servizio Centrale di Protezione.
Diritto all’ascolto con tempi certi e sedi competenti. Non email “interpretative”. Non telefonate “amichevoli”.
Perché questa vicenda è grave?
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Sposta il rapporto tra testimone e Stato su un terreno opaco;
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Umilia chi ha denunciato mafie e pagato di persona;
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Normalizza pratiche non conformi e crea precedenti.
Le nostre richieste
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Sospensione immediata di contatti informali con i testimoni: solo canali istituzionali e protetti.
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Risposta ufficiale della presidente Colosimo su mail e telefonata, con atti e nomi.
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Calendario delle audizioni richieste (entro i 30 giorni di legge).
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Protocollo scritto e pubblicato sulle interazioni Commissione–testimoni.
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Tavolo tecnico con presenza di testimoni, giuristi e tecnici del Servizio Centrale di Protezione per correggere le storture.
Con i testimoni di giustizia non si gioca a “telefono senza fili” né a “mail di cortesia”. Si leggano o si rileggano (rispettandole) leggi, procedure. E persone.
La Commissione Antimafia spieghi chi ha scritto, chi ha chiamato, perché e con quale titolo. E poi faccia l’unica cosa che doveva fare sin dall’inizio: ascoltare. In sede competente, entro i termini, alla luce degli atti.
Il resto è rumore. E, in questo caso, il rumore (come il silenzio) uccide.
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