«Il 12 agosto del 1944 si compì a Sant’Anna e nelle frazioni di Stazzema un eccidio tra i più sanguinosi ed efferati della Seconda Guerra Mondiale… La Repubblica riconosce in questo luogo di martirio, in questo sacrario civile, una delle sue più profonde radici». Nel giorno dell’81° anniversario il Presidente Sergio Mattarella mette al centro memoria e responsabilità: «La memoria è la condizione che tiene unite le generazioni… tiene vigili le coscienze perché violenza, odio, volontà di dominio non prevalgano». E avverte: «Oggi le guerre tornano a gettare le loro ombre spettrali… L’eccidio di Stazzema richiama alla responsabilità di respingere la violenza dell’uomo contro l’uomo, riaffermando la centralità della persona umana e il valore della comunità».
All’alba, tre compagnie della 16ª SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS”, con collaborazionisti fascisti, circondarono Sant’Anna e le sue borgate. L’area era stata dichiarata “zona bianca” (rifugio per sfollati): in poche ore vennero rastrellate e uccise circa 560 persone — donne, anziani, bambini — con mitragliamenti, bombe a mano, incendi di case e stalle con i corpi all’interno.
Tra le vittime, almeno 65 bambini sotto i dieci anni. La più piccola, Anna Pardini, aveva 20 giorni. Secondo la magistratura militare italiana non fu rappresaglia a un’azione specifica: fu terrorismo premeditato per spezzare il legame tra popolazione e Resistenza.
Dopo il crollo del fronte a sud e l’ingresso degli Alleati a Roma (5 giugno ’44), i comandi tedeschi arretrarono verso la Linea Gotica. Le direttive si irrigidirono: rastrellamenti, deportazioni, distruzione dei paesi classificati “zona bande”. Nella seconda metà di giugno e a luglio ordini sempre più duri — fino al decreto del 30 luglio 1944 sulla “lotta contro terroristi e sabotatori” — autorizzarono fuoco senza prigionieri e punizioni collettive. In Versilia e sulle Apuane gli ordini di evacuazione si scontrarono con l’assenza di mezzi e coordinamento: restarono i civili. L’azione del 2º battaglione del 35º reggimento SS — già impegnato in rastrellamenti nelle settimane precedenti — si trasformò a Sant’Anna in sterminio sistematico.
Catena di comando e aree d’operazione
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Grande unità: 16ª SS-Panzergrenadier-Division “Reichsführer-SS” (comando divisionale: Max Simon).
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Unità d’assalto: 2º battaglione/35º reggimento (colonne convergenti da Monte Ornato, Foce di Compito, Foce di Farnocchia; ulteriore sbarramento sopra Valdicastello).
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Scenario: frazioni di Sant’Anna (Il Pero, Sennari, Case, Colle, Vaccareccia, Argentiera) collegate da sentieri e mulattiere; presenza di sfollati.
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Metodo: rastrellamento, accerchiamento, uccisione di massa in stalle e abitazioni, incendio dei fabbricati, distruzione di documenti e corpi.
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Vittime complessive: circa 560 (elenco identificati parziale).
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Minori: almeno 65 sotto i 10 anni.
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La più piccola: Anna Pardini, 20 giorni.
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Sopravvivenze miracolose: bambini e ragazzi salvati da nicchie di pietra o sfuggiti al fuoco; tra le storie ricordate, quella di Cesira Pardini, Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Non solo Sant’Anna: la scia di sangue
Nei mesi a cavallo dell’estate ’44 la stessa divisione e reparti collaborazionisti operarono su più fronti:
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Forno (giugno ’44): 72 uccisi.
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Valla, Bardine, Vinca (19–24 agosto): oltre 340 vittime.
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Pioppetti di Montemagno (settembre): 33 civili uccisi.
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Fiume Frigido: 108 detenuti fucilati.
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Bergiola: 72 vittime.
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Pochi mesi dopo, l’orrore sfocia in Emilia con Marzabotto.
Le indagini: dall’“armadio della vergogna” al processo di La Spezia
Nell’estate 1994, cercando atti su altri crimini di guerra, in uno scantinato della procura militare furono rinvenuti 695 fascicoli “archiviati provvisoriamente”: l’“armadio della vergogna”. Tra questi, quelli su Sant’Anna. L’azione investigativa condusse al rinvio a giudizio degli ufficiali (scelta obbligata per ampiezza del novero dei responsabili).
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2004: il processo si apre al Tribunale militare di La Spezia.
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2005: ergastolo per dieci tra ex ufficiali e sottufficiali delle SS.
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2006–2007: Appello e Cassazione confermano. La qualificazione giuridica: atto terroristico premeditato contro popolazione civile.
Nomi emersi nei procedimenti italiani
Tra gli imputati figurano, fra gli altri, Gerhard Sommer (comandante di compagnia), Alfred Schöneberg, Ludwig Heinrich Sonntag; posizioni differenziate per Werner Bruß, Georg Rauch, Heinrich Schendel in fasi e gradi diversi. L’impianto accusatorio ha ricostruito ordini, catena di comando, modalità d’azione.
Il 1° ottobre 2012 la Procura di Stoccarda archivia l’inchiesta. Motivi: impossibilità di ricostruire «per singolo imputato» il ruolo nelle uccisioni e incertezza sul numero esatto delle vittime (anche per la presenza di sfollati non censiti). Per i magistrati tedeschi non sarebbe stato possibile provare oltre ogni ragionevole dubbio la premeditazione contro civili per ciascuna posizione individuale. Decisione che contrasta con la verità processuale italiana e lascia aperta la ferita tra giustizia storica e giustizia giudiziaria oltreconfine.
Nel suo messaggio Mattarella definisce Sant’Anna «pungolo» per respingere la violenza e costruire «convivenza e rispetto del diritto fra eguali». Non un rituale, ma un ordine del giorno per le istituzioni: chiamare i crimini col loro nome, proteggere la dignità delle persone, investire in memoria e educazione civica.
Sant’Anna è Parco della Pace, Museo storico della Resistenza, Ossario e Piazza della Chiesa: non un santuario muto, ma una scuola civile a cielo aperto. Qui documenti, oggetti, nomi e volti spostano la memoria dal cerimoniale alla coscienza pubblica.
Box: Cronologia essenziale
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5 giugno 1944: ingresso Alleati a Roma; arretramento tedesco verso la Linea Gotica.
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Giugno–luglio 1944: intensificazione dei rastrellamenti nelle Apuane (operazioni “Wallenstein” e successive).
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31 luglio 1944: ordini di fuoco e punizioni collettive in zone da evacuare.
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8 agosto 1944: scontri nell’area di Farnocchia.
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12 agosto 1944: eccidio di Sant’Anna di Stazzema.
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19–24 agosto 1944: Valla, Bardine, Vinca.
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Settembre 1944: Pioppetti di Montemagno; fucilazioni sul Frigido; Bergiola.
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1994: scoperta dell’armadio della vergogna.
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2005–2007: ergastoli confermati in Italia.
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2012: archiviazione a Stoccarda.
Box: I punti fermi
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Non fu rappresaglia: atto terroristico premeditato su civili.
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Responsabilità nazifasciste: reparti SS e complicità della RSI.
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Memoria come politica pubblica: scuola, luoghi, ricerca, cooperazione giudiziaria internazionale.