Chiara Colosimo deve dimettersi: la Commissione Antimafia è diventata un guscio vuoto
La legge 6/2018 (art. 17) è chiarissima: i testimoni di giustizia possono chiedere in qualunque momento di essere sentiti personalmente dalla Commissione centrale o dal Servizio Centrale di Protezione e si procede entro 30 giorni.
Eppure, nella realtà, le audizioni non vengono calendarizzate, le PEC restano senza riscontro, mentre si moltiplicano contatti “informali” che non appartengono alla cultura della tutela ma a quella della ambiguità.
Nel frattempo, persone come Gennaro Ciliberto e Luigi Coppola – che hanno denunciato, firmato verbali, affrontato processi, contribuito a colpire mafie e collusioni negli appalti – vivono tra umiliazioni burocratiche, insicurezza e silenzio istituzionale.
La Commissione parlamentare Antimafia dovrebbe essere la casa dell’ascolto. Oggi appare una porta chiusa.
Mentre si celebrano anniversari e si pronunciano grandi parole, i testimoni aspettano. Lo ripetiamo: le passerelle non servono. Serve un’agenda lavori, un calendario di audizioni, un protocollo scritto su come si interagisce con chi è in protezione. Tutto il resto è retorica.
Le nostre 20 domande alla Commissione Antimafia
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata al testimone Gennaro Ciliberto?
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Con quale qualifica e con quale mandato è stata firmata?
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare all’interno della Commissione rispetto ai dossier sui testimoni di giustizia?
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Quali legami politico-istituzionali ha l’autrice della mail con membri della Commissione o con l’esecutivo?
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La presidente Chiara Colosimo era a conoscenza della mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la presidente ha telefonato direttamente a un soggetto in protezione su linee non protette? Chi ha autorizzato quella scelta?
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Quando la Commissione Antimafia calendarizzerà le audizioni richieste dai testimoni (Ciliberto, Coppola, altri) come prevede l’art. 17 L. 6/2018?
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Quale protocollo scritto disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È stato rispettato?
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In Commissione è stata nominata l’avvocata Angela Verbaro, figlia e nipote di due testimoni di giustizia calabresi: può comprendere fino in fondo il dramma dei testimoni?
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Conosce lo stato reale dei testimoni italiani e le criticità del programma di protezione?
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Conosce la storia di Gennaro Ciliberto, oggi nello speciale programma di protezione?
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Chi ha nominato la Verbaro?
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Quale compito svolge Verbaro in Commissione Antimafia, con quali poteri e limiti?
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È a conoscenza delle mail inviate a Ciliberto?
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All’epoca in cui padre e zio di Verbaro erano testimoni di giustizia, il presidente della Commissione centrale ex art. 10 era Alfredo Mantovano, oggi sottosegretario con delega ai servizi: che ruolo ebbe allora?
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Verbaro ha oggi rapporti con Mantovano?
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L’altro consulente della Commissione è Tano Grasso: anche lui da anni vicino a Mantovano; l’interesse del sottosegretario in Antimafia sul tema testimoni è diretto?
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Il sottosegretario ha proposto o sostenuto la presenza di Verbaro e Tano Grasso come consulenti?
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I due consulenti percepiscono un compenso? Quanto? Con quali incarichi e obiettivi misurabili?
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La Presidente del Consiglio e il Governo sono informati di questi episodi? Quale indirizzo politico intendono assumere subito?
Richiesta di trasparenza: sono domande legittime, di interesse pubblico, poste nell’unico interesse: proteggere chi ha protetto lo Stato.
Cosa chiediamo, qui e ora (atti, non parole)
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Convocazione immediata in seduta segreta dei testimoni che hanno fatto richiesta, entro i 30 giorni di legge.
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Calendario delle audizioni del Comitato testimoni di giustizia e resoconti (per quanto consentito) sui lavori svolti.
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Protocollo scritto per ogni contatto con i testimoni in protezione: niente telefonate informali, solo canali protetti.
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Relazione ufficiale della Commissione su ritardi, criticità, risposte del Servizio Centrale di Protezione e dell’art. 10.
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Misure concrete (alloggio, lavoro, sanità, mobilità, sicurezza digitale) con tempi, responsabili e budget.
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Rispetto: stop a linguaggi paternalistici e a scelte che umiliano chi ha già pagato.
I testimoni di giustizia non sono figuranti. Sono persone perbene che hanno fatto semplicemente il proprio dovere quando il dovere costava caro.
Se lo Stato non ascolta chi lo ha difeso, lo tradisce. Se la Commissione Antimafia non audisce, non protegge, non risponde, non fa il proprio dovere.
Noi di WordNews.it non smetteremo di chiedere trasparenza e risposte.
Le passerelle non servono. Servono atti.
Adesso.
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