Non è un programma di protezione, è un fallimento annunciato. Da anni lo Stato investe più di 80 milioni di euro in un sistema che dovrebbe salvaguardare i testimoni di giustizia, uomini e donne che con le loro denunce hanno permesso arresti e condanne di mafiosi e collusi. Invece, quel denaro sembra servire più a garantire carriere dorate e stipendi sicuri ai funzionari che a proteggere davvero chi ha avuto il coraggio di esporsi.
Le falle sono sempre le stesse: leggi non applicate, errori sistematici, disattenzioni che mettono a rischio vite. Non si tratta di incidenti occasionali, ma di un vero e proprio modus operandi. Mentre il sottosegretario che presiede la commissione centrale ex art. 10 ignora la voce dei testimoni, il Servizio Centrale di Protezione (SCP) continua a non rispettare la normativa vigente.
Secondo la legge, un testimone di giustizia con un lavoro non dovrebbe ricevere contributi economici dal SCP, ma essere collocato in aspettativa retribuita o trasferito con un comando presso un altro ente, in forma riservata, per garantire sicurezza e mimetizzazione.
In realtà accade il contrario: le posizioni di alcuni testimoni sono pubblicamente visibili su Google, rendendoli vulnerabili a chiunque, comprese mafie e camorra.
Le denunce sono state inoltrate in ogni direzione: all’onorevole Molteni, alla presidente Colosimo, al direttore del SCP, ai Prefetti, al ministro Piantedosi, fino al Presidente della Repubblica. Ma da tutte queste istituzioni la risposta è stata la stessa: il silenzio.
Un sistema che si auto-protegge
Questa mancata applicazione della legge non è solo un problema burocratico: è un attentato alla sicurezza nazionale e un tradimento nei confronti di chi ha fatto la propria parte per combattere la criminalità.
Oggi i testimoni di giustizia non sono protetti, le loro istanze non trovano ascolto né nella commissione centrale ex art. 10, né nella Commissione parlamentare antimafia. Forse perché – ammettiamolo – la verità fa paura. E il sistema preferisce proteggere sé stesso piuttosto che chi ha avuto il coraggio di rompere l’omertà.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un programma di protezione inefficace, incapace di rispettare la legge, che lascia scoperti uomini, donne e perfino bambini inseriti nel sistema.
Mentre le mafie ringraziano, lo Stato continua a girarsi dall’altra parte.
E così, ogni giorno che passa, i testimoni di giustizia diventano sempre più soli.
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