La protezione, in Italia, a volte è un sussurro. Sulla carta è muro portante, nella vita quotidiana dei testimoni di giustizia è spesso intonaco che si sbriciola: nominativi che riemergono, posti di lavoro tracciabili, trafile contabili che ricuciono vecchie e nuove generalità.
Nel frattempo, divieti ovunque: “non può andare lì”, “non può fare questo”. E la domanda che brucia: protetti da chi, se tutti sanno tutto?
Le voci che raccogliamo – da Ciliberto a Coppola – compongono lo stesso quadro:
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disvelamento dell’identità attraverso pratiche e interoperabilità mal gestite;
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disvelamento del posto di lavoro per passaggi di buste paga o flussi informativi non blindati;
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referenti fantasma: il “tutor” esiste nei decreti, non nella realtà;
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assistenza psicologica insufficiente, spesso relegata a call saltuarie;
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reinserimento lavorativo promesso e poi rinviato;
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ricorsi amministrativi come unico varco: migliaia di euro contro un’Amministrazione assistita dall’Avvocatura dello Stato.
Il risultato è una vita a semaforo rosso: fermo, aspetta, torna indietro. Con lo Stato che vieta ma non garantisce.
La legge 6/2018 è chiara: definizioni, misure personalizzate, referente (art. 16), e soprattutto audizioni entro 30 giorni (art. 17) presso Commissione centrale o Servizio centrale. È l’ossatura che dovrebbe impedire le crepe. Eppure, secondo molte testimonianze, la norma resta interpretata più che applicata: gli ingranaggi slittano, i tempi evaporano, i verbali non arrivano.
La filiera delle responsabilità (e dei silenzi)
Tre snodi:
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Servizio Centrale di Protezione (SCP): esecuzione del programma.
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Commissione centrale ex art. 10: indirizzo e decisioni, incluse le audizioni.
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Commissione parlamentare Antimafia: ascolta, verifica, segnala; non decide le tutele, ma può e deve illuminare le ombre.
Oggi, su questa filiera, i testimoni descrivono assenza di risposte e procedure carsiche. È un problema di metodo pubblico prima ancora che di merito.
Il punto più delicato: metodo e sicurezza
Dalle testimonianze raccolte emerge un fatto allarmante: telefonate dirette a soggetti in protezione su linee non protette, attribuite alla presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo. Al di là della valutazione politica, è un errore di protocollo: i contatti con persone protette devono essere filtrati, tracciati e sicuri. Una chiamata “spontanea” espone chi già vive sotto minaccia.
La stessa logica vale per mail non istituzionali, richieste di contatto indistinte, comunicazioni senza numeri di protocollo. È l’ABC della tutela: chi parla con chi, quando, perché e con quale copertura.
Mentre gli uffici esitano, le vite scorrono: contributi previdenziali da ricostruire, IMU e oneri su immobili che la legge immagina acquisiti al demanio ma che restano a metà del guado, sanità e scuola da gestire con identità spezzate. L’inerzia istituzionale qui non è un dettaglio: è danno esistenziale.
Cosa chiediamo
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Presa in carico in 48 ore di ogni istanza: numero di protocollo, referente nominativo, recapiti istituzionali.
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Audizioni entro 30 giorni, anche da remoto protetto, con verbale entro 72 ore.
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Protocollo pubblico per i contatti con protetti: stop a telefonate dirette, canali dedicati e tracciati.
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Rete sanitaria/psicologica stabile.
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Ricostruzione contributiva e tutela pensionistica per gli anni in protezione.
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Corsia rapida Interno–Demanio per l’acquisizione dei beni e sospensione oneri finché la pratica non si chiude.
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Trasparenza trimestrale: stato pratiche, tempi medi, criticità, nomi e compensi dei consulenti.
Uno Stato che lascia esposti i suoi testimoni manda un messaggio semplice e devastante: denunciare non conviene. È l’anticamera della rinuncia collettiva, il terreno perfetto per mafie e corruzione. La credibilità non si proclama: si misura su audizioni fatte, tutele erogate, disvelamenti evitati.
I testimoni non chiedono privilegi: chiedono diritti già scritti. Chiedono che la legge 6/2018 smetta di essere una liturgia e torni procedura.
Alla Commissione Antimafia e alla sua presidente: rispondete, per iscritto.
Al Servizio e alla Commissione ex art. 10: applicate, non interpretate.
Ai cittadini: teniamo il conto.
Perché la protezione o è seria e silenziosa, o non è.
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata al testimone di giustizia Gennaro Ciliberto?
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Con quale qualifica e mandato è stata firmata quella comunicazione?
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare all’interno della Commissione Antimafia in rapporto ai dossier sui testimoni di giustizia?
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Quali legami politico-istituzionali ha l’autrice della mail con membri della Commissione o dell’esecutivo?
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La presidente Chiara Colosimo era a conoscenza di quella mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la presidente avrebbe telefonato direttamente a soggetti in protezione su linee non protette? Chi ha autorizzato questa scelta e con quale protocollo?
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Quando la Commissione Antimafia calendarizzerà le audizioni richieste dai testimoni (Ciliberto, Coppola, altri), come previsto dall’art. 17 della legge 6/2018?
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Qual è il protocollo scritto che disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È pubblico? È stato rispettato?
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In Commissione è stata nominata l’avvocata Angela Verbaro, figlia e nipote di testimoni calabresi: conosce a fondo il dramma dei testimoni e la situazione nazionale attuale?
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L’avv. Verbaro conosce la storia e la posizione aggiornata del testimone Gennaro Ciliberto?
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Chi ha nominato l’avv. Verbaro consulente della Commissione?
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Quale incarico e quali compiti svolge in concreto l’avv. Verbaro?
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L’avv. Verbaro era a conoscenza delle mail inviate a Ciliberto?
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All’epoca in cui i familiari Verbaro erano testimoni, il presidente della Commissione Centrale ex art. 10 era Alfredo Mantovano (oggi Autorità di governo): quale ruolo ebbe in quelle vicende?
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L’avv. Verbaro mantiene rapporti istituzionali con Mantovano sull’odierno tema testimoni? In che forma?
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L’altro consulente è Tano Grasso: quali rapporti e quale asse istituzionale esiste con Mantovano?
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L’interesse di Mantovano sui lavori della Commissione in materia di testimoni è diretto? In che termini?
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Chi ha proposto e con quale procedura la nomina dei consulenti Verbaro e Grasso?
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I due consulenti percepiscono compensi o rimborsi? Quanto e con quali capitoli di spesa?
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La Presidente del Consiglio e il Governo sono informati degli episodi segnalati? Qual è l’indirizzo politico che intendono assumere su testimoni e programma di protezione?
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