Da troppo tempo si celebrano parole e si rimandano doveri. La “tolleranza zero” resta sulla carta sbiadita, mentre sul terreno restano Testimoni di Giustizia senza risposte, PEC mute, audizioni non fissate, referenti fantasma.
È un cattivo esempio clamoroso: chi denuncia crimine e corruzione scopre che lo Stato non tiene il punto.
Dalla legge alla prassi: dove si spezza la catena
La legge 6/2018 ha messo nero su bianco tutele essenziali: ascolto, protezione, reinserimento, salute, studio. In particolare:
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Art. 17: audizione entro 30 giorni presso Commissione centrale o Servizio Centrale.
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Referente dedicato (art. 16) e canali protetti.
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Percorsi di reinserimento lavorativo reali, non nominali.
Nella prassi, però, sopravvivono circolari interne e “abitudini di ufficio” che comprimono i diritti invece di garantirli. Telefonate informali, contatti su linee non protette, verbali che non arrivano, audizioni rinviate sine die. La legge esiste: si applica, non si interpreta a piacimento.
Il cattivo esempio: quando la credibilità si frantuma
Uno Stato credibile protegge chi lo ha protetto con la propria testimonianza. Se invece disvela dati, tollera vuoti previdenziali, lascia famiglie appese all’incertezza, il messaggio al Paese è devastante: “Non denunciare, ti complicherai la vita.”
Così non si combattono le mafie; le si agevola. Il primo fronte antimafia è la fiducia: senza fiducia nella protezione, il coraggio si spegne.
Denuncia, processi, isolamento. E poi? Burocrazia punitiva.
Ogni Testimone di Giustizia apre processi, attiva indagini, produce condanne e sequestri. Quando lo Stato lo abbandona, indebolisce i procedimenti futuri, scoraggia nuove denunce, alimenta omertà e rassegnazione. È un costo sociale, economico, culturale: si pagherà per anni.
Celebrare la memoria (Falcone, Borsellino) e poi ignorare gli obblighi verso chi ha testimoniato non è antimafia. È marketing.
Il crimine si contrasta con tempi certi, responsabilità chiare, documenti firmati. Ogni giorno senza risposte rafforza l’altra parte.
Il nostro impegno
Noi continueremo a chiedere risposte ufficiali: Commissione parlamentare Antimafia, Commissione centrale ex art. 10, Servizio Centrale di Protezione, Ministero dell’Interno. Le domande non si archiviano: si risponde, si corregge, si tutela. Perché senza Testimoni di Giustizia non c’è giustizia. E senza giustizia, le mafie non arretrano: avanzano.
BOX. Le nostre 20 domande
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata al Testimone di Giustizia Gennaro Ciliberto?
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Con quale qualifica e con quale mandato è stata firmata?
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare all’interno della Commissione Antimafia rispetto ai dossier sui Testimoni di Giustizia?
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Quali legami politico–istituzionali ha l’autrice della mail con membri della Commissione o con l’esecutivo?
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La presidente Chiara Colosimo era a conoscenza di quella mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la presidente avrebbe telefonato direttamente a soggetti in protezione su linee non protette? Chi ha autorizzato? Con quale protocollo?
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Quando la Commissione Antimafia calendarizzerà le audizioni richieste (Ciliberto, Coppola, altri) come previsto dall’art. 17 legge 6/2018?
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Quale protocollo scritto disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È pubblico? È stato rispettato?
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In Commissione è stata nominata l’avv. Angela Verbaro: conosce pienamente la situazione reale dei Testimoni e le criticità del programma?
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L’avv. Verbaro conosce nel merito la storia di Gennaro Ciliberto?
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Chi ha nominato l’avv. Verbaro e con quale procedura e criterio?
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Quale compito svolge l’avv. Verbaro in Commissione Antimafia? Quali atti ha prodotto finora?
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L’avv. Verbaro era a conoscenza delle mail inviate a Ciliberto?
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All’epoca delle vicende familiari Verbaro, la Commissione ex art. 10 era presieduta da Alfredo Mantovano: quale ruolo ebbe?
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L’avv. Verbaro mantiene oggi rapporti istituzionali con Mantovano sul tema dei Testimoni?
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L’altro consulente è Tano Grasso: quali rapporti ha con Mantovano e qual è il perimetro del suo incarico?
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L’interesse del sottosegretario Mantovano sui lavori dell’Antimafia in materia di Testimoni è diretto? In cosa consiste?
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Chi ha proposto e con quali criteri le nomine dei consulenti Verbaro e Grasso?
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I due consulenti percepiscono compensi o rimborsi? Quanto e su quali capitoli?
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Presidenza del Consiglio e Governo sono informati delle criticità segnalate (mail, telefonate, disvelamenti, audizioni mancate)? Quale indirizzo politico intendono assumere subito?
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