Gesù Cristo è stato fuori da ogni schema formale, e il suo messaggio di Amore è rivolto al mondo intero, affinché l’uomo attui un disegno di salvezza liberando se stesso e gli altri da tutti i vincoli e le schiavitù che lo imprigionano.
Non vi potrà essere vera liberazione se non si contrastano le guerre e le violenze, la fame, l’ignoranza, le divisioni razziali, la soggezione della donna, tutte le varie ingiustizie, l’assenza di democrazia e di libertà.
In sintesi tutte le sovrastrutture e i condizionamenti che impediscono all’essere umano di essere tale nella sua totalità.
Una grave carenza del messaggio cristiano, come spesso interpretato, è una eccessiva “spiritualizzazione“, un richiamo meramente teorico ai Valori del Vangelo che ha condotto molti a un distacco dal mondo, quasi una fuga dalla concreta responsabilità di operare dentro la Storia.
Non basta l’annuncio della “Parola“, ma essa va incarnata in scelte politiche ed economiche di cambiamento e liberazione.
Cristo non si è adagiato sull’ordine costituito, ma si è posto in atteggiamento critico ed eversivo anche rispetto alle strutture sociali e politiche.
Il vero “peccato” per un cristiano è l’accidia, cioè il rifiuto di ogni impegno e responsabilità anche nella “rivoluzione” terrena.
La Chiesa come Istituzione ha il compito di essere il luogo propulsivo e cosciente per lo sforzo di rinnovare il mondo.
E di richiamare a tale compito tutti quei governanti che impropriamente si dichiarano “cristiani“.
Questo significa rischiare alcune scelte, prendere decise posizioni, uscire da ogni ambiguità.
Significa, ove occorra, cacciare i mercanti dal tempio.
“Non sono venuto a portare la pace ma la spada!” (Vangelo di Matteo).