Dal ricordo di Antonino Caponnetto all’Amuninni a teatro, fino al concorso nazionale “L’albero dei pensieri sulla legalità”: un viaggio emotivo e concreto per rimettere i ragazzi al centro, oltre le commemorazioni.
“Va bene commemorare, ma è l’azione che conta”. È la porta d’ingresso di questa videointervista a Massimo Caponnetto e Simona Barberio. Non è la solita liturgia dell’anniversario.
Massimo parte dal padre, Antonino Caponnetto: la riservatezza come etica del ruolo, la decisione di andare a Palermo dopo l’assassinio di Rocco Chinnici, l’ufficio Istruzione costruito come una squadra orizzontale, fatta di fiducia e responsabilità. Non retorica, relazioni. E un principio che suona come un invito ai docenti, alla politica, a ciascuno di noi: “La cosa più importante è mettere gli altri nella condizione di dare il meglio di sé.”
Simona rilancia: la legalità non si spiega, si prova. Nasce da qui Teatro e Legalità, un metodo prima che un titolo: i ragazzi indossano le storie, attraversano gli anni Ottanta e Novanta, entrano nei panni di Falcone e Borsellino, respirano Palermo e le sue ferite. L’aula smette di essere platea, diventa palcoscenico; la lezione non scivola, resta. È apprendimento trasformativo: cognitivo, emotivo, civile.
Dentro la conversazione prende forma un gesto semplice e potente: il concorso nazionale “L’albero dei pensieri sulla legalità” dedicato ad Antonino Caponnetto. Si adotta un albero (vero o disegnato) e, lezione dopo lezione, si appendono pensieri critici: rami che si riempiono di parole nette, spesso ingenue, quasi sempre necessarie. Le iscrizioni si chiudono il 15 ottobre, la consegna degli elaborati è il 1° aprile, esiti a fine maggio. È una grammatica lenta: la legalità come abitudine del carattere.
C’è anche un appuntamento che guarda avanti: il 30 settembre la presentazione in Senato del libro di Massimo, “C’è stato forse un tempo”, e del monologo “Amuninni”. Non un punto d’arrivo, ma un megafono per portare il progetto in più scuole, più città, più ragazzi. Perché—lo diceva Borsellino—serve il “fresco profumo di libertà”, e questo profumo si impara facendolo.
Guardando il video, fermatevi su un passaggio: quando Massimo ricorda l’ultima lezione del padre, aiutare chi ci sta intorno a tirare fuori la parte migliore di sé. Lì c’è tutto: la scuola che vogliamo, il teatro che serve, la cittadinanza che manca.
Adesso tocca a voi: cliccate play, ascoltate, fatevi attraversare. Poi portate questo dialogo in classe, in oratorio, in biblioteca. Appendete il vostro primo biglietto sull’albero. Il resto—ve lo promettiamo—viene da sé.
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