Il sonno eterno del Molise
Il Molise non è solo una regione dimenticata: è una regione che si è dimenticata di sè stessa. Per vent’anni la popolazione ha preferito il torpore, il silenzio, la rassegnazione. La complicità. Ogni cinque anni si è presentata puntuale all’appuntamento elettorale e, con una fedeltà masochista, ha consegnato le chiavi del presente e del futuro agli stessi nomi, agli stessi partiti, agli stessi comitati d’affari. Loro, gli inetti, hanno solo cambiato le giacche, hanno indossato quelle di colore diverso. Ma le loro facciacce son rimaste sempre le stesse.
Il risultato? Una regione smontata pezzo dopo pezzo. Un sistema sanitario svenduto, trasporti azzerati, ambiente avvelenato, giovani costretti a scappare, istituzioni che tollerano mafie e che ospitano persino condannati in ruoli pubblici.
La sanità pubblica svenduta ai privati
In Molise la sanità non è più un diritto, è diventata un privilegio. Gli ospedali sono stati chiusi o ridotti a gusci vuoti: reparti senza personale, liste d’attesa infinite, cittadini costretti a viaggi della speranza.
Chi non può permetterselo resta intrappolato in un limbo. E mentre il pubblico crolla, il privato ingrassa: cliniche e strutture convenzionate hanno trovato terreno fertile sulle macerie della sanità pubblica. Un sistema studiato a tavolino, scientificamente. Il cittadino paga due volte: prima con le tasse, poi di tasca propria. È l’emblema di una politica che ha lavorato scientemente per demolire il bene comune a favore degli interessi di pochi.
Trasporti inesistenti e isolamento totale
Il Molise dei trasporti è una barzelletta che non fa più ridere. Treni soppressi, linee ferroviarie chiuse, strade interrotte o mai completate. Chi vive nei piccoli paesi sa che raggiungere l’ospedale, l’università o il posto di lavoro è una sfida quotidiana. Un territorio che non si muove è un territorio che muore. L’isolamento non è solo geografico, ma economico e sociale. Come può un giovane investire sul proprio futuro se deve fare i conti con una mobilità primitiva?
L’unico trasporto funzionante resta quello verso il Nord Italia o l’estero: il treno dell’emigrazione, biglietto di sola andata per chi non vede alternative (che non ci sono).
Giovani senza futuro
Il Molise è diventato un deserto generazionale. Le statistiche parlano chiaro: meno residenti, meno nascite, più partenze. Ma i numeri non raccontano la disperazione di chi resta. Giovani intrappolati nel precariato, senza spazi culturali, senza occasioni lavorative, senza politiche giovanili.
La classe politica, negli anni, non ha mai investito. Ha preferito distribuire favori, appalti e clientele, ignorando completamente chi avrebbe dovuto rappresentare il futuro.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i giovani non ci credono più. Non credono nella politica, non credono nella possibilità di costruire una vita in Molise. E mentre i genitori si lamentano, dimenticano che sono stati loro, col voto e con le loro azioni, a garantire la continuità del disastro.
Ambiente avvelenato: nessuno ha mosso un dito
Nel 2013 il libro Il veleno del Molise raccontavo con nomi, fatti e inchieste l’avvelenamento della terra molisana. Discariche abusive, fusti tossici, inquinamento delle acque e dei terreni. Legami, responsabilità. Una denuncia documentata, ignorata da tutti: politica, istituzioni, cittadini.
Dodici anni dopo la situazione non solo non è cambiata, ma si è aggravata. I controlli sono rari, bonifiche mai realizzate, trasparenza zero. Eppure il Molise si vende ancora come “regione verde”, mentre i suoi fiumi e i suoi terreni gridano vendetta.
Se il cancro, le malattie respiratorie e i tumori crescono, non è un caso. È il prezzo del silenzio e della complicità. Perché qui il veleno non è solo nei terreni, ma anche nella coscienza collettiva.
Malattie rare dimenticate
Il Molise ha una lunga lista di famiglie che combattono contro le malattie rare, ma lo fanno da sole, senza un sistema sanitario adeguato, senza fondi stabili, senza centri specializzati.
In una regione che dovrebbe garantire cure e sostegno, la politica ha scelto la via dell’abbandono. I genitori diventano medici, infermieri e psicologi. Ogni promessa resta lettera morta. Le malattie rare sono un dramma quotidiano, ma non producono voti né clientele. Per questo, la politica molisana ha sempre preferito voltarsi dall’altra parte.
Mafie e collusioni: le radici nel Molise
Il Molise non è un’isola felice. Non lo è mai stato. Le inchieste della magistratura hanno dimostrato infiltrazioni di camorra, ’ndrangheta e mafie pugliesi nell’economia, negli appalti e nel tessuto sociale.
Eppure, c’è ancora chi continua a ripetere: “qui la mafia non esiste”. Un’illusione comoda, che permette di non vedere le collusioni, le complicità, le zone grigie che tengono insieme criminalità e politica.
La verità è che il Molise è un terreno fertile: una regione piccola, silenziosa, poco osservata. Il luogo perfetto per affari sporchi e operazioni criminali sotto il radar nazionale.
Istituzioni infestate da condannati
La ciliegina sulla torta è stata (ed è) la presenza di condannati nelle istituzioni. Persone che avrebbero dovuto stare lontanissime dalle cariche pubbliche hanno trovato invece spazio, potere e incarichi.
Un paradosso che racconta bene la qualità della politica molisana e il livello di tolleranza dei cittadini. Altrove uno scandalo avrebbe generato dimissioni e rivolte popolari. In Molise no. Qui i condannati siedono ai tavoli della politica come se fosse normale.
La responsabilità dei cittadini
Ma è troppo facile scaricare tutto sui politici. Il punto è che i molisani li hanno votati. Con una costanza quasi commovente hanno legittimato vent’anni di disastri, di promesse mai mantenute, di scelte suicide per la collettività.
La responsabilità, dunque, è doppia: dei politici che hanno distrutto, e dei cittadini che li hanno scelti. Il Molise non è solo vittima: è anche complice della propria disfatta.
Un risveglio tardivo
Vent’anni di smantellamento non si recuperano in pochi mesi. Il conto lo pagheranno le nuove generazioni, quelle che hanno già fatto le valigie o che non credono più nella possibilità di restare.
Il Molise non è stato governato male per caso. È stato governato male perché i cittadini hanno permesso che accadesse. Hanno chiuso gli occhi sulla sanità, sui trasporti, sull’ambiente, sulle malattie rare, sulle mafie e persino sui condannati in politica.
Il risultato è una regione smontata, svenduta e abbandonata. Se oggi il Molise non ha futuro, la colpa non è solo “loro”. È anche nostra.
O meglio, di chi si è accontentato della pacca sulla spalla del Signorotto di turno. O di qualche “Innominato”.
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