Minacce, imprenditori, stupefacenti, inchiesta, DDA, incendi, commissione d’inchiesta regionale antimafia, intercettazioni. Queste sono le parole d’ordine, in queste ultime ore, che abbiamo raccolto in Molise. Qualcuno ha utilizzato anche la parola Gomorra. Ci manca Sodoma per completare l’opera. Tutti esperti, tutti che si stracciano le vesti.
Lo hanno fatto in passato con le inutili dichiarazioni di Schiavone, lo stanno rifacendo dopo l’inchiesta della DDA di Campobasso. L’Isola felice non lo è più. Ma solo per qualche ora. Poi ritornerà tutto come prima. Questa è la storia che si ripete in una terra disgraziatissima.
Titoloni, strilloni. Tutti con la bocca aperta, quasi scandalizzati, per raccontare ciò che è scritto nelle 100 pagine dell’inchiesta dei magistrati molisani. Qualcuno parla di terremoto. Ma la scossa ancora non riesce a distruggere un sistema corrotto che vige in questa Regione da almeno quarant’anni.
Usura, gestione illecita dei rifiuti, mafia foggiana, estorsioni, minacce di morte, recupero crediti. Il metodo mafioso racchiude tutto nello stesso calderone. Nell’inchiesta, coordinata dall’Antimafia di Campobasso, compaiono 47 indagati: ci sono imprenditori, professionisti e delinquenti legati alla criminalità foggiana. Si trovano società a responsabilità limitata presenti e operative nel territorio molisano, precisamente in Basso Molise. Ci sono soggetti originari di Napoli, Pollena Trocchia, Campomarino, Pietracatella, San Severo, Morro de Barcellona, Venezuela; Foggia, Guglionesi, Termoli, Mirabello Sannitico, Torremaggiore, Torino, Cerignola, San Nicandro Garganico, Messina e Campobasso.
Un bel parterre di criminali che hanno fatto e continueranno a fare affari in Molise.
Da quanti anni siamo stati presi per visionari? Sono passati dodici anni dalla prima edizione del VELENO DEL MOLISE. Cosa cazzo è successo in questi ultimi anni? Tutti hanno fatto finta di non vedere, di non sentire. Nessuno ha parlato. Noi non ci siamo mai fermati e mai lo faremo. Anzi, rilanceremo. Sia sulle colonne di WordNews.it e sia nella nuova edizione – con documenti esclusivi e inediti – del libro inchiesta, già citato, sul Molise.
Per approfondire l’argomento, è possibile guardare un’intervista all’autore durante la trasmissione “Uno Mattina Caffè” del 3 febbraio 2014:
E siccome abbiamo una memoria corta ricordiamo alcuni episodi che si sono già verificati in Molise:
SRL E SAS FANTASMA
Nel capoluogo pentro abbiamo denunciato, vari anni fa, la presenza di diverse Srl e Sas fantasma. La sede legale a Isernia e sedi operativi in territorio campano. Bastava suonare il citofono per capire che erano sempre chiuse, ma operative per accaparrarsi finanziamenti pubblici sull’intero territorio nazionale.
LE ARMI NEL CARCERE DI CAMPOBASSO
Negli anni Ottanta un eletto in consiglio regionale, condannato definitivamente (ma riabilitato), quando faceva l’agente penitenziario del capoluogo regionale, andava a Napoli a comprare le armi per rivenderle ai camorristi. Erano gli anni della guerra criminale tra la NCO di Cutolo e la Nuova Famiglia. I mollisani hanno continuato a votare il galeotto regionale. “Un errore gioventù”, disse un famoso magistrato. Giancarlo Siani, giornalista precario del Mattino di Napoli venne ammazzato a 26 anni perchè faceva semplicemente il suo lavoro. Chi lo fece l’errore di gioventù?
LA DIOSSINA NEL LATTE MATERNO E NELLA CARNE
A Venafro, grazie all’impegno delle Mamme per la salute e l’ambiente, vennero analizzato il latte materno e la carne macellata a Venafro. I risultati, denunciati pubblicamente durante un Convegno che si tenne ad Isernia, con la presenza di due Procuratori della Repubblica, fece emergere una situazione drammatica: i neonati bevevano latte materno corretto con diossina e mangiavano carne avvelenata.
LA SIGNORA DELLA CARNE
Ma secondo voi perchè i rappresentanti delle Istituzioni stanno sempre con il cellulare in mano? Per risolvere i problemi della collettività? No, assolutamente. Devono fare i favori agli amici, alle amanti e agli amici degli amici. Lo dicono le carte e le intercettazioni delle forze dell’ordine (che le indagini le hanno sempre fatte e pure bene) dove si comprende benissimo il sistema che esiste da anni in Molise. In una di queste intercettazioni c’è una signora che chiama un ex assessore. Per quale ragione? In una partita di carne ci sono dei valori strani, “particolari”. E cosa fa l’ex assessore? Chiama i carabinieri, i magistrati? No, ma si attiva con un suo amico che lavora in un laboratorio. In una successiva intercettazione la signora viene rassicurata. E la carne non sarà utilizzata per bellezza, ma venduta.
LA TESTIMONE OCULARE
“Ho visto tutto, voglio raccontare tutto. Non ho paura”. È la testimone oculare che parla, la proprietaria di un terreno che dista cento metri dal ‘campo a riposo’. A Venafro, in provincia di Isernia.
“Noi abbiamo un terreno nelle vicinanze, lì ho trascorso la mia vita. Non posso dire di non aver visto. Ho visto dei camion che scaricavano cose ferruginose, cose grigie, nere. Scavavano e mettevano. C’era un signore che propose a mio marito di utilizzare l’uliveto per il misto. Voleva scavare il nostro terreno, io vedevo che scavavano notte e giorno. Ho visto i camion che scaricavano rifiuti industriali”.
Il soggetto aveva già sulle spalle altri fatti (“Gestiva, trasportava e riceveva ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi smaltiti illecitamente mediante interramento”, pena patteggiata, un anno e otto mesi di reclusione… Creava le condizioni di concreto pericolo di inquinamento delle acque e del suolo, pericolo poi concretamente attualizzato a seguito di un incendio del materiale”, sei mesi di carcere e 3mila euro di ammenda, reato raggiunto dalla prescrizione).
“Mio marito mi diceva sempre ‘è una vergogna’, poi si è ammalato di Sla. Ha vissuto in quel campo. Noi ci chiediamo ancora se la Sla è una malattia ambientale o personale. Mio marito viveva in quella campagna, aveva il suo uliveto. Ha respirato tutta quell’aria, mi ricordo che una volta mi raccontò che stava passando di lì e si sentì male. Un forte capogiro, si dovette fermare e non so per quanto tempo non capì nulla. Mentre passava proprio in quel posto”.
La testimonianza della signora è fondamentale per capire diverse cose. Il ‘modus operandi’, il sistema utilizzato da chi cercava terreni vergini per traffici mortali e la conferma di un passato poco chiaro.
Ma quello che avete letto è solo una piccola parte. La punta dell’iceberg.
Ed ora facciamo un po’ di storia, sempre per tenere viva la memoria corta.
“Si terrà il 16 ottobre la grande manifestazione popolare organizzata da Cgil, Cisl e Uil della provincia di Isernia contro le incursioni della camorra”.
Il Messaggero, 27 settembre 1987
“L’ombra della camorra minaccia il Molise. Il 1987 ha fatto registrare una lunga serie di attentati a scopo intimidatorio che hanno confermato il pericolo reale, concreto, che i tentacoli della piovra camorristica si allunghino anche sul territorio molisano finora considerato vergine”.
Antonio Sorbo, ‘Politici e magistrati. Fronte comune’, Molise Oggi, 13 marco 1988
“Il Molise risente sia lungo la fascia adriatica che nella zona di Venafro e Termoli, di infiltrazioni dei sodalizi criminali pugliesi e campani. Nella provincia di Campobasso si sono, inoltre, verificati episodi estorsivi perpetrati da gruppi criminali di origine campana e pugliese, in collegamento con pregiudicati locali. […]”.
“Nella provincia di Isernia la criminalità organizzata campana è attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, nelle zone di Venafro e del Matese (area, quest’ultima, condivisa con la provincia di Caserta) sarebbe inoltre riuscita ad infiltrarsi nel tessuto economico locale mediante il controllo di attività imprenditoriali. L’area a ridosso dei confini campani risente dell’influenza del clan La Torre di Mondragone (Caserta). Si sono, altresì, evidenziati segnali di acquisizioni, da parte di affiliati a cosche di origine catanese, di aziende da sfruttare per il riciclaggio di capitali illeciti”.
“Il 13 luglio 2000, in Termoli (Campobasso), i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno tratto in arresto il latitante Bidognetti Aniello, elemento di spicco del clan dei Casalesi, responsabile di associazione di tipo mafioso finalizzata alla commissione di omicidi, estorsioni ed altro”.
Rapporto Annuale sul fenomeno della criminalità organizzata, 2000
“In Molise risiedono soggetti collegati alla cosca BELLOCCO di Rosarno”.
Relazione annuale della commissione parlamentare Antimafia, 30 luglio 2003
“Il clan casertano dei Casalesi esercita una sua influenza nella zona di Venafro in Molise”.
Rapporto Confcommercio, ‘Mani del Crimine sulle Imprese’, 2006
“Molte discariche controllate vengono gestite in spregio delle prescrizioni imposte dalla Regione Molise nei provvedimenti attuativi. Si registra, anche in maniera sempre più evidente, l’abbandono incontrollato di rifiuti da parte di ignoti su terreni che debbono essere successivamente bonificati dagli Enti territorialmente competenti”.
Relazione, inaugurazione anno giudiziario, 27 gennaio 2007
“I fusti contenenti rifiuti radioattivi ubicati nel comune di Castelmauro (Campobasso), saranno rimossi e l’area interessata sarà bonificata. Sono questi gli interventi, dichiarati indifferibili e urgenti, decisi nell’incontro presieduto il 13 novembre dal prefetto di Campobasso Carmela Pagano presso la prefettura”.
Ministero dell’Interno, notizie dalle Prefetture, 15 novembre 2008
“Il Molise si è rivelato non zona di transito, ma punto finale di arrivo per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, terra idonea ad occultare discariche abusive con la compiacenza di alcuni proprietari di cave e terreni e scempio dell’ambiente”.
“Procedimento (c.d. Operazione Mosca) contro un soggetto salernitano ed altri di San Giuseppe Vesuviano (reati 416 bis, 648 bis cp ed altri), considerati vicini ai Fabbrocino e al clan dei Casalesi, che riguarda infiltrazioni della camorra in società molisane (con sede a Isernia) per la raccolta e la trasformazione dei metalli. In particolare i residui metallici delle industrie vengono lavorati e poi gettati nelle discariche abusive. Taluni degli indagati si erano già dedicati in passato allo smaltimento dei frifiuti spediti in Campania dal nord Italia”.
“Procedimento contro Ignoti per il rinvenimento di 300mila tonnellate di rifiuti in una cava al confine tra la Campania ed il Molise – Comune di Morcone in provincia di Benevento – di proprietà di tale Ciotta Giuseppe, pregiudicato campano già indagato per omicidio. Il sito è confinante con altro di proprietà di una ditta molisana”.
Relazione annuale , Direzione Nazionale Antimafia, dicembre 2008
“…Moccia (Francesco, ndr) doverosamente segnalato dalla Guardia di Finanza di Termoli come legato da stretti legami familiari e di affari con Angelo Marrazzo coinvolto in vicende giudiziarie del gruppo camorristico dei Casalesi, capeggiati da Francesco Schiavone, detto Sandokan, collegato a società fortemente indiziate di avere stretti collegamenti con il clan Moccia di Afragola”.
Procura di Larino, conclusione indagini preliminari, Porto Turistico Campomarino, 2010
“Come un volgare mafioso, don Vito conosce l’onta del soggiorno obbligato, prima, e del divieto di soggiorno a Palermo, dopo. La sede del confino viene fissata nel paesino di Rotello, in Molise, non vicinissimo a Campobasso. […] Continuava a governare i suoi affari, a dirigere il sistema da Rotello, in perfetta sintonia ancora con Lo Verde e con signor Franco. Non ricordo di aver mai visto Lo Verde in Molise, anzi posso escludere che sia mai venuto a trovare mio padre a Rotello. Ma posso confermare con assoluta certezza che più d’una volta ho visto arrivare a bordo della sua Alfa con autista l’elegantissimo signor Franco. Ogni volta che ciò accadeva, mio padre si inventava un incarico per farmi allontanare durante il colloquio”.
‘Don Vito’, pag. 152 e ss., Feltrinelli, aprile 2010
Un episodio significativo, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, si è registrato con la testimonianza, nel 2003, di un giornalista di TeleA. Che racconta di aver seguito un camion partito da Napoli carico di rifiuti nocivi che dovevano essere smaltiti a Ferrara. Questo camion, invece di proseguire per il nord, proseguì per Caianello in direzione Venafro. Arrivato nella zona del consorzio industriale di Pozzilli, entrò in un capannone e dopo qualche ora uscì e tornò a Napoli”.
La Voce del Molise, 25 ottobre 2010
“Una cava abbandonata a una ventina di chilometri da Termoli, una vecchia calcestruzzi, un deposito di cromo esavalente – impiegato nel ciclo del cemento – al confine tra il Lazio, la Campania e il Molise, dal quale fino a pochi anni fa partivano camion che attraversavano la Telesina e la Sannitica: c’è un legame? Gli ambientalisti molisani sospettano che ci sia e chiedono al Noe una verifica urgente”.
Il Mattino, 4 novembre 2010
“C’è chi ha visto i camion arrivare nell’area industriale di Pozzilli-Venafro, chi gli automezzi giallo-rossi della ditta Caturano disperdersi tra la Trignina e la Bifernina, chi le luci alte attraversare la notte e la discarica di Tufo Colonoco, sequestrata dalla Procura di Isernia alla metà di luglio: 12.300 metri quadri di sversamenti abusivi di percolato e di sbancamenti fuorilegge. Una donna giura di aver visto gli automezzi che trasportano eco balle e rifiuti entrare nell’area industriale di Pozzilli, aggirarsi tra la Colacem e la Fonderghisa, uscire vuoti. Un altro ha assistito all’ingresso dei mezzi della maddalonese ditta Caturano nell’impianto di depurazione di Termoli, nonostante la laconica smentita del Consorzio Industriale che gestisce Cosib: ‘Caturano non è tra i nostri committenti’. Carta canta, ma perché quei camion dai colori inconfondibili varcano i cancelli? E cosa trasportano davvero?
“Nelle fonderie, racconta chi ha lavorato agli altiforni, sono sparite tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni genere. Anche di automezzi militari impiegati nella ex Jugoslavia, contaminati dall’uranio impoverito”.
Rosaria Capacchione, ‘Scorie in Molise, ecco la terra avvelenata’, Il Mattino, 4 novembre 2010
“Si registrano da tempo tentativi di infiltrazione da parte di appartenenti a qualificati sodalizi attivi nelle Regioni limitrofe ed interessati al settore dell’illecito smaltimento dei rifiuti, al reimpiego dei proventi in immobili ed attività commerciali nelle località della costa, nonché al controllo degli appalti pubblici”.
“La Procura della Repubblica di Isernia, ha emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti delle 8 persone indagate nell’ambito della nota indagine ‘Piedi d’Argilla’, che aveva accertato il tentativo di infiltrazione di un imprenditore contiguo alla cosca ‘ndranghetistica dei Garofalo di Petilia Policastro (Crotone), affidatario di subcontratti nell’ambito dei lavori per la realizzazione del primo tratto della c.d. Autostrada del Molise – variante stradale esterna del Comune di Venafro – appaltata dall’Anas all’impresa ‘Adanti Spa’ di Bologna. Dopo diversi trasferimenti del fascicolo, la Procura della Repubblica di Isernia è stata indicata dalla Corte di Cassazione quale ufficio competente per le indagini, in considerazione del fatto che tra le ipotesi di reato contestate era venuta meno quella di competenza della DDA di Campobasso. Ma al di là della prova processuale non raggiunta, sul piano dell’analisi e della prevenzione tale procedimento è sintomatico di interessi nella regione di persone comunque vicine a consorterie mafiose”.
“Il Molise confina con Regioni caratterizzate da presenze criminali particolarmente allarmanti per capacità ad estensione, con il rischio che tale territorio venga individuato come luogo di riciclaggio di profitti delittuosi nell’ambito dell’acquisizione della gestione o del controllo di pubblici esercizi da parte di clan camorristici o come tranquilla base operativa per curare interessi radicati altrove, ovvero ancora per preparare penetrazioni criminali in loco o come semplice riparo, favoriti dall’accentuata capacità di mimetizzazione della matrice criminale dei soggetti”.
“Diversi arresti di latitanti campani, eseguiti sia in passato che in tempi anche recentissimi, inducono a mantenere alto il livello di attenzione nei confronti del fenomeno dell’infiltrazione di interessi da parte delle regioni circonvicine”.
“Il 15 luglio 2009 è stata eseguita in Toro (Campobasso), una ordinanza di custodia cautelare emessa in data 1 luglio 2009 dal gip del Tribunale di Napoli per il reato di cui all’art. 416bis c.p. nei confronti di De Rosa Alessandro e Zagaria Giovanni, ritenuti entrambi esponenti dell’organizzazione camorristica denominata ‘clan dei Casalesi’ con lo specifico ruolo di fungere da collegamento tra S. Cipriano di Aversa e Modena”.
“Altro settore esposto ad infiltrazioni criminali è quello della intermediazione abusiva di manodopera e dell’acquisizione di terreni ed aziende da parte di organizzazioni criminali, nel quadro di attività di riciclaggio e di impiego di danaro di provenienza illecita, anche nell’ambito dell’attività di stoccaggio di rifiuti provenienti dalla Campania”.
“Analogo caso di infiltrazioni camorristiche in pubblici appalti riguarda i lavori di completamento del II lotto della strada Isernia Castel di Sangro Comuni di Forlì del Sannio (Isernia) e Rionero Sannitico (Isernia). Da accertamenti svolti, è risultata la presenza sul cantiere, con mezzi e personale, di società ritenute in collegamento con alcuni soggetti gravitanti in clan camorristici. Nel corso degli accertamenti sono emerse prassi fraudolente intese ad aggirare le inibitorie connesse alla legislatura antimafia”.
Relazione annuale, Direzione Nazionale Antimafia, dicembre 2010
“Questa Procura è spesso destinataria di denunce aventi ad oggetto fattispecie di danni all’ecosistema, sub specie di alterazione della morfologia del territorio o inquinamento dell’ambiente (apertura di cave, disboscamenti, sversamento di sostanze inquinanti nei corsi d’acqua o del mare, asportazione di materiale del greto dei fiumi, realizzazione di parchi eolici o fotovoltaici ect.)”.
Corte dei Conti, Procura Regionale, Inaugurazione anno giudiziario 2011
“Un filo tra la Campania e il Molise per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. Sono tre le ditte che hanno lavorato per il Consorzio Unico Napoli-Caserta e che operano nelle province di Isernia e Campobasso. Una è riconducibile al gruppo Ragosta di San Giuseppe Vesuviano, ed è la Ricicla Molisana; un’altra è la Recuperi Molisani; la terza è Smaltimenti Sud, che gestisce la discarica di Tufo e il cui direttore tecnico è Antonio Del Torto, recentemente coinvolto nell’inchiesta della Procura di Larino sul depuratore Cosib”.
‘Smaltimento: Campania chiama Molise’, da Il Mattino, 21 gennaio 2011
“’Ndrangheta: scoperta raffineria droga tra Abruzzo e Molise. Una raffineria di droga riconducibile alla ‘ndrangheta è stata scoperta a San Salvo (Chieti), dai carabinieri di Pescara i quali hanno anche arrestato quattro persone e sequestrato 2,5 chili di cocaina. Gli arrestati sono tre calabresi appartenenti al clan Ferrazzo, operante nel Crotonese, e una romena. Tra loro vi è anche il capo clan, Eugenio Ferrazzo. L’operazione è stata eseguita nell’ambito di un’inchieta condotta dalla DDA dell’Aquila su un traffico di droga tra l’Abruzzo e il Molise”.
Ansa, 25 maggio 2011
“Nella serata del 20 giugno 2011, in Venafro (IS), nel corso di approfondimenti investigativi finalizzati a disvelare compiutamente le dinamiche e gli appoggi logistici utilizzati da IOVINE Antonio, capo dell’omonima fazione del clan dei “casalesi”, durante la propria latitanza (periodo dicembre 1995 – novembre 2010), i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, su richiesta della DDA di Napoli, nei confronti del pregiudicato PAGANO Pasquale Gianluca, inteso bambinone, cl.’70 da San Cipriano d’Aversa (CE). Il PAGANO, scarcerato il 9 maggio u.s. per decorrenza dei termini di custodia cautelare insieme ad altri otto imputati nel processo a carico di affiliati al gruppo “Iovine” e sottoposto al divieto di dimora nelle regioni Campania e Lazio, aveva eletto come suo domicilio Venafro, in provincia di Isernia. Il nuovo provvedimento restrittivo è stato emesso poiché il PAGANO, a differenza degli altri imputati scarcerati, non è accusato soltanto del reato di “associazione per delinquere di tipo camorristico”, ma anche di “concorso in detenzione illegale di armi da fuoco”.
“Arresto in data 21 giugno 2010 a Venafro, ove era domiciliato, con obbligo di firma, Pasquale Pagano, ritenuto affiliato al gruppo Iovine, clan dei Casalesi, accusato di associazione per delinquere di tipo camorristico e di concorso in detenzione illegali di armi da fuoro”.
“Rinvenimento in data 21 luglio 2011 in Termoli, all’interno di un’autovettura parcheggiata in un garage chiuso, di numerose armi, e precisamente 4 AK47, 10 fucili cal. 12, pistole, munizioni, n.2 silenziatori per pistola e giubbotti antiproiettile, tutte riconducibili a Ferrazzo Eugenio, figlio del collaboratore di giustizia Ferrazzo Felice, capo dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Crotone. In tale contesto va menzionato anche l’arresto del 13 giugno 2011 in San Salvo (Chieti), in prossimità del confine con il Molise, di Ferrazzo Eugenio per il possesso di armi clandestine ritrovate in un garage a lui in uso, oltre che una vera e propria raffineria di cocaina, nello stesso garage”.
Relazione annuale, Direzione Nazionale Antimafia, dicembre 2012
“L’elevato ed anomalo tasso di malattie degenerative, autoimmuni e cancerose nella nostra regione, aveva già da tempo fatto alzare un grido di allarme da parte della comunità dei medici molisani, pur volendo conservare integra la speranza che quanto ipotizzato non risulti di tale gravità”.
“L’ordine dei Geologi del Molise assume il dovere morale di esporre con forza la preoccupazione riguardo le azioni di campionamento che saranno messe in opera sui suoli e sulle acque, il cui esito negativo non escluderebbe in via automatica la contaminazione”.
Ordine Geologi del Molise, 6 novembre 2013
“Individuare, verificare e accertare con immediatezza e puntualità. La giunta regionale interviene per dare risposte a tutti i cittadini molisani alla luce dell’allarmante quadro emerso dalla pubblicazione dei verbali desecretati dell’audizione del pentito Carmine Schiavone. Di questa sera, la delibera di giunta che formalizza l’istituzione di un gruppo di lavoro che dovrà individuare le aree del Molise teatro del presunto sversamento di rifiuti tossici. Compito del team di esperti, coordinati dal direttore generale della Salute, Antonio Lastoria, sarà accertare la precisa allocazione dei rifiuti, al momento individuata nell’area della provincia di Isernia, stando alle dichiarazioni di Schiavone. Sempre il gruppo di lavoro condurrà precise e capillari attività di monitoraggio sulle zone segnalate.
Il gruppo di lavoro sarà composto da tecnici di enti e strutture regionali e strumentali preposti, Asrem, Arpa Molise e Protezione civile. A tutte le attività poste in essere a tutela della salute pubblica saranno chiamati a contribuire anche rappresentati dell’Anci Molise”.
Comunicato ,‘La giunta regionale istituisce un gruppo di lavoro’, novembre 2013
“In un solo anno – ha evidenziato la dottoressa Francesca Scarabeo – abbiamo asportato tre sarcomi alla mammella, in provincia di Isernia. Il dato è terribile se confrontato con la media nazionale che è di 5 casi su un campione di 100 mila persone”.
Ansa, 21 novembre 2013
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