È sempre più palpabile la volontà di trovare un pretesto di guerra. Una follia: immaginare un conflitto globale in un’epoca in cui esistono oltre migliaia di ordigni atomici, pronti a cancellare interi popoli e forse l’intera specie umana. Questo dimostra che abbiamo classi dirigenti disturbate, incapaci di immaginare alternative alla violenza.
Sta fallendo il neoliberismo con la sua globalizzazione e il suo modello unilaterale di governo del mondo. Negli Stati Uniti, che ne sono stati gli artefici, la crisi interna è evidente: disuguaglianze, polarizzazioni, perdita di fiducia nelle istituzioni. Da questa frattura nasce la tentazione di cercare nella guerra un modo per rilanciare un’economia malata e rafforzare un potere politico logorato.
Il messaggio che passa è inquietante: la guerra come soluzione alle crisi di sistema. Ma questa “scommessa” poggia su un’illusione pericolosa, quella che le armi atomiche non verranno mai utilizzate. Una pia illusione: avere una potenzialità di difesa così distruttiva, in un momento di difficoltà estrema, può solo spingere al suo uso.
E noi cittadini? Carne da macello, come sempre nella storia. I popoli hanno pagato i conflitti mondiali con milioni di vite sacrificate agli interessi di pochi potenti. Oggi, con l’arma atomica, il rischio non è solo la devastazione di intere nazioni, ma la fine della specie umana e la distruzione del Pianeta.
Il genocidio di Gaza è la cartina di tornasole di questo nuovo clima: la normalizzazione della violenza di massa, l’assuefazione al sangue, l’idea che la guerra sia inevitabile. È il segnale che ci stanno trascinando verso un conflitto globale.
Ecco perché serve lucidità, resistenza civile e rifiuto collettivo. Non possiamo permettere che il futuro dei nostri figli sia consegnato a chi insegue la follia di un nuovo conflitto mondiale.