Non un convegno qualsiasi. L’evento organizzato da Dioghenes APS ha avuto il respiro delle occasioni vere: quelle in cui la società civile e la politica si incontrano senza filtri. A guidare la discussione, Paolo De Chiara, giornalista, scrittore e direttore di WordNews.it, che da anni porta avanti una battaglia culturale contro mafie e corruzione.
La sua moderazione non si è limitata a scandire i tempi: ha incalzato, ha fatto emergere contraddizioni, ha dato ritmo e concretezza a un dibattito che rischia troppo spesso di arenarsi nella retorica.
Il grido di Piera Aiello
Piera Aiello, storica testimone di giustizia ed ex parlamentare, ha raccontato senza mezzi termini il peso di una vita segnata dalla denuncia.
Ha denunciato la macchina burocratica del Servizio Centrale di Protezione, le circolari che scavalcano la legge, le audizioni negate dalla Commissione ex art. 10. E ha urlato contro chi, dentro lo Stato, ha osato definire i testimoni dei “cancri”: parole che raccontano un clima di abbandono istituzionale.
Walter Verini: “Lo Stato non può mollare dopo la protezione”
Il senatore Walter Verini ha messo al centro due punti:
-
Il dovere dello Stato non finisce con la fine del programma di protezione.
-
La necessità di creare una cabina di regia permanente al Viminale, aperta anche alle associazioni antimafia, per risolvere in tempo reale i casi più urgenti.
Un intervento che ha ridato la sensazione di una politica possibile, capace di non fermarsi alle commemorazioni.
Stefania Ascari: la legge piegata dalla prassi
La deputata Stefania Ascari ha sottolineato la distanza tra norme scritte e realtà vissuta: testimoni e collaboratori spesso vengono trattati come fastidi.
Ha denunciato le querele temerarie come strumento di bavaglio contro i giornalisti, ha chiesto una Commissione Antimafia capace di esercitare i suoi veri poteri d’inchiesta e non di girare lo sguardo.
Davide Aiello: testimoniare è rompere il silenzio
L’On. Davide Aiello, nipote di un uomo assassinato dalla mafia e oggi impegnato in Parlamento, ha ribadito il valore civile e politico della testimonianza: rompere il silenzio significa cambiare la traiettoria di un Paese.
La lettera di Gennaro Ciliberto: “Dopo la denuncia si resta soli”
L’evento ha dato spazio anche alla lettera aperta di Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia che da quattordici anni vive in una condizione di isolamento e precarietà.
Un atto d’accusa durissimo: scorte negate, prassi arbitrarie, reinserimenti mai avviati. La sua voce, pur non presente fisicamente, ha segnato uno dei momenti più intensi.
Lo strappo sulla Commissione Colosimo
Dal palco sono arrivate critiche dirette alla gestione della Commissione Antimafia guidata da Chiara Colosimo.
Telefonate ai testimoni fatte su numeri non protetti, promesse di “verità” su via D’Amelio considerate di facciata, e la borsa di Borsellino esposta in Parlamento come reliquia.
“Ma la vera eredità – è stato ricordato – non è un oggetto: è la ricerca della verità sull’agenda rossa.”
L’incontro ha confermato quanto sia decisivo il lavoro delle associazioni. Dioghenes APS, da anni attiva in Molise e in Italia, ha ribadito la sua missione: dare voce a chi denuncia, portare i temi della legalità fuori dai palazzi e dentro la società.
Perché senza pressione culturale, la politica tende a dimenticare.