Martedì 28 ottobre, alla sala stampa della Camera dei Deputati, è stato presentato il libro “StatoMafia La Guerra dei Trent’anni”. Presenti gli autori, il giornalista e scrittore Stefano Baudino e il documentarista antimafia e antiterrorismo Heiner Koenig. Insieme a loro presenti l’avvocato, già procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia; Stefania Ascari, deputata del movimento 5 stelle, e Roberto Scarpinato, senatore del movimento 5 stelle e già procuratore generale a Palermo.
Ad iniziare gli interventi è stato Stefano Baudino, il quale ha fatto un lungo excursus su tanti fatti che non tornano e dove, casualmente, c’entrano uomini del ROS: dalla mancata perquisizione al covo di Totò Riina alla mancata cattura di Bernardo Provenzano a Mezzojuso, con successiva eliminazione di Luigi Ilardo, alla questione relativa al dossier Mafia&Appalti e il processo Trattativa Stato-Mafia. Nel suo intervento, alla fine, si rivolge direttamente alla premier Giorgia Meloni:
“Adesso mi rivolgo direttamente alla premier Giorgia Meloni, a cui è indirizzata questa memoria. Cosa è cambiato, in questi anni, per averla spinta dalla scelta di iniziare la sua carriera politica sotto l’ala spirituale di Paolo Borsellino e di una destra dalla forte impronta legalitaria a una sua prosecuzione da stretta alleata di un partito fondato o partecipato da una sfilza di amici dei mafiosi (non solo Dell’Utri, ma anche Antonino D’Alì, Amedeo Matacena, Nicola Cosentino e, almeno secondo le sentenze ancora non definitive dei processi “Rinascita Scott” e “Mala Pigna”, l’ex senatore massone Gian Carlo Pittelli), fino alla scelta di nominare Carlo Nordio, rappresentante dell’agenda più berlusconiana che esista sulla giustizia, come nuovo Guardasigilli del suo esecutivo? […]
Presidente Meloni, lei è persona obiettivamente preparata, intelligente, decisa, pratica. È persona che, come ama ribadire, «viene dal popolo», e anche per questo su di lei vi era una sana aspettativa da parte di una grossa frangia di cittadinanza stanca dell’agenda e delle modalità comunicative dei rappresentanti della “politica politicante”. Le chiediamo di scendere attivamente in campo di fianco a tutti i familiari delle vittime di mafia e terrorismo, ad oggi completamente abbandonati dal governo, a cui noi oggi, in questo luogo di pulsante democrazia, abbiamo voluto dare luce e voce. Di fronte a tutto questo, scelga l’onestà intellettuale. Scelga di tirare fuori il coraggio, piuttosto che di adagiarsi sui più tradizionali meccanismi della convenienza politica.”
A seguire è toccato a Heiner Koenig il quale ha fatto un approfondimento sulla questione relativa al dossier Mafia&Appalti, dossier realizzato dagli stessi ROS che hanno realizzato una
“delegittimazione della Procura della Repubblica di Palermo! Una delegittimazione frontalmente portata avanti da chi afferma pubblicamente di “stimare Marcello Dell’Utri”, e cioè da quegli ex ufficiali del ROS, Mario Mori e Giuseppe De Donno, a cui in questa sede istituzionale non ci si può esimere dal formulare, da cittadini, i seguenti interrogativi”
Un lungo elenco di fatti, indagini, condanne, archiviazioni e coinvolgimento dei principali protagonisti. Alla fine un appello al Presidente della Repubblica:
“Ci appelliamo al Presidente della Repubblica, garante del nostro Stato e parente di vittima di mafia, nella speranza che egli possa isolare definitivamente ciò che Rocco Chinnici chiamava “l’illegalità protetta”. Come disse Calamandrei alla seduta del 04.03.47 dell’Assemblea Costituente: “Assai poco in verità chiedono a noi i nostri morti. Non dobbiamo tradirli!”.”
A prendere parola poi è stato l’avvocato Ingroia, che ha curato la prefazione insieme all’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli:
“Grazie per avermi invitato e grazie per aver scritto questo libro che già dal titolo ci ricorda qualcosa che oggi si vuole cancellare quasi quotidianamente e cioè verità processuali che sono già patrimonio della verità storica del nostro paese, che quotidianamente si vogliono cancellare con una opera sistematica, direi perfino scientifica, di mistificazione della realtà e dei fatti, di disinformazione sistematica che mi azzarderei a definire una sorta di vero e proprio depistaggio. È stato positivamente, diciamo, introdotto nell’ordinamento giuridico il reato di depistaggio e questa è una delle poche cose buone che il legislatore penale ha introdotto negli ultimi anni.”
Nel suo intervento tocca tematiche importanti quali i depistaggi, tra cui l’ultimo in riferimento all’omicidio Mattarella e quindi penalmente rilevante. Poi fa riferimento a
“depistaggi continuati che si stanno realizzando nei confronti dell’opinione pubblica che per certi versi sono perfino più gravi dei depistaggi penalmente rilevanti.”
Un passaggio è stato fatto sui legami di Dell’Utri e Berlusconi con cosa nostra, viste le ultime volontà di santificarli nuovamente insieme ad Andreotti. Inoltre ha fatto un excursus dei processi, iniziati anche da lui, con i loro sviluppi fino ai giorni nostri citando sentenze, intercettazioni e altro. Un ultimo passaggio sul momento attuale, con l’attentato a Sigfrido Ranucci, e sulla possibilità di una possibile nuova “campagna di sangue”.
Poi ci sono stati i ringraziamenti e un breve intervento dell’onorevole Ascari:
“Questo libro è un esempio di controinformazione ed è quella che manca oggi nel nostro paese. Ne abbiamo bisogno come l’ossigeno. Questo lo dico perché purtroppo in commissione antimafia noi abbiamo una censura totale. E lo dico con grande sofferenza questo.”
I saluti finali sono stati affidati al senatore Scarpinato:
“Chi non conosce la storia dello stragismo in Italia della mafia, il cittadino medio può pensare che le storie di cui stiamo parlando, la storia delle stragi sono storie tragiche ma che appartengono al passato, 33 anni fa. E se questo cittadino medio presta fede alla retorica ufficiale della narrativa di regime, può convincersi che giustizia è stata fatta, perché le stragi sono state commesse solo da mafiosi come Riina e Graviano che sono stati tutti condannati. Purtroppo questa storia non ce la possiamo raccontare così. Purtroppo le stragi sono tra noi, sono al centro del conflitto politico attuale” “Alcune persone, direi una quindicina, hanno il potere di far saltare gli equilibri politici di questo Paese. Tra questi Filippo e Giuseppe Graviano, Salvatore Biondino, De Luca, Bagarella, Antonino Mangano, e altri sei, sette mafiosi. Anche Paolo Bellini. Tutte persone che custodiscono segreti indicibili sulle stragi. Se uno di loro si dovesse convincere che tutto sommato c’è un pezzo di Stato che gli può garantire la vita, e cioè che non vengono trovati morti per un infarto in cella, o impiccati o che i loro figli non vengono investiti da un pirata alla strada, può darsi, magari potrebbe decidersi a parlare”. Poi, in riferimento agli ultimi fatti che sono accaduti afferma: “Apparentemente gli obiettivi sono Sigfrido Ranucci, sono la casa produttrice del film sul delitto Mattarella, ma forse ci sono altri destinatari. Un’esibizione di forza per dire a questo comitato di pietra che nessuno deve parlare. Per dire loro: ‘Noi siamo qui. Siamo pronti a tornare col linguaggio delle bombe’. Spero che questa mia prognosi sia sbagliata perché se così dovesse essere ci dobbiamo aspettare qualcosa di peggio”.
Inoltre, come annunciato dagli autori ad inizio convegno, sono state inviate alla presidenza del Consiglio e della Repubblica, delle pec con del materiale informativo, tra cui il loro libro, dei rapporti, delle ricostruzioni, intercettazioni, deposizioni d’aula e di commissione antimafia, comunicati e altra documentazione.





