È datato 18 novembre un editoriale di Maurizio Belpietro, direttore del giornale “La Verità”, dal titolo “Il piano del Quirinale per fermare la Meloni”. All’interno spiega come un consigliere del Capo dello Stato, Francesco Saverio Garofani tre volte deputato col PD, stia architettando un piano progressista a campo largo, un po’ come il vecchio Ulivo, per cacciare via la premier Meloni. Addirittura i
“Consiglieri di Sergio Mattarella, a quanto pare, si agitano nella speranza di fare lo sgambetto a Giorgia Meloni e impedirle di arrivare a conclusione del mandato e di candidarsi nel 2027 per il prossimo. Sulla Verità già mesi fa avvertimmo di strane manovre per evitare che il centrodestra potesse rivincere le prossime elezioni” con l’ “obiettivo, impedire non solo una vittoria di Giorgia Meloni, ma che una maggioranza non di sinistra nella prossima legislatura possa decidere il sostituto di Sergio Mattarella.”
Un grandissimo complotto contro la destra e la Meloni addirittura per fare in modo che non votino il prossimo Presidente della Repubblica.
Sembra pure che il consigliere abbia detto che servirebbe “uno scossone” perché
“un anno e mezzo forse non basta per trovare qualcuno che batta il centrodestra”.
E allora, secondo Belpietro, lo scossone si potrebbe immaginare:
“Un no al referendum sulla giustizia potrebbe aiutare. La Corte dei Conti e altri giudici impegnati a mettere i bastoni fra le ruote all’esecutivo darebbero una mano. E magari, perché no, anche una bella crisi finanziaria come ai tempi di Berlusconi, con lo spread alle stelle. Insomma, al Quirinale pur di fermare la corsa della Meloni le pensano proprio tutte. Dunque, urge stare all’occhio.”
Ed ecco i complotti contro il governo: giudici, corte dei conti, referendum, Quirinale. Ma questi sono solo gli ultimi. Prima ci sono stati i vari Prodi, Saviano, Gratteri addirittura la Flotilla era contro il governo italiano, peccato che erano più di 40 paesi presenti sulle barche alla volta di Gaza e non sappiamo realmente quanto gli interessava il nostro governo. Sembra una vera e propria mania di persecuzione che insegue il governo. Ma perché si sentono perseguitati da chiunque la pensi in maniera diversa o lavori per fare in modo che le cose vadano diversamente da come la pensi il governo: non è forse questa la democrazia? Qual è la paura?
Ma torniamo al caso iniziale. Dopo l’articolo arriva una nota di Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, dove chiede una smentita del Colle sulle indiscrezioni uscite contro la premier e aveva puntato il dito contro “persone che ricoprono il ruolo di consiglieri del Quirinale” che “auspicherebbero iniziative contro il Presidente Giorgia Meloni e il centrodestra, esprimendo altresì giudizi di inadeguatezza nei confronti dell’attuale maggioranza di Governo“. Infatti nella nota si legge:
“Confidiamo che queste ricostruzioni siano smentite senza indugio in ossequio al rispetto che si deve per l’importante ruolo ricoperto dovendone diversamente dedurne la fondatezza”
Da lì, giustamente, arriva lo stupore del Presidente della Repubblica e il Quirinale diffonda una nota secca:
“Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa, il quale sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica che sfocia nel ridicolo”.
Da qui si scatena un’onda di dichiarazioni che rimpallano da maggioranza a opposizione, che si dichiara stupita di come il governo possa attaccare la presidenza della Repubblica, e arriva la replica di FdI e chiarisce che la smentita era rivolta al consigliere e non al capo dello Stato. Addirittura la questione arriva in Parlamento dove Bignami chiarisce, ancora una volta, le sue intenzioni e attacca la sinistra di aver strumentalizzato le sue parole e di aver creato loro un attacco a Mattarella.
Nel frattempo Belpietro conferma ciò che ha scritto anzi denuncia
“il maldestro tentativo di mettere il silenziatore a dichiarazioni inquietanti rilasciate da un consigliere del presidente della Repubblica”
Garofani al Correre della Sera non smentisce anzi afferma che quella era una “chiacchierata in libertà tra amici” ed è convinto di aver dimostrato con tutti i fatti “l’assoluto rispetto per le istituzioni”.
Ma finisce qui? Assolutamente.
La mattina del 19 la premier Giorgia Meloni chiede un incontro al Presidente della Repubblica che dura circa 20 minuti. Finalmente un punto, un chiarimento? Eh no.
Lo scambio è stato “franco ma cortese” ma la premier ha riferito a Mattarella che le parole del consigliere sono “istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico”, come se già non fosse stato specificato che erano tra amici, in un contesto privato.
Successivamente alcune fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che le intenzioni di Bignami sarebbero state “da parte del partito di maggioranza relativa, di intervenire per fugare ogni ipotesi di scontro tra due istituzioni che invece collaborano insieme per il bene della Nazione”
Ma qui il Colle non ci sta e stava decidendo se far uscire un’altra nota o meno ma arriva, in serata, la nota congiunta di Bignami e Malan, rispettivamente capigruppo FdI Camera e Senato, dove scrivono “Fratelli d’Italia ritiene la questione chiusa e non reputa di aggiungere altro. Rinnoviamo la stima nel Presidente Mattarella e l’apprezzamento per la sintonia istituzionale tra il Quirinale e Palazzo Chigi.”. Il Quirinale in serata conferma: “caso chiuso.”
Nel corso della serata, poi, si è saputo che la notizia era partita attraverso una email inviata a diverse redazioni di giornali e che, molto probabilmente, Belpietro abbia avuto subito una conferma. Inoltre si vocifera che Garofani non abbia smentito perché in giro ci potrebbe essere pure un audio a conferma di tutto ciò.
Staremo a vedere se nei prossimi giorni la questione finirà o no.
foto copertina dal sito del Quirinale





