«La stampa non segue i desiderata del Potere» titolammo ben quattro anni e mezzo fa. Eravamo in pieno clima elettorale a Vasto e impazzava, come già sta accadendo anche stavolta nonostante manchi un anno e mezzo alla consultazione elettorale, il toto-candidati sindaci.
E si muovevano e spostavano equilibri, liste, accordi, alleanze. Un articolo di Anna Bontempo su Il Centro, in cui si dava notizia dell’appoggio di Sinistra Italiana alla candidata del Movimento 5 Stelle Dina Carinci, ebbe come reazione un durissimo attacco degli allora rappresentanti di Articolo 1 Paola Cianci e Francesco Del Viscio. Oggi rappresentanti del PD, partito in cui sono entrati in occasione dello scorso congresso vastese, una come assessore e l’altro come vicesegretario e consigliere comunale, assise in cui è l’unico presente in quota “Sinistra per Vasto”.
Le notizie sono notizie sempre. E la stampa non segue i desiderata del Potere
In questi giorni di notizie ce ne sarebbero diverse in questo territorio e in questa provincia, ancor di più in tutta la Regione, anche se si può avere l’impressione del contrario di fronte certe macchine dell’intrattenimento mediatico in piena attività. E la cronaca non sarebbe mai vuota, come abbiamo sottolineato anche di recente.
Tra queste notizie, l’animosità della politica e la cronaca dei palazzi, c’è anche la situazione del dirigente del Comune di Vasto, in pensione ma ancora presente a titolo gratuito nella pianta organica dell’ente, Vincenzo Toma. A cui il presidente della provincia e sindaco di Vasto Francesco Menna ha conferito un importante incarico anche in Provincia.
«Stupore ed esterrefazione per la decisione assunta dal Presidente della Provincia»
Il comunicato stampa dei consiglieri provinciali di opposizione Catia Di Fabio, Graziana Di Florio, Carla Di Biase e Claudio Carretta non è stato l’ultimo capitolo. Ma dopo l’ennesima verifica sulle nostre caselle di posta elettronica possiamo verificare che nulla ci è giunto.
Il consigliere provinciale del Partito Democratico Arturo Scopino ha, apprendiamo da altre testate e da autorevoli e scrupolosi colleghi (perché, nonostante i fastidi della politica politicante e difficoltà sempre maggiori esistono ancora in questo territorio giornalisti più che validi, ottimi cronisti e persone dalla correttezza limpida e cristallina), risposto ai quattro consiglieri provinciali di opposizione. Ma, a quanto pare, per il PD e i suoi rappresentanti non siamo legittimati a pubblicare. Ancora una volta, nulla è giunto al sottoscritto e alla nostra testata.
Cinque anni ci fu risposto che non eravamo legittimati a conoscere, documentare, ad essere giornalisti. Abbiamo riportato come finì, lo eravamo eccome. Cinque anni dopo, ancora una volta, c’è chi ignora una testata giornalistica e tenta di boicottarla, ridurla al silenzio, non considerarla legittima. Non abbiamo pubblicato la “replica” noi, è il mittente che non l’ha inviata. Ancora una volta registriamo lo stesso identico comportamento, pochi mesi dopo la visita dell’ex ministro Speranza a Vasto.
Episodio che abbiamo raccontato in due nostri articoli. Senza pubblicare foto e “cronaca” (in realtà il comunicato autocelebrativo post evento), la stampa non è un passacarte, non è un juke box. Articoli di cui indichiamo i link alle pubblicazioni insieme ad altri articoli su due (delle diverse) vicende di questi mesi che hanno dimostrato quanto riportiamo in questo articolo.
Democrazia alla carbonara (ma non è il piatto di pasta romano)
Il nuovo canile di Vasto inaugurato il mese scorso non sarà in funzione prima dell’anno prossimo
A quanto pare per qualcuno il sottoscritto e la nostra testata (che ormai sta per tagliare il traguardo dei cinque anni pieni di attività) non dovremmo esistere, non siamo legittimati ad esistere, da ignorare. Poi però il 25 aprile tutti antifascisti, il 9 maggio tutti Peppino Impastato, il 19 luglio in spiaggia tutti a fare la pulizia perché siamo tutti Paolo Borsellino declamando che nella vita si deve avere la schiena dritta, e così via, nel carosello delle celebrazioni, delle cerimonie, delle commemorazioni. Questo è il Paese che celebra i giornalisti morti e li tratta da schifo da vivi.
In questi cinque anni non abbiamo fatto sconti a nessuno, abbiamo sempre mantenuto la nostra indipendenza, abbiamo criticato tutto l’arco politico. Anche in maniera dura. Come chi sta scrivendo fa da vent’anni, prima di tutto come cittadino, poi come attivista e da tempo anche come giornalista. Bilancio: minacce di querela, insulti, attacchi, comportamenti che manco si possono riportare tutti, minacce, ecc. solo e soltanto da una parte, sempre da chi gravita nello stesso partito.
Di fronte tutto questo notevoli certi atteggiamenti, certi comportamenti, come si riverberano i desiderata di taluni su un piano sociale più generale. Andiamo avanti nonostante tutto, senza nessun appoggio economico, senza nessuna (finora) entratura economica, con mezzi sempre più impoveriti, nonostante il boicottaggio, l’ignoranza (nel senso letterale: ignorano o fanno finta di ignorare) sulla nostra esistenza, le chiacchiere morte di chi sui social, per strada, negli eventi, ci scansa e si ricorda del sottoscritto e di noi solo a convenienza, solo quando deve rompere gli zebedei per i concertini più stupidi, inutili, vacui o altre amenità. O di chi si lamenta di quel che non va (in questi anni abbiamo fatto una collezione sterminata di “la stampa è morta, i giornalisti non esistono più” perché fanno questo e non quell’altro, perché non fanno questo o quello ma poi ammettono di avere paura pure a respirare).
Si registra tutto e l’ipocrisia di chi si lamenta della stampa (perché è sempre colpa dei giornalisti, siamo sempre noi i diavoli mentre i tastieristi compulsivi e li voccapert a getto continuo sempre anime candide e innocenti, angeli e agnellucci …) ma poi si amalgama, omologa, segue il gregge belante. E così registriamo anche chi si proclama Peppino Impastato il 9 maggio, partigiano il 25 aprile, paladino di questo e quell’altro che – guarda caso mentre iniziano le grandi manovre per le prossime elezioni comunali e si rimescolano le carte della politica politicante cittadina – si allontana, ignora nostri articoli e inchieste, punta il dito quando la narrazione non è comoda a sfilate e proclami. Perché le grandi battaglie sono importanti ma, a quanto pare, l’auto-celebrazione, l’autoreferenzialità, il sentirsi centro del mondo, sono più importanti. E quindi se certe notizie le diamo noi dà fastidio, irrita se ci scansano e rivendichiamo la nostra esistenza, il nostro lavoro.





