I numeri non sono mai neutrali. Possono rendere visibile l’invisibile, rivelare ingiustizie, smascherare luoghi comuni. Eppure, quando si parla di statistiche, molti si ritraggono impauriti, immaginando tabelle sterili e grafici indecifrabili.
Linda Laura Sabbadini, pioniera nella statistica sociale e di genere, ribalta questo pregiudizio e ci porta dentro il mondo affascinante dei dati, svelandone il ruolo cruciale nella nostra società.
Sabbadini in questo libro parla della sua vita e di come abbia deciso di dedicarla proprio ai numeri e alle statistiche attraverso una lunga carriera all’Istat, l’Istituto nazionale di statistica.
La Sabbadini ha guidato in Italia un processo di rinnovamento radicale e sviluppo nel campo delle statistiche ufficiali sociali e di genere a partire dagli anni ’90. Si deve a lei la prima indagine statistica sulla violenza di genere nel 2006, nella quale 6 milioni di italiane confessarono di avere subito maltrattamenti sessuali almeno una volta nella vita. Sono così venute alla luce le gravissime disparità sul piano sociale, familiare e lavorativo di cui soffrivano le donne. Grazie alle sue ricerche, alla Conferenza internazionale sulle donne (Pechino 1995) tutto il mondo ha saputo che le italiane erano, nel pianeta, quelle che accumulavano il maggior numero di ore lavorative tra cura domestica e impegno fuori casa.
Con una scrittura vivace e coinvolgente Il Paese che conta (Marsilio Editore 2025) ci offre un lucido spaccato dell’Italia, dal Dopoguerra a oggi, che mostra un Paese in continua evoluzione in cui le battaglie combattute per i diritti hanno portato a conquiste fondamentali. Ci fa scoprire un’Italia per molti aspetti diversa da quella che credevamo di conoscere: nel 1995, prima della rivoluzione di Internet, circa 400.000 uomini si dilettavano nel ricamo mentre le donne preferivano l’enigmistica; negli anni 80 le numerose convivenze prematrimoniali, concentrate soprattutto nel Meridione, si spiegano attraverso il fenomeno della fuitina, un modo sbrigativo per risparmiare sulle spese della festa di nozze.
La statistica è democrazia perché è voce dei bisogni di tutti. In primis delle donne, per decenni invisibili a causa dell’approccio economico-centrico delle statistiche ufficiali. Molti fenomeni sociali, come la disoccupazione, la povertà e lo sviluppo economico, risentono delle differenze di genere. La statistica come esercizio di libertà aiuta a superare il rischio di fake numbers, numeri falsi prodotti ad arte per ingannare l’opinione pubblica, e di manipolazione dei dati.
Percentuali alla mano, il libro mostra come la statistica non sia affatto una fredda disciplina, ma una bussola per orientarsi nel presente, un’arma per tutelare i diritti dei più deboli, il pilastro di una democrazia da difendere attraverso i dati di base sulla situazione sociale, economica, ambientale, necessari per individuare politiche per il cambiamento del Paese.




