Prima del lock down mi sono precipitata per salutare per bene il mare e quell’odore di salsedine. Era mia abitudine di andarci spesso, tempo permettendo. Quella distesa riempiva i miei occhi di azzurro, e la superficie di sabbia mi dava un senso di immensità. Pensavo che non ce l’avrei mai fatta stare lontano dal mare per molto tempo, invece no. Con qualche stupore mi accorgo che attendo con santa pazienza l’apertura delle spiagge ed i nuovi decreti che ci permetteranno di vivere più liberamente. Ma ne saremo più capaci?
I dubbi mi assalgono se penso al futuro. Sono cambiate le nostre abitudini. Ci ha pensato il Covid19 che è entrato nelle nostre vite come un fulmine. Ci daremo più la mano? Ci abbracceremo nuovamente? E quando lo potremo fare saremo ancora capaci di avvicinarci senza timore?
Forse guarderemo con una certa diffidenza il nostro vicino sulla brandina quest’estate e di sicuro i bagnini della Riviera Romagnola metteranno i clienti meno ammucchiati come nelle stagioni precedenti. Non ci saranno più quei locali pieni zeppi con giovani che ballano e saltano calpestandosi i piedi. E non ci saranno più i bar senza posti a sedere liberi, e tutti, sì proprio tutti, saremo capaci a rispettare la fila. Ci sarà più privacy, più spazio e più rispetto. Forse. Dico forse perché alle abitudini ci si abitua presto, più facilmente a quelle cattive che a quelle buone.
Gli spot antivirus oramai li conosciamo a memoria. Sappiamo che dobbiamo lavarci le mani con acqua e sapone oppure usare un gel disinfettante e portare la mascherina, tenere la distanza di almeno un metro dalle altre persone e se ti viene da tossire o starnutire di non farlo addosso agli altri (veramente nemmeno prima per buona educazione). E di chiamare il numero Covid19 se si hanno i sintomi sospetti, sperando sempre che sia solo un banale raffreddore.
Ci si abitua a tutto, o quasi. Le lunghe file davanti ai supermercati sono diventate parte della routine, non mi stupiscono più. Così, come tutte le persone con il viso coperto da una mascherina e le mani ben nascoste dentro i guanti di lattice. Vedo con una certa tranquillità che le distanze vengono rispettate, e che il saluto del buongiorno sia diventato qualcosa di prezioso: un segno che c’è ancora un sorriso dietro alla maschera…
E poi ci sono quelle telefonate lunghissime con gli amici, e le video call in cui ci si racconta e ci si scambiamo ricette. Non ho mai fatte tante torte come in questi giorni. Mi sto abituando ad avere le mani sempre impastate di farina, e mi piace. Si chiacchiera e si mandano messaggi con la speranza di non ricevere mai risposte negative alla domanda: Come stai? Tutto bene?
I sabato sera li passiamo a casa. Il divertimento non manca. Dalle trasmittenti televisive che regalano film come se fosse Natale ai talkshow, e dai concerti dai balconi e tetti alla finestre che emettono un’unica colonna sonora di speranza: Andrà tutto bene!
Ma andrà tutto bene? Bisogna essere ottimisti. Io dico di sì, nonostante le tante perdite, la tanta sofferenza, il dolore e un’inevitabile crisi economica. Importante affrontare la realtà, e farci l’abitudine.
(Foto copertina dell'autrice)
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2020-04-04 17:37:26
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