In un primo momento, dopo la strage di Borsellino, investigatori come La Barbera e Genchi vengono, dalle Procure di Caltanissetta e dai vertici del Ministero degli Interni, nelle persone della dott.ssa Boccassini (venuta da Milano a Caltanissetta per supportare le indagini) e del Capo della Polizia Parisi, incaricati a svolgere le indagini su tutto quello che si nascondeva dietro le stragi di Falcone e Borsellino. Poi, nel corso delle attività, dove si stavano attenzionando mafiosi come Scotto (considerato tra i più vicini al connubio mafia-servizi segreti), cambia tutto!
Cambia tutto perchè nel frattempo si era raggiunto quell'infame accordo di stato con Bernardo Provenzano (come emerge chiaramente dal processo trattativa stato-mafia).
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Alcuni uomini del tempo tra i vertici delle Istituzioni, non avrebbero mai accettato tali strategie e quindi avviene quasi un "colpo di stato" con il cambio tra Scotti e Mancino al vertice del Ministero degli Interni (Mancino uno dei minacciati di morte dal Riina); viene sostituito di fatto Parisi (capo della Polizia) con il Prefetto Rossi e viene incaricato La Barbera (che accetta) a trovare un "capro espiatorio" che potesse accusare falsamente i mafiosi come unici responsabili della strage di Borsellino.
Vengono distrutte le intercettazioni tra il Capo dello Stato Napolitano e Mancino. In questo momento si innescano le varianti, non previste, Giocchino Genchi e Michele Riccio. Genchi non accetta tali strategie, mentre tutti gli altri si. Genchi non condivide il fermo del mafioso Scotto che stava portando a scoprire il detto connubio Mafia-servizi segreti e cerca di vietare l'arresto di Scotto in quel momento (Genchi lo indica come il "Cavallo di Troia" in mano agli inquirenti e con l'arresto si sarebbero vanificate tutte le indagini in tal senso). Ma la Procura di Caltanissetta e La Barbera, invece, "rompono" tale possibilità eseguendo il fermo del mafioso. A questo punto Giocchino Genchi, rendendosi conto che realmente non si voleva andare a fondo delle indagini, anche perchè dalla Procura di Caltanissetta gli vietarono di acquisire i tabulati delle telefonate in entrata del telefono di Borsellino, dove si sarebbe scoperto chi lo aveva contattato prima che morisse, rompe con la Procura di Caltanissetta in primis e con La Barbera dopo. Addirittura va via dal gruppo che stava indagando e si fa trasferire al reparto mobile (l'ex reparto celere della Polizia). Ma Genchi non accetta tutto questo e con un post su Facebook e poi in un'intervento pubblico, denuncia quello che gli era accaduto. A questo punto diventava pericolosissimo per i depistatori e per i politici che stavano attuando e consentendo la trattativa stato-mafia e viene addirittura destituito dalla Polizia di Stato. Mandato via, cancellato dalle indagini e dalla Polizia.
La Barbera trova Scarantino (nella foto in alto) a cui addossare tutte le colpe stragiste con l'assenso e il consenso dei Procuratori di Caltanissetta. Genchi dice che Riina e i suoi non si sarebbero fidati di uno come Scarantino, "neanche come posteggiatore per le loro auto", figuriamoci come uno di vertice di cosa nostra. Dopo la clamorosa ritrattazione di Scarantino e dopo che si erano eliminati tutte le componenti umane e investigative (come la sparizione dell'agenda Rossa di Borsellino), pericolose per chi aveva trattato, raggiungendo gli infami accordi con "cosa nostra", si suicidano: Lombardo prima che era al corrente delle vere circostanze dell'arresto di Riina; non si esegue la perquisizione nel suo covo; viene suicidato (tempo dopo) Attilio Manca che aveva curato Provenzano con l'assenzo dello stato; viene costretto il Colonnello Riccio a rientrare dalla DIA nell'arma dei CC, per rimanere alle dirette dipendenze di Mori; poi viene arrestato il Colonnello Riccio a cui era stato impedito l'arresto del Provenzano a Mezzoiuso; si cerca di sequestrargli le agende con gli appunti relativi al suo rapporto con Ilardo ricattandolo per ottenere gli arresti domiciliari; viene ucciso Ilardo dopo le pericolosissime (per tutto lo stato e i CC di Mori) anticipazioni fatte ai Ros ai Procuratori Caselli, Tinebra e Proncipato (non venendo neanche verbalizzato).
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In questo modo, ucciso Ilardo, non verranno neanche scoperti gli omicidi dell'agente Agostino e la moglie, l'omicidio del piccolo Claudio Domino, quello dell'agente Piazza e i retroscena del fallito attentato a Falcone all'Addaura che Ilardo aveva anticipato poter svelare…
EHHH MA NON CI SONO PROVE PER INQUISIRE TUTTI, MANCANO I PENTITI!!!!
Mario Ravidà
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L'INTERVISTA a Salvatore Borsellino
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TERZA PARTE. Borsellino«L'Agenda Rossa è stata nascosta. E' diventata arma di ricatto»
L'INTERVISTA al colonnello dei carabinieri Michele RICCIO
Prima parte: «Dietro alle bombe e alle stragi ci sono sempre gli stessi ambienti»
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Terza parte: «Non hanno voluto arrestare Provenzano»
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2021-08-24 18:58:20
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