“Si intitola “Il mistero delle Brigate Rosse” l’inchiesta, firmata da Paolo Mondani con la collaborazione Goffredo De Pascale, Federico Marconi e Roberto Persia che apre la puntata di “Report” in onda domenica 7 gennaio alle 20.55 su Rai 3.
È infatti sui misteri più noti, quelli senza risposte, che la storia del nostro paese non smette di essere riscritta.Eppure, il più tragico degli eventi, l’agguato di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro, per anni si è cullato su una verità rassicurante e riconosciuta, quella contenuta nel memoriale Morucci – Faranda. Partendo dalla verità dicibile e dalle contraddizioni contenute in quelle pagine torna alla luce il fantasma di Moro: dal rapimento ai 55 giorni di detenzione fino alla morte.
Le domande politiche che 46 anni fa gravavano sull’azione del commando brigatista oggi si ripropongono in forma di risposte in un quadro geopolitico sgombro dalla cortina di ferro, ma ancora fortemente condizionato da scelte che vengono da lontano.”
citava così l’anteprima di Report in vista della nuova puntata sul delitto Moro.
Aldo Moro, due volte presidente del Consiglio, quattro volte ministro, è stata una delle figure più influenti della politica italiana tra gli anni Cinquanta e Settanta, e uno dei dirigenti più importanti della Democrazia Cristiana, di cui era presidente quando venne rapito il 16 marzo del 1978 da un commando delle Brigate Rosse (BR), un’organizzazione terroristica di estrema sinistra.
Dopo 55 giorni di prigionia, Moro fu ucciso dalle stesse BR, e il suo corpo fu fatto trovare nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in Via Caetani, in una via del centro di Roma che conduce al ghetto ebraico.
“Lo Stato venne a sapere della morte di Aldo Moro ore prima della telefonata con cui le Brigate Rosse annunciavano la presenza del cadavere in via Caetani.”
afferma ai microfoni di Report, con certezza, Claudio Signorile allora numero due del Partito Socialista.
Secondo la ricostruzione di Report il memoriale Morucci-Faranda sarebbe in gran parte inattendibile; dopo 46 anni si ripropongono molte domande. A riprova, l’intervista a Claudio Signorile:
“Presenza ossessiva dei servizi segreti”.
Intervistato dai giornalisti della trasmissione televisiva, ricorda quanto avvenuto la mattina del 9 maggio 1978, il giorno in cui venne ritrovato il corpo del presidente della Dc, quando si trovava nella stanza di Cossiga.
“Si accende il cicalino e dal cicalino la voce. Due messaggi. Il primo: la macchina rossa eccetera dentro, poi il secondo dopo qualche minuto: la nota personalità, linguaggio burocratico del ministero degli Interni, per personalità si tratta eccetera, eccetera a quel punto mi dice mi devo dimettere e io dico, fai bene. Ci abbracciamo”.
Così era saltata la trattativa per la liberazione di Aldo Moro.
Il giornalista fa presente che quella telefonata arrivò di prima mattina, intorno alle 9:30, mentre quella delle Br arrivò solo alle 12:15 dal brigatista Morucci al professore Francesco Tritto, amico della famiglia Moro, che annunciava l’esecuzione del presidente della Democrazia Cristiana:
“Lo troverete in via Caetani”.
Ricordo a memoria un commento:
“Macabra messinscena”.
Dunque Cossiga, allora ministro dell’Interno, avrebbe saputo della morte di Moro ore prima del ritrovamento ufficiale.
Le Br avvertirono lo Stato che Moro è morto. Ma lo Stato già lo sapeva da ore.
Con inquietante tempismo saltò anche la direzione della Dc che avrebbe dovuto riaprire la trattativa per la liberazione di Moro.
Una macabra sceneggiata che ancora pesa su questa tragedia.
Un’altra intervista di Report a Vincenzo Scotti più volte ministro ai tempi della Democrazia Cristiana. Ha ricordato le aperture di Moro verso il mondo arabo:
“Il popolo palestinese non ha bisogno di assistenza, ma di una patria”.
Una posizione che né gli Israeliani né gli Usa erano disponibili ad accettare. Purtroppo. Se avessero accettato probabilmente si sarebbero evitati i disastri di ieri e di oggi. Henry Kissinger, potente Segretario di Stato degli Usa in quegli anni, mise in chiaro la necessità di impedire che Aldo Moro assumesse responsabilità di Governo aprendo la strada allo sdoganamento del Partito comunista italiano.
Quello che ricostruisce il programma è abbastanza importante e complicato da ‘semplificare‘ in poche righe:
- si parla della mancata perquisizione del covo;
- cerca di risalire alle presenze in Italia in generale e, nello specifico, in via Fani;
- il ruolo preponderante degli Stati Uniti d’America e della CIA;
- il ruolo dei nostri servizi segreti;
- la presenza della P2 attraverso i nostri Generali e alti Dirigenti;
- la presenza, non di poco conto, delle mafie sia nell’agguato sia nelle ricerche e molto altro.
Il tutto cerca di ricostruirlo tramite personaggi che negli anni hanno studiato le carte e hanno indagato al caso, o chi ha vissuto quei giorni in prima persona, tra cui
- Nino Di Matteo,
- Gianfranco Donadio,
- Ilaria Moroni,
- Claudio Signorile,
- Guido Salvini e altri.
Proprio per non tralasciare nessun particolare e per non scrivere decine di pagine che, alla fine, stancheranno la lettura, vi lascio il link nel quale potrete recuperare l’intera puntata e farvi un’idea di ciò che pare sia successo in quel preciso periodo, sia di fatto sia dal punto di vista storico.
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