«A posto così». Giorgia Meloni, la Premier di destra, si diverte sui social a ironizzare su un articolo che prova a spiegare razionalmente perché i suoi consensi non calano nonostante crisi, tagli alla sanità, aumento delle disuguaglianze e imbarazzanti giravolte istituzionali. E tante altre cose…
Il motivo? Secondo il pezzo pubblicato sul Blog del Fatto e intitolato «Perché Meloni non scende nei consensi? C’entra il cervelletto e un certo meccanismo primitivo», la risposta risiederebbe nell’attivazione del cosiddetto cervello rettiliano, la parte più primitiva e istintiva della nostra mente.
Un concetto provocatorio, forse discutibile, ma comunque degno di riflessione. Ma la presidente del Consiglio preferisce la scorciatoia dello sberleffo: «Questa è meravigliosa!», commenta ridendo della spiegazione scientifica. Ma in fondo, forse ha ragione lei. Non per merito del cervello rettiliano, ma per colpa dell’analfabetismo funzionale che avvolge e paralizza questo Paese.
I numeri di De Mauro: 8 italiani su 10 non sanno comprendere un testo
Nel 2008 il linguista Tullio De Mauro lo scrisse nero su bianco:
«Solo il 20% degli adulti italiani sa veramente leggere, scrivere e contare».
Un dato devastante, frutto di due indagini internazionali tra il 1999 e il 2005. Ecco il ritratto impietoso del Paese:
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5 italiani su 100 non sanno nemmeno distinguere una lettera da un’altra;
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38 su 100 leggono con difficoltà frasi semplici e numeri;
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33 su 100 capiscono testi banali, ma un grafico, una percentuale o un concetto astratto diventano incomprensibili.
Totale: 80% della popolazione adulta incapace di leggere criticamente, scrivere con coerenza o decifrare dati essenziali per orientarsi nella società moderna.
Ma qualche buontempone potrebbe obiettare, con la seguente frase: “vabbè, è un rapporto del 2008, sono passati diciassette anni”.
Il problema non è affatto risolto oggi, anzi: i dati più recenti delle prove Invalsi 2024 e delle indagini OCSE-PISA 2022 ci dicono che questa emergenza culturale è ancora drammaticamente attuale.
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il 43,5% degli studenti italiani all’ultimo anno delle superiori rientra nei livelli 1 e 2, cioè non possiede competenze adeguate in comprensione del testo;
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solo il 7,2% raggiunge il livello 5, cioè una comprensione davvero approfondita;
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3 studenti su 4 capiscono solo in parte quello che leggono.
Un’intera generazione in uscita dal sistema scolastico senza gli strumenti base per leggere criticamente un testo, per capire una notizia, per distinguere il vero dal falso. Una bomba a orologeria.
Ecco la vera risposta alla domanda: perché i consensi per Meloni non calano? Forse non è il “cervello rettiliano”. Potrebbe essere l’analfabetismo culturale strutturale, profondo, trasversale. Una condizione che impedisce di collegare cause ed effetti, di analizzare, di ricordare.
Di indignarsi davvero.
«La democrazia dei moderni», scriveva De Mauro, non può sopravvivere se i cittadini non sanno leggere, scrivere e far di conto. Eppure in Italia si continua a votare “di pancia”, tra slogan, selfie e dirette TikTok. E chi prova ad alzare il livello, a fare inchieste, ad analizzare, viene sbeffeggiato. Annullato.
Siamo il Paese dove una Premier ironizza su un articolo che cerca spiegazioni razionali, i media tacciono sui dati drammatici sull’analfabetismo, la scuola viene tagliata, i docenti precari umiliati, la cultura vista come “lusso da sinistra”.
A chi conviene tutto questo?
A chi governa. Meglio quando la gente non capisce le leggi. A chi approva decreti blindati senza che nessuno osi leggerli. A chi preferisce cittadini-consumatori, cittadini-tifosi, cittadini obbedienti. La vera domanda non è perché Meloni non cala nei sondaggi.
La vera domanda è: quanto costa, alla democrazia, questa ignoranza di massa?
Immagine AI
Pubblichiamo il link dell’articolo del TIME. In questi giorni in Italia la copertina riservata alla Premier ha entusiasmato i rappresentanti di destra (che non hanno letto il contenuto).
Ognuno di voi, leggendo dalla fonte principale, potrà farsi un’opinione.