Il debito sanitario del Molise torna sotto i riflettori dopo l’analisi tecnico-contabile presentata da Vitagliano, che mette in discussione le cifre ufficiali fornite dal Tavolo tecnico e alla base del commissariamento della sanità molisana, avviato 16 anni fa, durante il governo regionale di Michele Iorio.
Pur non potendo verificare in modo autonomo l’esattezza dei calcoli proposti, le considerazioni che emergono da questa vicenda sono pesanti e meriterebbero risposte immediate dalle istituzioni.
Il commissariamento della sanità molisana partì senza che la struttura regionale si opponesse formalmente alle cifre fornite dal Tavolo tecnico.
E resta un interrogativo di fondo: perché nessuno, in questi 16 anni, ha mai contestato quei numeri “con carte alla mano”?
I commissari che si sono succeduti – Iorio, Frattura, Giustini, Toma e gli attuali – non hanno mai avviato contenziosi legali o tecnici per rivedere il calcolo del presunto debito.
Se quelle sviste contabili fossero reali, esse hanno prodotto conseguenze devastanti:
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Chiusura di ospedali e reparti.
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Riduzione del personale sanitario a causa del blocco del turnover.
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Taglio di servizi essenziali per i cittadini.
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Espansione del privato convenzionato a discapito del pubblico.
Non è un dettaglio: oggi il Molise ha le aliquote fiscali sanitarie più alte d’Italia, un peso che grava interamente sui cittadini.
Come ha evidenziato anche Massimo Romano, c’è un dato che non può essere ignorato:
Dopo 16 anni di commissariamento, con una sanità gestita direttamente dallo Stato, il debito permane.
Se il debito non si riduce, significa che la responsabilità non può più essere attribuita ai cittadini molisani, ma allo Stato stesso, che ha avuto in mano la gestione diretta.
Se le contestazioni di Vitagliano fossero fondate, il presidente Francesco Roberti avrebbe il dovere politico e istituzionale di:
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Aprire un contenzioso con il Governo centrale e con il Tavolo tecnico.
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Chiamare a rispondere la struttura regionale per eventuali incapacità nel fornire dati corretti.
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Attribuire responsabilità ai commissari che, in questi anni, non hanno mai rilevato o corretto le possibili irregolarità.
E invece, la giunta attuale sembra evitare il confronto diretto con lo Stato e con i precedenti responsabili.
La sensazione è che una nebbia politica e istituzionale avvolga la vicenda, forse per nascondere errori o scelte mirate.
Ma ridotta ai minimi termini, la questione è semplice:
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Serve trasparenza.
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Serve un’azione legale immediata.
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Serve capire dove finiscono i soldi della sanità molisana.
Finché queste domande non avranno risposte, il Molise resterà prigioniero di un debito che – se non è stato correttamente calcolato – rischia di essere l’ennesima ingiustizia a danno dei suoi cittadini.




