«Il giornalista deve consumare le suole delle scarpe, è una vecchia regola del giornalismo» è la prima risposta di Enrico Franceschini nell’intervista che ci ha concesso lunedì sera a Casalbordino al termine della presentazione del suo libro “Le notti di Mosca”.
Franceschini è tornato a Casalbordino, ospite dell’associazione culturale MeD – Mari e Deserti, per la terza volta. Un viaggio intorno al mondo, nella Storia e nelle culture del globo, che unisce i tre eventi in cui è stato ospite. Un ciclo iniziato raccontando la storia di un giornalista con la valigia, di un viaggio intorno al mondo che prosegue. Da qui è cominciata l’intervista, dalla risposta alla domanda se il giornalista è anche un viaggiatore.
E Franceschini, inviato internazionale di lungo corso di Repubblica, viaggiatore lo è da decenni. Cercando di raccontare storie, di essere testimone e narratore di fatti, dei luoghi in cui si trova e di tutto quel che accade nelle alte sfere e nella quotidiana vita delle società.
«Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare, darsi tempo, stare seduti in una casa da tè ad osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare».
Sono parole di Tiziano Terzani in “Un indovino mi disse”. Enrico Fierro, maestro di giornalismo per tantissimi, ogni volta che giungeva in un territorio comprava tutti i giornali locali, li studiava attentamente subito, entrava nei bar e cercava di parlare con le persone, aveva sempre contatti locali che potessero fargli conoscere atti e fatti, dinamiche e storie di quel luogo. Poche ore prima dell’evento a Casalbordino con Franceschini ci ha lasciato Piero Melati, storica penna di L’Ora di Palermo. Melati una volta intervistò un ragazzo che aveva tentato di rapinarlo sull’autobus. Giampaolo Pansa sul maxi processo a Cosa Nostra intervistò un senza tetto sugli scalini del tribunale. Antonio Russo, che ha frequentato la Cecenia in cui è stato inviato anche Franceschini fino al suo assassinio, ogni volta che si recava in zone di guerra non alloggiava negli alberghi ma si faceva ospitare da una famiglia del luogo.
Nei Balcani si trovò a dover fuggire insieme alla famiglia che lo ospitava, per giorni non si ebbero sue notizie e a Radio Radicale già temevano fosse stato ucciso. Ricomparve improvvisamente e tutte le testate giornalistiche occidentali lo cercarono in quanto era stato unico testimone oculare, sul campo, di cosa stava accadendo.
«Saper leggere il libro del mondo con parole cangianti» canta De André in Khorakhané – A forza di essere vento. Quel vento che accompagna il giornalista e lo spinge a leggere il libro del mondo con le parole, rabdomante di storie e notizie, di sentieri sconosciuti e conosciuti ma da raccontare sempre con parole nuove. Quelle parole con cui Enrico Franceschini ha raccontato nel suo libro “Le notti di Mosca” e nelle lunghe notti europee, della Storia dell’umanità.
«Serata memorabile per la presentazione del libro “Le notti di Mosca” di Enrico Franceschini che, anche quest’anno, ci ha onorato della sua presenza» la sintesi dell’associazione culturale Med – Mari e Deserti della presentazione avvenuta ieri sera a Casalbordino del libro “Le notti di Mosca” con l’autore Enrico Franceschini. Una fresca serata estiva è stata riscaldata dal racconto e dalle riflessioni dello storico giornalista di Repubblica.
Franceschini ha accompagnato il numeroso pubblico, con garbo, ironia e profondità, nelle notti di Mosca e nelle lunghe notti europee e dell’umanità. Partendo dai turbolenti anni novanta russi, conclusi con la salita al potere di Putin, fino all’attualità, pagine del libro della Storia che si sta scrivendo giorno dopo giorno davanti a noi ma leggendole con la storia di cento anni fa e le radici profonde della cultura russa ed europea.
«Pubblico numeroso e attento, completamente rapito nell’ascolto del prestigioso giornalista che, raccontando il suo bellissimo romanzo, ha tratteggiato, con lucidità e grande competenza, un quadro storico politico non solo della Russia degli ultimi trent’anni ma dell’Europa e del Medioriente» racconta l’associazione culturale casalese.
Serata allietata dalle note del maestro Guerino Taresco in cui Franceschini ha dialogato con la presidente di Med – Mari e Deserti Lucia Valori.