Se i testimoni restano soli, se l’art. 17 della Legge 6/2018 (audizione entro 30 giorni) diventa un optional, se prevalgono telefonate informali e calendari fantasma, la domanda è una: come si sconfiggono le mafie in queste condizioni?
I testimoni servono ma il sistema li sta corrodendo. L’apparato è necessario, non così.
La scena è semplice e terrificante: il telefono vibra, numero sconosciuto. Dall’altra parte, secondo i testimoni Gennaro Ciliberto e Luigi Coppola, c’è la Presidente della Commissione Antimafia. Linea non protetta, nessun verbale, nessuna convocazione formale.
Una domanda che rimbomba: «Gli altri comitati hanno risolto qualcosa?».
Domanda sbagliata, luogo sbagliato, metodo sbagliato. Con i protetti non si improvvisa, si protocolla. Con i testimoni non si chiacchiera, si ascolta. E l’ascolto, per legge, ha un orologio: trenta giorni.
La Legge 6/2018 non è un opuscolo commemorativo. Distingue i testimoni di giustizia dai collaboratori, affida tutele fisiche ed economiche, introduce un referente per non farli naufragare nella burocrazia e, soprattutto, scolpisce l’art. 17: chi chiede di essere sentito va audito entro 30 giorni davanti alla Commissione centrale o al Servizio Centrale di Protezione. È un diritto, non un favore.
È procedura, non cortesia.
E invece? PEC senza contraddittorio. Mail non istituzionali che “spiegano” – anche in maniera errata – procedure tecniche. Telefonate informali come se la protezione fosse una chat di un social (dove chi dovrebbe gestire l’Antimafia è molto attivo a postare e a controllare le tante critiche). Intanto, i 30 giorni si sbriciolano come gesso tra le dita. E quando il tempo muore, muore anche la fiducia: chi dovrebbe denunciare tace, chi ha già denunciato si consuma.
Parliamo di vite, non di retorica. Le vite dei testimoni sono un campo minato: case temporanee, lavori che evaporano, identità amministrative inceppate, cartelle esattoriali recapitate “a ruolo” perché la posta, nelle località protette, non passa. Incontri con gli avvocati in stanze di polizia, sotto telecamere che “si spera spente”. Commercialisti convocati in comandi provinciali. La protezione, senza metodo, diventa povertà amministrata.
E la politica? In fila alle passerelle del ricordo. Ma le corone di fiori non sostituiscono un verbale d’audizione. Il lutto commuove, la legge protegge.
La verità è che l’Antimafia serve se fa Antimafia: convoca, ascolta, verbalizza, indirizza. Se risponde con una telefonata, è un collo di bottiglia. Se tace sulle PEC, è un muro.
Chi ha il timone oggi – Colosimo, Molteni e Mantovano – deve scegliere: o regole, tempi e responsabilità oppure l’ennesima stagione di sospensioni. Non c’è terza via.
Poi c’è la domanda sporca e decisiva: i testimoni servono o non servono al sistema?
Servono più di tutti. Sono la cucitura tra ciò che lo Stato intuisce e ciò che prova. Offrono dettagli che le intercettazioni non pescano, confermano in aula, accendono emulazione: una voce che parla ne libera un’altra. Se lo Stato li tratta come fastidi, consegna alle mafie il messaggio più utile: “denunciare non conviene”.
E in quel silenzio, i clan prosperano: appalti truccati, riciclaggio, collusioni.
Non è solo giustizia: è economia reale, è qualità delle opere, è sicurezza pubblica.
Qualcuno dirà: «Ma tutto questo apparato è necessario?».
Risposta: sì, quello tecnico – SCP, Commissione centrale ex art. 10, reti investigative, misure economiche e di sicurezza. No, quello ornamentale – segreterie che “interpretano”, telefonate su cellulari, mail insignificanti. L’apparato serve snello e verificabile: protocolli scritti, responsabilità chiare.
Ultimo capitolo, il più laico: i conti. Una Commissione costa: personale, logistica, missioni, consulenze, servizi tecnici, pubblicazioni. Non è peccato, è democrazia. Peccato è non sapere cosa produce quel costo. Per questo le domande bruciano:
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Quanto costa ogni seduta della Commissione Antimafia?
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Quanto costano all’anno i lavori della Commissione (audizioni, missioni, consulenze, pubblicazioni, digitale)?
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Quali risultati hanno prodotto quei costi, quante audizioni (entro 30 giorni), quante proposte approvate, quante criticità risolte (casa, lavoro, salute, identità, fisco) per i testimoni?
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A cosa serve oggi la Commissione Antimafia se non convoca, non indirizza, non misura? Se è solo palcoscenico, ditelo. Ma i testimoni hanno bisogno di atti, non di applausi.
Finché le risposte non arriveranno, restiamo qui, scomodi, feroci, leali alla legge. Le mafie si sconfiggono con protocolli, verbali e tempi rispettati.
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Chi ha scritto materialmente la mail inviata a Gennaro Ciliberto per chiederne i contatti?
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Con quale qualifica e con quale mandato è stata firmata quella mail? Indicare nome, ruolo e atto di conferimento.
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Che ruolo formale ricopre la segreteria particolare della Presidente nei dossier sui testimoni di giustizia?
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Quali legami politico–istituzionali ha l’autore/autrice della mail con membri della Commissione o dell’Esecutivo?
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La Presidente Chiara Colosimo era a conoscenza della mail prima dell’invio? L’ha letta e avallata?
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Perché la Presidente ha telefonato direttamente a soggetti in protezione (Ciliberto, Coppola) su linee non protette?
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Chi ha autorizzato quelle telefonate e con quale protocollo scritto? Si fornisca copia del protocollo.
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Quando saranno calendarizzate le audizioni richieste (Ciliberto, Coppola, altri) nel rispetto dell’art. 17, L. 6/2018 presso Commissione centrale/SCP?
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Quale protocollo scritto disciplina oggi i contatti tra Commissione e testimoni in protezione? È pubblico? È stato rispettato?
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Chi ha nominato l’avv. Angela Verbaro consulente della Commissione? Atto, data, oggetto dell’incarico.
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Quali compiti, poteri, limiti e obiettivi sono stati assegnati per iscritto all’avv. Verbaro?
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L’avv. Verbaro conosce lo stato reale dei testimoni italiani e le criticità del programma di protezione? Con quali atti lo dimostra?
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L’avv. Verbaro conosce la storia del testimone di giustizia Gennaro Ciliberto (oggi nello speciale programma di protezione)?
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L’avv. Verbaro era a conoscenza della mail inviata a Ciliberto dalla segreteria?
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All’epoca in cui i familiari Verbaro erano testimoni, quale ruolo rivestiva Alfredo Mantovano nella Commissione centrale ex art. 10 e quali decisioni assunse?
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L’avv. Verbaro intrattiene oggi rapporti (istituzionali o professionali) con Alfredo Mantovano? Di quale natura?
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Chi ha proposto o avallato la nomina di Tano Grasso come consulente della Commissione?
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Qual è il ruolo operativo di Tano Grasso e quali risultati misurabili ha prodotto sinora (atti, relazioni, audizioni promosse)?
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I consulenti percepiscono compensi? Importi, capitoli di bilancio, durata degli incarichi e indicatori di risultato.
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La Presidente del Consiglio e il Governo sono formalmente informati di mail, telefonate e ritardi sulle audizioni? Quale indirizzo politico intendono assumere immediatamente?
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