Il 19 settembre 2025 l’Associazione siciliana della stampa (Assostampa Sicilia) ha diffuso una nota durissima dopo la pubblicazione di un episodio del podcast Lo Sperone, che ha ospitato il figlio del boss stragista Totò Riina.
Secondo il sindacato regionale dei giornalisti, l’iniziativa rappresenta una deriva pericolosa nell’uso di social e podcast come spazi di pseudo-informazione, soprattutto quando gestiti da persone non iscritte all’albo dei giornalisti.
Il nodo centrale sollevato riguarda l’assenza di contraddittorio e il mancato rispetto delle regole basilari dell’informazione corretta, che trasformano un contenuto mediatico in una «sponda per la disinformazione».
Assostampa Sicilia ha ribadito che la libertà di espressione non va confusa con «l’assenza di limiti e di rispetto» per: le persone direttamente coinvolte nelle notizie di cronaca; la verità storica dei fatti, in particolare quando si parla di mafia e stragi. Il sindacato è netto: «Senza regole non c’è informazione vera, non c’è democrazia».
Nella stessa nota, Assostampa Sicilia ha espresso pieno sostegno all’Ordine dei giornalisti di Sicilia, che ha lanciato un invito preciso alle autorità:
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verificare se ci si trovi di fronte a possibili reati,
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controllare l’eventuale esercizio abusivo della professione giornalistica da parte di chi produce e diffonde questi contenuti.
Si tratta di un passaggio delicato, perché sottolinea come l’informazione, soprattutto quando riguarda temi sensibili come la criminalità organizzata, non possa trasformarsi in terreno fertile per la propaganda o per la riabilitazione di figure legate alla mafia.
Il caso Lo Sperone si inserisce in un dibattito più ampio sul futuro dell’informazione digitale in Italia. Podcast, social e piattaforme online hanno moltiplicato le voci e i punti di vista, ma al tempo stesso hanno aperto la porta a disinformazione, fake news e narrazioni distorte.
La posizione di Assostampa Sicilia e dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia richiama a un principio fondamentale: senza regole e senza professionisti dell’informazione, la democrazia stessa viene messa in pericolo.
Il clamore mediatico attorno all’ospitata del figlio di Totò Riina dimostra quanto sia urgente una riflessione seria su etica, responsabilità e regole dell’informazione nell’era digitale.
L’appello delle istituzioni giornalistiche siciliane è chiaro: proteggere la qualità dell’informazione significa anche difendere la memoria delle vittime di mafia e la verità storica delle stragi.
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