«Il Tribunale del Riesame ha disposto la misura cautelare in carcere per Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello, figlia e genero del defunto capo di Cosa Nostra Salvatore Riina, indagati in concorso per estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso»
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È da «ritenersi persona estremamente pericolosa, la cui capacità di mantenere collegamenti con l’associazione criminale non è certamente venuta meno». «Diversi appartenenti all’associazione mafiosa continuano a gestire l’ingente patrimonio illecito accumulatosi nel corso degli anni e provvedono a far pervenire a Salvatore Riina e alla moglie Ninetta Bagarella, in parte attraverso Giovanni e Giuseppe Salvatore Riina, i proventi che l’associazione mafiosa percepisce sul territorio».
Franca Imbergamo, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, gennaio 2025
Giovanni Riina mantiene il ruolo diretto del padre, confermato il regime del 41bis dal tribunale di sorveglianza di Roma, maggio 2025
Questi sono solo gli ultimi avvenimenti, nell’anno domini 2025, che riguardano i figli del defunto boss stragista Totò Riina. Appartenenza e orgoglio familiare che continua a sbandierare ed osannare sui social un altro figlio del boss: il terzogenito Giuseppe Salvatore detto Salvo. Di lui molti ricordano l’ospitata da Bruno Vespa a “Porta a Porta”, qualcuno ricorda un paio di post che hanno fatto clamore (dove sono certe voci che l’anno scorso sbandieravano coraggio ed affermavano di essere uniche tra le uniche?). Ma c’è molto altro, soprattutto dal periodo del soggiorno abruzzese in poi. Lo documentiamo e ribadiamo da cinque anni, sin dai nostri primi giorni. Fatti e anche dubbi e interrogativi che sorgono su vicende anche giudiziarie (chi ricorda più l’operazione Assedio?).
Ad aprile scorso una delle ultime esternazioni social del terzogenito di totò riina, u curtu, dello scrittore che da anni si è fatto – sempre più – esaltatore della memoria del “bravo padre” che gli ha insegnato “valori” e “amore”.
Sei anni fa, meno di mezz’ora prima del minuto esatto in cui esplose l’autobomba in via D’Amelio che assassinò Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli (li citiamo e ricordiamo tutti, li nominiamo tutti, perché la loro memoria deve essere eterna, la loro memoria va esaltata, non quella di chi fu protagonista di quella stagione criminale), Giuseppe Salvatore Riina detto Salvo concluse un’asta social. In palio c’era una cover per cellulari del suo libro «Riina family», quello in cui esaltava il ricordo del padre, lo decantava e raccontava come porello gli è stato strappato quando era piccolo.
Piccino, lui si lamenta che non ha potuto più avere amore, coccole, abbracci, stare insieme al padre. E le vittime che dovrebbero dire? I familiari di chi è stato assassinato dalle mafie che dovrebbero dire? Do you remember Santino Di Matteo? E che Cosa Nostra sparò anche di fronte una donna incinta?
Ad aprile salvo riina ha pubblicato la foto di un quadro del padre annunciando, tra il tripudio e il plauso della memoria del padre tra i commenti, che verrà messo all’asta. Nel post menziona il carcere San Pietro di Reggio Calabria, perché? Quale messaggio intende dare con quella menzione colui che l’anno scorso (tanto per ricordarne una), tornato a Corleone anche se da oltre dieci anni dichiarato persona non gradita dall’Amministrazione Comunale, calpestò la memoria del giudice Cesare Terranova?
Sono almeno sei anni, dal periodo abruzzese cancellato dai suoi profili social (perché?) che oggi è documentato solo dai nostri screenshot, che vediamo un netto aumentare di livello delle esternazioni social di salvo riina. E non ci sembra certamente casuale. Ad ogni post (nella copertina di quest’articolo ne riportiamo alcuni, parole che si commentano da sole …) tripudio di commenti esaltanti. E negli anni, tra i “mi piace” e i commenti stessi, ogni tanto son sbucati personaggetti abruzzesi, che lui ha frequentato nell’anno e mezzo qui, che ben conosce chi da cinque anni frequenta queste pagine.
Tra le tante domande, interrogativi mai evasi, che abbiamo posto in questi anni sull’attività social di Riina c’è anche quella sulla possibilità (balenata in alcuni post) che dal libro “Riina family” possa essere tratto un film. Domenica 24 novembre 2024 tra i commenti al post con la foto del libro e la didascalia in francese «Niente è mai finito per sempre» (messaggio rivolto a chi? Per esprimere cosa? E cosa non è finito per sempre?) si legge un commento in cui si torna ad evocarlo. Sei giorni prima, all’indomani delle polemiche per il post nell’anniversario della morte di Tòtò Riina, il terzogenito scrittore celebrante ha pubblicato un video musicale con la didascalia «La lingua più parlata nel mondo è “a VANVERA”». Che sia una risposta all’indignazione e alla rabbia delle ore precedenti, e che si riferisca a chi non china la testa e non accetta le celebrazioni del defunto boss di Cosa Nostra, è conclusione che appare più che spontanea. Anche questo un comportamento che si ripete negli anni. L’immagine di suo post, che abbiamo riportato in un nostro articolo il 10 ottobre scorso, è di due mani che si stringono e un ramoscello d’ulivo. Chi rappresentano le mani che si stringono e perché si stringono, cosa rappresenta il ramoscello d’ulivo (simbolo universale di Pace tradizionalmente, tra chi e perché?) sono domande che abbiamo aggiunto alle tante che ripetutamente continuiamo a pubblicare e che torniamo a porre anche in quest’articolo.
La casa editrice che stampò “Riina family” è fallita da anni, ora come è possibile che Salvo Riina continua a vendere il libro su Facebook ed Instagram? E come è possibile che venga stampato e distribuito persino all’estero?
Due anni fa comparve sui profili social del rampollo un video che pare il trailer di un film, come abbiamo documentato in alcuni nostri articoli. È così? Dopo il libro avremo anche un film per celebrare Totò ‘U Curtu e la sua famiglia?
L’intensa attività social di Salvo Riina si è improvvisamente interrotta nel dicembre 2019, quando sparì da Casalbordino e da allora non si è mai più visto, e di cui oggi l’unica traccia rimangono i nostri articoli, i nostri screen e quanto precedentemente pubblicato sulle pagine Facebook (profilo non più perché Facebook cancellò al sottoscritto un profilo mentre mai nulla ha compiuto nei confronti dei post di questo soggetto e di pagine e gruppi osannanti mafie e mafiosi) e il profilo Instagram curate dal sottoscritto. Sulla pagina «ufficiale» Facebook e sul profilo Instagram «ufficiale» di Salvo Riina non c’è più nulla, tutto sparito, tutto cancellato, non c’è più traccia. Perse esattamente come la grande attività sociale e benefica sbandierata nel maggio 2019 da lui e dal suo legale. Cosa è successo? Come mai? Perché?
Viste le dichiarazioni sulla stampa e sui social di sei anni fa quale «nuova vita» ha mai proposto Riina jr? Il tenore di vita, compresa la vacanza in un luogo extralusso, appare più che alto. Da quali entrate e quali ricchezze è permesso?
La vicenda di Licata, di cui abbiamo parlato in vari articoli tra cui questo https://wordnews.it/2020/01/17/il-figlio-del-boss-dei-boss-in-abruzzo-e-riina-diventa-un-brand/ di quattro anni fa quali sviluppi ha avuto? E quali conseguenze e attenzioni sul periodo vastese-casalese del rampollo della Riina family? Quanto assidua la frequentazione di Riina con alcuni “personaggi” citati nei nostri precedenti articoli durante il suo soggiorno abruzzese? Quali rapporti sono rimasti?
Visto il tenore di vita che appare dalle foto su Facebook ed Instagram (certamente ben pochi residenti in Romania possono pagarsi una vacanza in luoghi extra lusso a Valencia, in Spagna), il rampollo vorrà magari mai raccontare qualcosa di dove sono finiti e come si potrebbero rintracciare i capitali del padre?
In un nostro articolo del gennaio 2020 pubblicammo la foto, in piena Gomorra style, postata sulla bacheca facebook di Salvo Riina nel periodo casalese in cui campeggiavano la copertina del libro, altri oggetti, un paio di manette e quella che appare una pistola. Era effettivamente una pistola? E, soprattutto, la foto era di repertorio o scattata in quei giorni?