Franco Arminio è un poeta e scrittore italiano, si autodefinisce un paesologo.Vive a Bisaccia dove è nato, un paese di 4 mila anime in provincia di Avellino.
Da sempre affronta, anche attraverso battaglie civili a tutela del territorio, il problema dello spopolamento dei borghi e delle periferie e lo fa in chiave poetica, ma anche con un approccio di analisi sociologica.
Lo abbiamo intervistato
Franco Arminio, cosa esce da questa sua attenta analisi ed osservazione nel rapporto fra abitanti e territori?
«C'è l'annoso problema dello spopolamento dei borghi e dei piccoli centri, un problema per ora senza alcuna soluzione. Una vera e propria tragedia sempre più vasta, che avviene sotto gli occhi di tutti: ccorre mettere mano alla cosa con politiche convinte per bloccare lo spopolamento delle nostre terre e per riportare qui dalla città chi se ne è allontanato».
Un amore profondo e viscerale il suo, soprattutto per i luoghi abbandonati e dimenticati anche da parte di chi vi è nato. I mesi del covid hanno reso più silenziose e solitarie le grandi città, inesorabilmente la stessa cosa è accaduta per i piccoli centri: questo ha fatto nascere un maggiore sentimento di tristezza o ne ha accentuato ancor più la bellezza?
«Il silenzio è sicuramente aumentato anche tra le strade già poco rumorose dei piccoli borghi. A livello strettamente personale l'ho vissuto bene; ora con la riapertura è tornato il brusio e una modesta circolazione. Questo mi fa sicuramente piacere perché significa che abbiamo superato la fase drammatica, ma dal punto di vista emozionale e per l'atmosfera che si respirava, tutto era sicuramente più intenso».
Il ritorno ai borghi, alla vita semplice ad una nuova realtà nelle periferie: questo suo messaggio, con la pandemia, sembra aver conquistato una nuova forza. Condiviso anche da altri, pensiamo a Stefano Boeri con il suo progetto di bosco verticale o a Cucinelli con quello che ha realizzato a Solomeo: si va verso una rivisitazione dell' organizzazione territoriale e delle soluzioni abitative nel loro complesso.
Secondo lei sarà possibile far passare questo messaggio e modificare uno stile di vita fatto di stress, traffico, confusione, grandi città, che normalmente caratterizza le nostre vite?
«Siamo un po' contraddittori in questo! In molte persone c'è una sempre maggiore consapevolezza dei gravi problemi legati al territorio, ma è ancora insufficiente la risposta della politica che deve affiancare la consapevolezza dei suoi cittadini, stare loro accanto in un passaggio che è soprattutto culturale, il supporto politico è fondamentale. La necessità che le città debbano decrescere è oramai un fatto acquisto perché non ci sono più spazi, sono sovraffollate e la nuova visione che i piccoli paesi vengano "ripresi" per la bellezza e la qualità della vita che possono offrire si sta sempre più diffondendo. Io sono ottimista per il medio e lungo periodo, ma molto dipenderà dai buoni amministratori sia locali che regionali e dalla politica nazionale, per intraprendere un percorso condiviso insieme ai cittadini con politiche mirate».
Li si definisce una inagibile come le case dopo il terremoto dice "non sono cadute, ma è pericoloso starci dentro: gli inagibili sono inquieti di lungo corso", ce lo può spiegare?
«L'inquietudine degli inagibili è come un tremore continuo, proprio come durante il terremoto. Alcune persone vivono come su un cratere e se ascolti il loro cuore senti questo fremito. L'inquietudine può essere dovuta a un trauma, a un problema clinico o può trattarsi di semplice predisposizione: è un vero e proprio tremore esistenziale. L' unica cosa che può portare sollievo è la fratellanza, la vicinanza fra chi vive la stessa situazione, così ci si sostiene».
La ricordo durante una sua intervista seduto su una panchina probabilmente a Bisaccia, ad ascoltare il silenzio.
Un silenzio che racconta molto più delle parole. Questo rifugiarsi in luoghi poco popolati, a contatto con la natura, in territori silenziosi è una fuga da un mondo che non le piace o al contrario un' apertura ad una quotidianità che calma i tumulti dell'anima?
«La mia non è una fuga, io qui ci sono nato; mi sono ritrovato da adulto in un posto che si è spopolato, è diventato desolato, ma io resto è il mondo che se ne è andato.
Chi vive in un paese è fortunato».
Durante la pandemia lei si è messo a disposizione delle persone: un contatto il suo per parlare, essere ascoltati e ricevere poesie. C'è tanta necessità di parlare e condividere tra le persone, c'è bisogno di trovare una voce amica e qualcuno disposto ad ascoltare: come hanno risposto i suoi lettori?
«Hanno chiamato i miei lettori, ma anche molte persone che hanno letto il mio appello; tante donne di ogni età, dai 17 ai 90 anni, da varie regioni, di diverse realtà sociali. Ne è emersa un'altra Italia che ha raccontato frustrazioni, paure, storie…
C'è stato anche il baratto dei libri e la lettura delle poesie al telefono, una bellissima esperienza».
Nelle sue poesie, nei suoi scritti non c'è solo l'attenzione per il territorio e i borghi desolati, ma anche l'amore, tanto amore.
«"L' amore muove il mondo", ognuno deve viverlo come vuole.
Nel mio ultimo libro, una raccolta di poesie che uscirà a luglio dal titolo "La cura dello sguardo, nuova farmacia poetica", parlo della necessità di inventare altre forme di relazioni, perchè quelle tradizionali non reggono più. Ho una mia visione non facilmente accettabile nella società odierna, ma che mette l' amore al primo posto, sempre».
Leggendo le parole, sia in prosa che in versi, di Franco Arminio è un po' come rientrare nella casa dei nonni dove c'era sempre un buon odore, riconoscibile anche ad occhi chiusi, il grande cammino acceso, il pane caldo e le caramelle d'orzo che non mancavano mai.
Ma c'è anche la bellezza dei nostri territori incontaminati, l'inquietudine della vita e l'amore passionale e totalizzante che colora la vita di ognuno di noi.
C'è la vita vera, reale.
Franco Arminio ci riporta indietro nel tempo per poi andare avanti e salvarci e ritrovarci almeno un po'.
I suoi versi:
"Cambiate vita appena è possibile,
cambiate vita appena vi è chiaro
che la noia uccide un attimo su due (….)".
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2020-06-13 18:53:15
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