Buongiorno Anna, la nostra sarà una chiacchierata per poter far meglio conoscere il suo libro. Comincerei con il chiederle se il suo romanzo è ispirato ad una storia vera?
Non è ispirato ad una storia vera. Le tre storie narrate sono state create con il contributo di alcune vicende che appartengono ai miei ricordi, intrecciate con altre partorite dalla fantasia. D’altra parte, il verosimile può intrigare più del vero. Di reale c’è la Storia di sottofondo sia negli avvenimenti maggiori che in quelli minori, come nei dettagli ad esempio di alcuni oggetti posseduti o di luoghi vissuti.
L’incipit si apre con il bombardamento della stazione Ostiense a Roma nel 1944, avvenimento vissuto da alcuni conoscenti della mia famiglia.
Perché “Arazzo di famiglia”?
Con la metafora dell’arazzo familiare mi piaceva mettere l’accento sulle dinamiche della famiglia. Quello che accade nel nucleo chiuso del parentado è interessante dal punto di vista emozionale. Eduardo De Filippo, Ibsen, Bergman hanno espresso dei capolavori mettendo in scena le loro osservazioni sulla famiglia.
Perché ha ritenuto efficace la tecnica narrativa dei piani e dei diversi punti di vista?
Volevo intrigare il lettore scegliendo qualcosa di diverso dalla narrazione cronologica. Questa tecnica mi ha permesso di coprire un arco temporale lungo ottanta anni, mettendo in luce quegli avvenimenti importanti per la storia e per l’obiettivo che lo animava, nello specifico la genealogia della consapevolezza della donna d’oggi.
Quale personaggio le è più caro e perché?
Come una madre ho amato tutti i miei personaggi ma una maggiore predilezione va a Maricò, la nonna. Lei, nata agli inizi del Novecento, è sottoposta all’autorità del padre che dispone della sua vita facendola diventare dama di compagnia di una nobile sua coetanea e poi, al matrimonio di questa, ad affiancare il medico del paese come aiutante infermiera. Maricò ha studiato e viaggiato assieme alla sua nobile compagna e ha percepito un salario per il suo lavoro, condizioni queste che iniziano a incidere sulla sua consapevolezza. Questa donna che sembrava non avere una volontà propria, una volta rimasta vedova e in gravi difficoltà economiche, rifiuta la proposta di un buon matrimonio fatta da un suo antico spasimante che in passato l’aveva delusa. Per mantenere se stessa e sua figlia sa che potrà ricorrere a un’altra via: quella del lavoro.
A quale pubblico si rivolge il suo romanzo? Tre motivi per cui un lettore o lettrice dovrebbe leggere il suo libro
Dei lettori mi hanno scritto in merito. Le tematiche del romanzo riguardano principalmente le donne e sembrerebbero rivolte al solo interesse delle lettrici. Ricercare nel tempo i piccoli passi fatti nell’emancipazione femminile è il primo buon motivo per leggere il romanzo. Ciononostante, alcuni lettori, stimolati dalle loro compagne, si sono immersi con curiosità nelle vicende narrate, sperando di capire qualcosa in più del misterioso mondo femminile. Questo potrebbe essere il secondo motivo per leggere il romanzo. Tra i commenti maschili che mi sono arrivati due mi hanno colpito. Il primo esprime uno strisciante timore circa i segreti femminili seminati nel romanzo che riguardano la paternità, sempre di spinosa incertezza, l’altro la proposta di un insegnante di liceo che vorrebbe suggerire ai suoi allievi la lettura di Arazzo familiare per approfondire la conoscenza storica e sociale del Novecento. Questo potrebbe costituire il terzo motivo per leggere il libro. Mi auguro che questo romanzo diventi popolare nell’accezione del termine, capace di suscitare un interesse diffuso oltre le classi di età o di sesso. La conoscenza del passato recente, quello che ormai non si racconta più in famiglia, potrebbe far vivere meglio il presente.
Se dovesse definirlo attraverso un colore a quale lo accosterebbe?
Lo accosterei al verde, il colore della speranza per un percorso di vita diverso. Ma ci sono anche altri colori come luci che illuminano le figure che non sono mai oscure. Per non dimenticare, poi, anche il fil rouge delle ricette di cucina che le tre donne si tramandano. Il disegno di un arazzo è composto da diversi colori e tante sfumature.
Quali sono state le sue fonti storiche?
Ho dedicato molto tempo alla ricerca storica, consultando numerosi volumi sulla storia d’Italia disponibili nella Biblioteca Centrale di Roma di cui ero diventata assidua frequentatrice. Ho potuto leggere anche giornali d’epoca e altri di costume. Mi sono imbattuta nella Storia di una spia americana a Roma di Peter Tompkins che mi è stato di ispirazione per un personaggio chiave del romanzo. Ho letto anche Pane Nero della Mafai, come Roma occupata 1943-44 di Majanlahti e Guerrazzi e poi Una Finestra sulla Garbatella di Canali. Per quello che riguarda Penne, mi è venuto in supporto con pubblicazioni, foto e informazioni un cittadino pennese, l’artista Mario Costantini.
Ci può dire qualcosa delle sue opere precedenti? Quali sono e quali argomenti hanno toccato?
In precedenza, non mi ero espressa nel campo della narrativa. Ho scritto cinque libri scientifici -divulgativi dal titolo La scienza in cucina, editi da Gremese editore, e molti testi per il teatro. Sono state rappresentate più di venti opere tra corti teatrali, atti unici e persino un musical. Gli argomenti hanno spaziato dall’osservazione dei costumi alla divulgazione delle scoperte scientifiche fino ai personaggi storici. L’ultima opera rappresentata, sotto forma di lettura scenica, è stata fatta in un giardino pubblico agli inizi di Settembre 2020, con le cautele per il Covid. Ha riguardato la figura di Giuliano l’Apostata.
Perché una storia di donne? Ha un particolare interesse per la costruzione della figura femminile nel tempo e perché?
Negli ultimi anni ragionavo molto sulle donne d’oggi che appaiano così autonome e desiderose di confrontarsi in ogni campo con una determinazione impensabile solo fino a pochi anni fa.
Il Novecento è stato il secolo in cui la donna si è maggiormente trasformata, grazie ad eventi drammatici eppur favorenti come le due guerre mondiali e il ’68 e alle conquiste dei diritti sociali negli anni Settanta. In cento anni si è passati dalla donna succube dell’autorità paterna, senza nessuna possibilità di esprimere se stessa, alle giovani di oggi che possono anche fare le astronaute. Mi domandavo in che modo la donna era arrivata a conseguire questo livello di consapevolezza. Sono andata indietro nel tempo per trovare quei segnali che, da una generazione all’altra, sono stati trasmessi come un passaggio di testimone. Ho utilizzato la modalità della saga familiare, che mi ha permesso di creare tre donne diverse, ciascuna espressione del proprio tempo, capaci di scelte originali.
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2021-03-29 12:05:06
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