Caro direttore,
in queste ultime ore, l'intero Paese è bombardato dall'incessante riproporsi della notizia della scomparsa del noto personaggio pubblico e politico Silvio Berlusconi, conosciuto non solo per le sue doti imprenditoriali e magnate dei media italiani, ma anche per essere stato primo ministro per ben tre volte e fondatore del partito politico Forza Italia.
È indubbio che la sua carriera politica abbia influenzato (volente o nolente) la politica del Paese per molti anni, passando da una serie di riforme a scandali, controversie e trattative, accusato di concussione, fino alla condanna nel 2013 per frode fiscale e successivamente per corruzione, negando instancabilmente tutte le accuse, sostenendo al contrario di essere vittima di un machiavellico complotto politico contro la sua persona.
Berlusconi è celebre alla scena internazionale non solo per gli scandali politici, ma soprattutto per gli inciuci personali.
Ma nonostante abbia perso gran parte della sua influenza politica negli ultimi tempi, resta comunque una persona importante nella vita politica e sociale italiana, nella misura esatta in cui lo è un qualsiasi altro personaggio politico, non tanto da dover dichiarare il lutto nazionale.
La morte di un qualsiasi personaggio pubblico, a maggior ragione se interessa la scena politica del Paese, è sempre un evento che interessa l'opinione pubblica. In questo caso, la morte assume una proiezione diversa e soggettiva, accompagnata dalla certezza che il suo lascito politico non è del tutto positivo.
Berlusconi è stata una figura controversa che ha diviso sin da sempre il pensiero collettivo durante la sua carriera politica.
Se da una parte è corretto riconoscere il lutto che ha colpito familiari ed amici del defunto, dall'altro è altrettanto corretto fare i conti con l'eredità lasciata dal "politico" scomparso che porta con sé dubbi sul suo stile e sui metodi adoperati nella sua attività politica, sul modo in cui ha gestito importanti questioni non solo nazionali e sulla sua forte personalizzazione delle dinamiche politiche. In particolare, di come sia stato capace di sfruttare il suo carisma da leader e creare una sorta di dipendenza con i suoi sostenitori che lo hanno difeso (e continuano a farlo) acriticamente, incapaci di guardare agli errori commessi, generando una situazione conflittuale continua con chi critica o ha criticato il leader e/o il suo gruppo, in cui ogni cosa diventa strumento propagandistico e non confronto e dialogo, l'altrimenti detto elettorato berlusconiano, poco incline alla coesistenza o alla mediazione, senza tralasciare la sua discutibile integrità morale.
Non dimentichiamo che il nome di Silvio Berlusconi è stato coinvolto nella complessa vicenda giudiziaria svoltasi negli anni ‘90, la cosiddetta “trattativa Stato-mafia” (una trattativa segreta tra lo Stato italiano, rappresentato soprattutto da alcuni uomini delle istituzioni e dei servizi segreti e i vertici delle organizzazioni criminali, in particolare Cosa Nostra, al fine di porre fine alla strage di mafia degli anni '80 e '90), a causa di alcuni “presunti” incontri tra il leader di Forza Italia e alcune figure chiave della mafia, avvenuti durante la campagna elettorale del 1994. Tuttavia, Berlusconi ha sempre negato di aver avuto contatti diretti con la mafia e di aver partecipato alla trattativa Stato-mafia. Inoltre, non sono mai emerse prove concrete che lo incriminassero in questo contesto.
Con Silvio Berlusconi come presidente del consiglio, l'Italia raggiunge il massimo dell'umiliazione internazionale grazie allo scandalo sessuale Ruby-gate (2010) che lo ha visto coinvolto e con il quale egli stesso viene soprannominato il “premier del bunga bunga”. Nonostante le critiche sulla sua moralità e la sua capacità di negoziare, è impossibile non riconoscere il ruolo significativo che ha avuto nella vita politica del Paese e dell'Europa e, pur non essendo un grande esempio di uomo politico, ha comunque contribuito allo sviluppo di alcune politiche pubbliche e alla definizione di una visione politica specifica, ma questo non giustifica la scelta di voler dichiarare una giornata di commemorazione nazionale.
Il lutto nazionale è dichiarato dal governo per onorare e commemorare le vittime di eventi tragici che hanno avuto un impatto significativo sulla nazione come ad esempio la morte del presidente della Repubblica e del Papa, le tragedie come i terremoti o le catastrofi aeree o navali che hanno causato molte vittime, o stragi di mafia di cui ne conosciamo sin troppo bene l’entità e la violenza. La decisione di dichiarare il lutto nazionale viene presa in base alla gravità dell’evento e delle conseguenze sociali e politiche.
Tutto ciò che accomuna tale scelta riguarda la rilevanza che l’evento ha sulla nazione e sulla necessità di fermarsi per un momento di riflessione, commemorazione e di commiato e francamente non mi sembra questo il caso.
Ma ciononostante, la morte di un personaggio politico come lo è stato Berlusconi ci invita però a ri-considerare l'importanza di perseguire una politica più etica, trasparente e aperta alla comunicazione. Solo in questo modo sarà possibile creare un ambiente politico e sociale che valorizzi l'inclusione e il rispetto dei diritti di tutti.
"Il politico onesto è colui che non cede alla tentazione della corruzione, e non si lascia accecare dalla ricerca del potere".
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2023-06-14 19:55:24
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