Continua senza soste il nostro approfondimento intorno ai manifesti funebri realizzati dall’amministrazione comunale di Petilia Policastro per il cordoglio nei confronti della famiglia di un mafioso ergastolano. Senza dimenticare il “festoso” funerale in stile Casamonica (mafia romana) e la partecipazione degli amministratori del posto alla celebrazione funebre di Rosario Curcio, il massacratore di Lea Garofalo, la fimmina che sfidò la schifosa ‘ndrangheta.
Questa volta abbiamo sentito Mario Ravidà, già commissario della polizia di Stato e insignito, nella prima edizione (novembre2022) del Premio Nazionale Lea Garofalo.
«Le organizzazioni criminali, in particolare la ‘ndrangheta, la mafia, cercano, con queste rappresentazioni, anche nei momenti tragici quando uno di loro non c'è più, muore in situazioni particolari, come è stato per questo signore (Rosario Curcio, la bestia come le altre bestie dei Cosco, nda), cercano praticamente di imporre la loro presenza ed avere praticamente un riconoscimento della popolazione di quello che rappresenta, cioè la ‘ndrangheta. Il problema è che lo Stato, le Istituzioni, hanno vietato in passato queste rappresentazioni proprio per queste ragioni. Ci dovremmo chiedere perché non è successa questa cosa».
Per la verità da giorni stiamo ponendo le nostre domande. Ma nessuno ha avuto la forza di rispondere. Ricordiamo anche che abbiamo, per una giornata intera, contattato la Prefettura di Crotone. La risposta è stata disarmante: “il responsabile che si è occupato di questa vicenda è in ferie”. Lo Stato non può permettersi le ferie nel contrasto alle organizzazioni criminali. Abbiamo chiesto di parlare direttamente con il Prefetto ma lo abbiamo trovato occupato.
Ma torniamo alla nostra chiacchierata con Mario Ravidà.
«Ricordo che c'è stato il sindaco di Roccabernarda che dopo la nostra rappresentazione (prima edizione Premio Nazionale Lea Garofalo, 21/24 novembre 2022, nda) ha avuto un episodio spiacevole. Secondo me hanno punito questa vicinanza che c'è stata con noi in quel determinato periodo. Se lo Stato non interviene a proteggere queste persone, le nostre Istituzioni rimangono sole, come al solito».
Un funerale fatto in quel modo festoso (palloncini, fiori bianchi, magliette stampate, striscioni) che significato può assumere?
«Un significato di potenza e di controllo del territorio. Nel momento in cui ci sono queste manifestazioni festose, di riconoscenza e di rispetto verso quella persona, si vuole dire che il rispetto è verso l’organizzazione di cui faceva parte. Lo Stato dovrebbe intervenire duramente per punire queste cose, impedirle. E se non le impedisce, per qualsiasi motivo, perlomeno deve applicare quelle che sono le norme per chiudere un paese».
Al funerale “festoso”, dedicato ad un mafioso condannato all’ergastolo, in stile Casamonica, hanno partecipato gli esponenti delle istituzioni, tra cui un’assessora, Maria Berardi, che si è dimessa.
«Anche in questo caso la celebrazione assume il significato che anche le Istituzioni sono piegate al volere di determinati gruppi criminali».
E perché si piegano?
«Perché, magari, sei affiliato e dai il tuo sostegno. Ma se non sei affiliato e rappresenti le Istituzioni democratiche diventa un fatto grave».
Perché?
«Perché ci fa capire che le Istituzioni democratiche sono o inquinate o, quantomeno, hanno paura di rappresentare quello che dovrebbe essere il loro ruolo, di combattere determinati fenomeni».
Il sindaco di Petilia Policastro ha giustificato i manifesti, dove c'è il nome dell'amministrazione e dove c'è il suo nome, dicendo: “è stato un errore”. Ma dopo un fatto del genere quale dovrebbe essere la risposta dell’Istituzione? Queste persone dovrebbero, nonostante tutto, dimettersi o dovrebbero continuare la loro azione amministrativa?
«Non è ammissibile né pensabile un errore del genere, perché loro conoscevano bene chi era questo personaggio. Quel manifesto in quel momento rappresenta, come dicevo prima, un riconoscere il potere delle organizzazioni criminali. Due sono le cose: o si dimettono in massa, la cosa più logica che possono fare. Ma se questo non dovesse succedere devono essere altre Istituzioni a prendere in mano questa situazione e chiudere il Comune. Questo è successo in altri posti e non vedo perché non debba succedere anche a Petilia».
È stata anche presentata dall’On. Ascari, componente della commissione antimafia, una interpellanza scritta al Governo.
«Che dire, speriamo bene. Indipendentemente dai presupposti governativi in questo momento. Si riesce difficile pensare che si voglia effettivamente colpire questo fenomeno».
Le riporto un’altra dichiarazione del sindaco di Petilia Policastro: “i manifesti funebri vengono stampati per tutti. Tutti i morti sono uguali”. Questo sta a significare che Lea Garofalo è uguale al mafioso, suo assassino, Rosario Curcio. Lei concorda?
«Assolutamente no. Lasciamo perdere la questione umanitaria perché non si tratta di umanità ma si tratta di stabilire quali sono le leggi da far rispettare e dimostrare che lo Stato è presente. In questo caso hanno dimostrato che lo Stato, purtroppo, in quei posti ancora è latitante. Non c'è presenza dello Stato».
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La storiaccia non finirà, certo, con le dimissioni di una assessora presentate in un consiglio comunale. O con le INUTILI lamentele. O con le sterili minacce, che rispediamo con forza alla mittente-parente.
La Stampa libera non ha padroni e padrini.
Ecco le nostre domande:
– Chi ha autorizzato e non ha controllato il "festoso" funerale?
– Perchè nessuno, ancora oggi, si assume le proprie responsabilità dopo un messaggio devastante che è passato su quel territorio?
– Bastano le dimissioni della ex assessora che ha partecipato al "festoso" funerale?
– Al "festoso" funerale era presente anche il vice-sindaco di Petilia Policastro Carmelo Garofalo?
– Al "festoso" funerale erano presenti anche due consiglieri comunali, uno della maggioranza e una dell'opposizione?
- Curcio, il protagonista di tutto questo "circo" dell'antimafia, si è suicidato, come sostiene la versione ufficiale, o è stato indotto al suicidio?
Lo scriviamo ancora una volta, per l'ennesima volta. Visto che si continua a far finta di non capire: dovevamo farci i fatti nostri? dovevamo girare la testa dall'altra parte? dovevamo mettere la testa sotto la sabbia, come gli strunzi? dovevamo evitare le domande?
«Un fatto gravissimo. Queste sono responsabilità gravissime. Le Istituzioni non possono partecipare a un funerale di un uomo di mafia. Anche questa signora si dovrebbe dimettere. Ma che messaggio dà alla popolazione di quel paese? Che bisogna dare rispetto un uomo di mafia? Ripeto, la morte non ci rende tutti uguali.»
On. Stefania Ascari, componente commissione parlamentare Antimafia, WordNews.it, 20 luglio 2023
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