«Saluto il Vescovo di Piazza Armerina, Monsignor Rosario Gisana: bravo, questo Vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto. Per questo, quel giorno in cui andai a Palermo, ho voluto fare sosta prima a Piazza Armerina, per salutarlo; è un bravo Vescovo».
Queste parole sono state pronunciate da Papa Francesco lunedì scorso durante l’udienza dell’Associazione Piccola Casa della Misericordia di Gela (Caltanissetta). Il riferimento è apparso chiaro sin dai primi lanci di agenzia.
«Nella sua diocesi c'è stato un caso di abusi, ci sarà processo – ha riportato l’Ansa – lo scorso mese di luglio è stato rinviato a processo un catechista di Gela per presunti abusi su un minore. Secondo le indagini, coordinate dalla Procura e condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela, avviate nel 2022, la presunta vittima aveva messo al corrente il vescovo degli abusi subiti. Affermazione che è sempre stata respinta da monsignor Gisana».
«Nel luglio scorso a Gela è stato rinviato a giudizio un catechista per presunti abusi su un minore – riporta l’Agi – Le indagini coordinate dalla Procura e condotte dalla Squadra Mobile di Caltanissetta e dal Commissariato di Gela hanno preso avvio nel 2022, quando la giovane vittima ha testimoniato in un diverso procedimento penale a carico di altro soggetto, denunciando abusi che raccontava di aver subito fin da quando era ancora dodicenne protrattisi per i successivi sei anni. Il giovane avrebbe informato di tutto il vescovo di Piazza Armerina Rosario Gisana, che a sua volte era già stato informato da un altro sacerdote. Monsignor Gisana già in qualche modo coinvolto nell'inchiesta su pedofilia e abusi che vede coinvolto il sacerdote don Giuseppe Rugolo, poi trasferito. Monsignor Gisana ha sempre respinto ogni suo coinvolgimento nella vicenda».
«Qualcosa di “indecente” alla vigilia della requisitoria sul caso Rugolo» attacca Rete L’Abuso. «Spazzata in un nanosecondo direttamente dalla bocca di Papa Francesco qualunque oramai flebile speranza di giustizia rimasta in Italia per le vittime di abusi sessuali del clero cattolico – inizia il comunicato dell’associazione – l’unico paese in Europa inerte in materia e al momento oggetto per inadempienza di una petizione al Parlamento Europeo.
Un’altra all’ONU, sulle anche pregresse inadempienze». «Una tempistica tanto perfetta quanto sospetta non solo nell’inaspettata posizione di Papa Francesco, contraria ai suoi stessi decennali proclami di tolleranza zero, ma perché il tutto accade alla vigilia della requisitoria di domani, presso il tribunale di Enna dove parleranno le parti – prosegue Rete L’Abuso – L’Associazione non può che disapprovare in nome della verità e della giustizia per le vittime, (solo) in Italia escluse dalla stessa CEI da qualunque attività in materia. Teniamo ad annotare in virtù della “Giustizia Vaticana” che venerdì scorso, la notizia proprio inerente al caso Rugolo/Gisana che oltre alla vittima, alla Rete L’ABUSO (parte civile nel processo) e tre giornalisti, salgono a cinque le querele per chi ha parlato del caso. Querele per le quali in tutti i casi la procura chiede l’archiviazione».
«Parole che suonano quanto mai grottesche e stridono con le sue reiterate affermazioni di vicinanza alle vittime degli abusi e contro il clericalismo, gli insabbiamenti, le coperture» per il Coordinamento Italy ChurchToo che chiede «dov’è la tolleranza zero» contro gli abusi. Dopo aver riassunto le due vicende riportate anche da Ansa e Agi il coordinamento pone interrogativi a Bergoglio: «Da chi sarebbe stato “perseguitato”, allora, mons. Gisana? Forse dalla giustizia, dagli atti processuali? Dalla testimonianza delle vittime? Davvero, nella Chiesa della “tolleranza zero”, si considerano “persecuzioni” le denunce di vittime di abusi? Da chi sarebbe stato calunniato, se persino lui ammette, testualmente (come da intercettazioni agli atti), di “avere insabbiato il caso”? Cosa significa per papa Francesco essere un “uomo fermo”? Trasferire, come ha fatto Gisana, don Rugolo in altra diocesi, secondo una prassi più che consolidata nella gerarchia della Chiesa, giustificando l’iniziativa per “motivi di studio”? Che cosa significa per papa Francesco essere un “uomo giusto”? Offrire, come ha fatto Gisana, a un sopravvissuto 25mila euro in contanti, presi dai fondi della Caritas, con una clausola di riservatezza? Che cosa significa per Francesco essere un “bravo vescovo”? Fare carta straccia del motu proprio Vos Estis Lux Mundi, trasferendo, nella mancanza di trasparenza, un prete accusato di abusi sessuali in altra diocesi e pensando così di tutelare le vittime? Non comunicare i dati sulle attività diocesane in merito alla gestione dei casi di abuso richieste dal primo report della Cei (2022), come ha fatto la diocesi di mons. Gisana?»
In conclusione del comunicato il coordinamento ItalyChurchToo, dopo aver sottolineato la tempistica delle parole del Papa, sottolinea che «un pronunciamento di questo tipo da parte del papa fa comprendere che l’atteggiamento di tutela dell’istituzione è un habitus mentale e comportamentale intrinseco alla gerarchia. Una volta di più si conferma che la Chiesa non può riformarsi da sola. Una società civile laica e consapevole, come avviene in altri Paesi, dovrebbe fare la sua parte».
«A poche ore dalla requisitoria del pm e della discussione delle parti civili, nel processo al sacerdote Giuseppe Rugolo, accusato di violenza sessuale aggravata su minori, e che scaturisce dalla mia denuncia, la nota della sala stampa del Vaticano nella quale Papa Francesco tesse le lodi del vescovo di Piazza Armerina, Rosario Gisana, fa male oltre che fa pensare» ha dichiarato Antonio Messina, il giovane che ha denunciato il sacerdote per le violenze subite, ad Enna Live.
L’udienza si è tenuta martedì con lo slittamento della requisitoria del pm, riporta l’Ansa. « Slitta la requisitoria del pm Stefania Leonte, e le conclusioni degli avvocati delle parti civili, previste per oggi, nel processo che vede alla sbarra Giuseppe Rugolo, il sacerdote accusato di violenza sessuale su minori.
Dopo una lunga camera di consiglio, il tribunale presieduto da Francesco Pitarresi, ha ammesso la produzione di una chat che comproverebbero le confidenze tra la vittima ed una amica sugli abusi subiti nell’immediatezza dei fatti. Il prossimo 21 novembre, dunque, si terrà un’udienza interlocutoria per nominare un consulente che dovrà estrapolare dall’account della vittima la chat completa. Restano confermate le altre due date di udienza, il 13 dicembre e il 10 gennaio, giorno della sentenza che però, a questo punto, sembra improbabile sia emessa proprio in quella data».
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2023-11-09 12:13:12
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