Quando, negli anni '60 del secolo scorso, ci fu la crisi di Cuba, perché l'Unione Sovietica stava per piazzare missili sull'isola, proprio al confine con gli USA, ci trovammo ad un passo da un conflitto nucleare. Tuttavia c'erano dei blocchi culturali, politici ed economici solidi che si contrapponevano e potevano anche confrontarsi su tavoli e cercare di trovare soluzioni, come poi avvenne.
Furono smantellate le basi missilistiche a Cuba e gli USA, senza che venisse data pubblicità, smantellarono le basi missilistiche in Turchia.
Ora, in pieno pensiero unico neoliberista, con una crisi culturale ed un modello economico che non riesce a dare risposte ai reali problemi del Pianeta, come la crisi ecologica e demografica, con una instabilità sempre più palpabile, ci troviamo di fronte ad una escalation verso la terza guerra mondiale, di cui si parla sempre più spesso, senza avere un reale luogo di decantazione e confronto.
Ognuno pensa di poter tendere la corda per ottenere qualcosa di più ma questa corda si avvicina sempre più alla rottura.
Nella massima incoscienza, comunicata dai mezzi di massa, che continuano a cercare di distrarci dalla possibile tragedia o ci pongono come ineluttabile la tragedia che si sta delineando e ci spingono al riarmo, ci troviamo impotenti e sgomenti di fronte a queste fini menti che ci stanno portando all'autodistruzione.
Ci vuole una rivoluzione culturale prima di tutto nelle menti, la capacità di distaccarsi dai messaggi subliminali di impossibilità di evitare la catastrofe, la richiesta impellente di luoghi di decantazione e confronto.
In questo momento l'unica figura di alto profilo che potrebbe coagulare le volontà di pace ed interrompere questa escalation di morte, è Papa Francesco. Forse sarebbe il caso di trovare una sintesi nuova intorno a questa figura in un mondo che appare sempre più come una maionese impazzita.
L.P.
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2024-03-30 12:36:57
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