Dopo la caduta del fascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trovava a ricostruire non solo le sue città distrutte, ma anche le sue istituzioni democratiche. Uno degli eventi più significativi di questo periodo fu la conquista del diritto di voto per le donne, sancita dal Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945.
Il referendum del 2 giugno 1946 è universalmente noto per aver sancito la nascita della Repubblica Italiana, pochi ricordano che il 10 marzo 1946 segna il vero debutto delle donne nelle urne, con le prime elezioni amministrative in cui poterono esprimere il loro voto.
L’ottenimento del diritto di voto per le donne non fu un caso isolato, ma il risultato di un lungo percorso di lotta per la libertà e la democrazia. Durante la Resistenza italiana (1943-1945), le donne giocarono un ruolo cruciale nella lotta contro il nazifascismo.
Migliaia di donne si unirono ai movimenti partigiani, non solo come staffette, infermiere e informatrici, ma anche come combattenti armate nelle brigate partigiane. Le partigiane furono fondamentali per il successo della lotta di Liberazione. Tra loro si ricordano figure come Tina Anselmi, Carla Capponi, Ada Gobetti e Irma Bandiera, che pagarono con la vita o con la persecuzione il loro impegno per la libertà.
L’Associazione Nazionale delle Donne Partigiane (ANDP) e i Gruppi di Difesa della Donna furono tra le organizzazioni che favorirono la mobilitazione femminile durante la guerra. Dopo la Liberazione, molte delle donne che avevano partecipato alla Resistenza divennero protagoniste della politica italiana, contribuendo alla stesura della Costituzione e alla difesa dei diritti civili e sociali.
Le elezioni amministrative del 10 marzo 1946 si svolsero in 5.722 comuni italiani, segnando una partecipazione straordinaria da parte delle donne, che dimostrarono un forte interesse e senso di responsabilità politica. Questa tornata elettorale rappresentò il primo banco di prova per il suffragio femminile in Italia, anticipando il più celebre appuntamento del 2 giugno. Le donne votarono e si candidarono in molti comuni, ottenendo seggi nei consigli comunali e contribuendo all’avvio di una nuova fase della politica italiana, più inclusiva e rappresentativa.
Il 10 marzo 1946 fu un momento chiave nel percorso di emancipazione delle donne italiane. Le donne erano pronte a esercitare il proprio diritto di voto e a partecipare attivamente alla vita politica del Paese. Le elezioni amministrative dimostrarono anche quanto fosse forte il desiderio di cambiamento e di partecipazione democratica dopo anni di dittatura e guerra. Il voto delle donne contribuì a dare un nuovo volto alla politica locale e pose le basi per la loro futura rappresentanza nelle istituzioni nazionali.
L’esperienza del 10 marzo 1946 fu fondamentale per rafforzare il ruolo delle donne nella società e nella politica. L’ampia partecipazione femminile contribuì a dissipare molti pregiudizi sul ruolo delle donne nella sfera pubblica e gettò le basi per il riconoscimento definitivo della parità dei diritti civili e politici. Pochi mesi dopo, il 2 giugno 1946, le donne votarono di nuovo, questa volta per il referendum istituzionale e per l’elezione dell’Assemblea Costituente. Questo secondo appuntamento elettorale consolidò definitivamente il suffragio universale in Italia.
Dopo il voto del 10 marzo e il referendum del 2 giugno, l’Italia affrontò la stesura della Costituzione. Le donne furono presenti tra i legislatori. Delle 556 eletti all’Assemblea Costituente, 21 erano donne. Furono chiamate Madri Costituenti, contribuirono attivamente alla scrittura della Costituzione italiana, battendosi per i diritti delle donne e l’uguaglianza sociale.
Tra le Madri Costituenti antifasciste più influenti ricordiamo:
- Nilde Iotti, in seguito divenne la prima donna Presidente della Camera dei Deputati, si batté per il riconoscimento dell’uguaglianza tra uomini e donne nella famiglia e nella società.
- Lina Merlin, nota per la legge che abolì le case di tolleranza (1958) e per la sua lotta contro la discriminazione di genere.
- Teresa Noce, sindacalista, contribuì all’elaborazione di norme a tutela del lavoro femminile.
- Angela Gotelli, si impegnò nella definizione dei principi di assistenza sociale e welfare.
- Maria Federici, sostenitrice dell’istruzione e dei diritti delle donne nel mondo del lavoro.
LE 21 MADRI COSTITUENTI: Adele Bei, Bianca Bianchi, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana, Maria Nicotra Verzotto, Teresa Noce, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi e Vittoria Titomanlio.
Il 10 marzo rappresenta una data simbolo nella storia della democrazia italiana. Da quel momento in poi, la loro voce divenne parte integrante del processo democratico, contribuendo a costruire un’Italia più equa e rappresentativa.
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