Pesah, passaggio. La Pasqua del popolo ebraico, il passaggio dalla schiavitù in Egitto alla libertà nella Terra Promessa, la Pasqua di Cristo e il passaggio dalla morte alla Risurrezione. Abbiamo superato i giorni della settimana che i cattolici definiscono “santa”, i giorni che hanno condotto alla crocifissione che ha cambiato la Storia e alla cui Croce milioni di italiani hanno posto lo sguardo.
Ci sono croci i cui chiodi non vengono tolti dopo tre giorni, crocifissi a cui sono ben pochi gli sguardi e molti non vedono (o fanno finta di non vedere), per cui questi non sono stati giorni di festa e il passaggio alla liberazione non c’è. O almeno non è nell’agenda della società, dei potenti e di una società che troppo spesso si può definire civile solo per convenzione linguistica. Crocifissioni che si perpetuano ogni notte, ogni giorno, ripetutamente, con chiodi che seguono altri chiodi senza sosta, senza pietà, senza nessuna umanità. Crocifissi che piombano nell’angoscia, nel terrore, viene dilaniato nelle maniere più orribili, violente, brutali e disumane, i cui occhi non si chiudono ma sono devastati dalle lacrime, dal pianto, esplodono per il dolore, la sofferenza, il terrore.
NON MI DO PACE SUI NEONATI ABUSATI.
In una chat, da Meter monitorata e già da tempo segnalata, in soli due giorni sono state ‘caricate’ n. 321 foto ritraenti n. 321 neonati (maschi e femmine) abusati sessualmente.
Non mi do pace per il fatto che questa applicazione di messaggistica garantisca l’assoluta privacy.
Non mi do pace per il ‘silenzio’ nonostante le nostre continue denunce.
Non mi do pace perché non si identifichino e si fermino questi ‘pedocriminali’.
Non mi do pace perché hanno distrutto la vita presente e futura di questi bambini.
Non mi do pace perché il dramma degli abusi sui minori è in costante e profondo aumento.
Non mi do pace perché questo dramma, nei drammi umani, continua a persistere senza tregua, sempre più violento e infernale.
La pedopornografia, i video e le foto, non sono una fiction e non è un tema secondario o marginale.
È una ‘nuova forma di schiavitù’ e non possiamo più tollerare queste nuove forme di ‘mafie’.
Non mi do pace e la chiedo, dato che sono un uomo di fede, al Signore: donami la pace, dona la speranza a chi è stata negata, strappata, soffocata.”
(Don Fortunato Di Noto, 30 marzo 2025)
La via Crucis dei bambini abusati.
Sono molte le tappe della
Via Crucis dei bimbi abusati.
Come Gesù sono feriti, umiliati, spezzati.
Non creduti. Anzi etichettati come bugiardi.
Vilipesi da chi ostenta arroganza, per nascondere il vuoto del cuore.
Cadono. Tante volte. Ma si rialzano. Sempre.
Cercano un sostegno a cui aggrapparsi, un abbraccio amico, ma non sempre lo trovano.
Camminano spediti verso quella croce con la consapevolezza che forse solo la morte li potrà salvare da tanto assurdo dolore gratuito. E quasi non vedono l’ora che sia tutto finito…
Intanto intorno a loro i carnefici e i loro protettori ballano. Ballano sulla loro futura morte. Sull’infanzia rubata. Sui loro corpi feriti. Ballano.
Le tappe si ripetono una uguale all’altra. Una diversa dall’altra. Qualcuno cadrà. Il cuore cede e l’anima vola via. Anche per loro si deve lottare.
Tanti altri invece, con una forza che non immaginavano di avere, sapranno stringere forte quella mano tesa. Spuntata chissà come dal buio del mondo.
Che dirà loro come curarsi le ferite. Asciugare le lacrime. Finalmente fieri di quelle cicatrici che racconteranno un tempo passato e non presente, potranno rinascere. Dando così un forte senso a quella croce.
Regalando al mondo la loro vita futura. Ricca di resilienza, pulizie del cuore e di bellezza.
(Massimiliano Frassi, presidente Prometeo, 18 aprile 2025)
«Penso alle immagini che ogni giorno arrivano a Meter – ha scritto nei giorni scorsi Salvo Di Noto – Solo orrore. Meter vorrebbe mostrarle, farle vedere al mondo. Non per mettersi in mostra, ma per spiegare — una volta per tutte — cosa vuol dire davvero “abuso su minore”. Ci sono giorni in cui resto chiuso in casa, a galleggiare tra letto, libri e TikTok. E altri in cui, aprendo le porte di Meter, vorrei cambiare il mondo. Ed è lì, in una di quelle giornate, che ricordo bene quelle migliaia di file segnalati dall’osservatorio di Meter. Foto. Video. Prove di bambini abusati, stuprati, violentati. Si potrebbe andare nel dettaglio, ma poi piuttosto che vincere premi la gente vomiterebbe. Se anche solo ne mostrassimo una, finiremmo in galera: detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, giustamente. E poi si scatenerebbe il putiferio. Il mondo griderebbe allo scandalo. E allora c’è chi resta lì, ad aprire e chiudere le porte di un’associazione, a vedere bambini abusati senza poter denunciare mediaticamente con una foto i fatti. Consapevole che i cuori si sciolgono ancora per una foto ben fatta, che non giudico assolutamente, perché il dolore del povero Mahmoud c’è ed è tanto, ma quei cuori si potrebbero aprire anche davanti a una storia vera, pazienza se la foto non può esser pubblicata. E intanto quei bambini, abusati, torturati, continueranno a vivere (quando va bene) nell’ombra».
Il 13 settembre 2024 scoprimmo il primo gruppo pedopornografico su Signal. Oggi, 11 aprile 2025, è ancora attivo.
Pedopornografi che si scambiano materiale autoprodotto su neonati e bambini prepuberi.
Ad oggi abbiamo segnalato e monitorato 507 gruppi: lì dentro si nasconde uno dei mali più taciuti al mondo.
I bambini restano un disinteresse collettivo.
(Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia di Meter, 11 aprile)
Nelle scorse settimane è stato denunciato e documentato dalla Polizia Postale un nuovo “manuale del pedofilo”. Tante volte Meter negli anni ha denunciato l’esistenza di questi manuali, di propaganda pro pedofila, di cedimenti nei confronti della “legittimazione” della pedofilia, di spinte a favore della legalizzazione (o almeno della fortissima attenuazione delle pene) contro i pedocriminali e il 2024 su questo versante è stato un anno drammatico. Massimiliano Frassi ha testimoniato in passato quel che accade nei giorni del SuperBowl, un copione disumano e terribile che si ripete ad ogni evento mondiale, sportivo e non solo, come abbiamo denunciato varie volte. E c’è poi il silenzio, il vergognoso e complice silenzio su quel che accade nelle nostre strade o nelle periferie più lontane del mondo. Passano i decenni ma l’Italia resta in vetta alla classifica mondiale del turismo pedofilo, quello che vergognosamente viene definito con termine (volutamente?) edulcorante turismo sessuale.
Pedocrimini, in Abruzzo un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante
In Europa ci sono almeno 19 milioni di bambini abusati sessualmente «quindi esistono almeno altrettanti pedofili» denunciò in una videointervista a WordNews don Fortunato Di Noto. «Una ragazzina di 13 anni è stata trafficata da un uomo di nome Thanawut Pawalee che è stato poi arrestato. L’abuso sessuale della vittima minorenne è stato registrato e caricato su P*rnhub con il volto della ragazza chiaramente identificabile. Il video è stato pesantemente monetizzato da PH e reso scaricabile a 100+ milioni di utenti al giorno. È stata vittima di bullismo dai suoi compagni di classe a causa della diffusa diffusione dei suoi abusi, che sono continuati anche dopo il trasferimento in una nuova scuola. Il grave bullismo e l’ansia causati dal video hanno portato la giovane ad impegnarsi nell’autolesionismo compreso il tagliarsi. Ancora oggi continua ad indossare elastici ai polsi come misura preventiva ed è sotto la cura di una struttura di salute mentale». È una testimonianza pubblicata il 21 aprile 2023 sui social da Laila Mickelwait. Due anni dopo Avvenire ha pubblicato la testimonianza di una ragazzina, sfruttata dagli schiavisti sessuali in Italia a 13 anni e liberata dalla strada da don Aldo Bonaiuto, Comunità Papa Giovanni XXIII. Questi alcuni stralci dell’articolo di Lucia Bellaspiga.
… Avevo 15 anni e tanta speranza, non sapevo che sarei stata venduta e torturata dagli uomini italiani come un animale al macello…» … ero una bambina e non capivo dove fossimo … dovevo darle 45mila euro, altrimenti mi avrebbe uccisa. C’era solo una soluzione, diceva: dovevo prostituirmi! Proprio così mi disse, prostituirmi. Mi sentii morire. A 15 anni io non sapevo nulla, ovviamente non avevo mai avuto un rapporto con un uomo e piangevo disperata, dicevo no, no no…» … mi chiudeva a chiave e poi di nuovo apriva e mi calpestava. Ha presente come calpestiamo un mattone per spezzarlo? Fumava molto e spegneva le sigarette sulle mie spalle (ci mostra le cicatrici indelebili, ndr) … È un’intervista difficile per tutti, per Marija e per chi ascolta l’affanno nella sua voce quando ripercorre, per noi, un passato ancora molto presente. Spesso il pianto la costringe a interrompere il racconto, ma il non detto parla, anzi urla, più di tante parole. Uno scheletro, così definisce la Marija della sua prima notte da «ragazza di strada, si può dire?». Era coperta di lividi, con chiazze di capelli strappati, «si vedeva che non ero una bambina normale, e allora perché gli uomini italiani, i clienti, non mi hanno mai aiutata? Giovani o anziani, si fermavano e nessuno, proprio nessuno mi ha chiesto se avevo bisogno, se stavo male. Non si mettevano nei panni della loro figlia, pensando che potevo essere lei?».
Sono stati due eterni anni di dolore, schifo, spossatezza. Il primo cliente? «Lui non lo ricordo, ma ricordo la cosa più feroce nella vita, avere a 15 anni il primo rapporto con una persona che non si ama, un uomo che non si conosce e che ti sta utilizzando senza provare nessun sentimento per te, nemmeno la pietà. Sono arrivata ad avere decine di clienti per notte, scendevo da un’auto e salivo su quella in attesa, ha presente nei negozi la gente in fila per fare la spesa?». …Schiavitù è una parola che ripete con forza. «Sento dire alla televisione che si vorrebbe legalizzare la prostituzione come mestiere normale, ma per favore no, voi non sapete: che il corpo di una donna sia a disposizione per tanti uomini non è un lavoro, è sempre schiavitù». Nemmeno se regolamentare volesse dire garantire alle prostitute il loro guadagno e… «Mi scusi se non le lascio finire la domanda. Uomini che ti prendono in affitto per un’ora e si passano il tuo corpo uno dopo l’altro, che non hanno interesse per cosa tu senti dentro, non è un lavoro. Io purtroppo non ho più fiducia nell’essere maschile, con quello che ho vissuto per me sono tutti uguali, non posso ancora fidarmi».
Questa è la testimonianza di Joy, liberata dallo stupro a pagamento, raccolta nell’ottobre 2021 da “La voce e il tempo”, e la cui storia è stata raccontata nel libro ““Io sono Joy. Un grido di libertà dalla schiavitù della tratta” di Mariapia Bonanate.
Grace, una ragazzina del mio paese di 13 anni che doveva raggiungere in Spagna la madre che le aveva pagato il viaggio. Ci siamo conosciute a Tripoli in un campo-lager in attesa della traversata del Mediterraneo sui barconi. Una notte arrivarono sette uomini, scelsero cinque ragazze tra cui me e Grace. Ci caricarono su un’auto, ci portarono in una casa dove c’erano fucili e altre armi: ci rinchiusero e legarono. Grace piangeva e ripeteva in continuazione ‘mamma, aiutami, sto morendo, salvami’. Anche io piangevo e dicevo ‘Dio perché mi hai abbandonata?’. Ci slegarono e a turno ci violentarono. Grace implorava ‘vi prego, sono ancora piccola, abbiate pietà di me…’. Ma più Grace piangeva e chiedeva di essere risparmiata, più si divertivano a infierire su di lei… ‘Mamma, mamma vieni a salvarmi’, continuava a gridare. Non potrò mai dimenticare il suo sguardo. Il giorno dopo ci riportarono al campo, faticavamo a camminare ma non lo davamo a vedere per paura che ci uccidessero. Grace perdeva sangue e voleva sempre starmi vicino. Chiamava ancora la sua mamma e mi diceva ‘prega per me, voglio morire’. Il terzo giorno, pallidissima, si alzò e cadde urlando. Ho cercato di rialzarla. Era morta.





