Pedocriminalità: oltre venti inchieste in pochi anni in Abruzzo, molte nella provincia di Chieti
Questa la nostra denuncia, l’ennesima in questi ultimi anni, lo scorso 20 novembre su quanto accade contro i minori, contro bambini anche in tenera età, nella supposta isola felice abruzzese. Più che felice dormiente, sonnolenta, indifferente, complice, carnefice. All’incirca 1 milione e 300 mila abitanti, comprese tutte le fasce d’età, e che pesa sullo scenario nazionale meno di qualche zona periferica di Roma. Ma con numeri di pedocrimini sempre in aumento, un numero sempre più sconvolgente e raccapricciante. E dietro ogni cifra una vita innocente devastata, distrutta, abusi i più terribili. Una drammatica contabilità che continua ad aumentare, sono passati pochi mesi e le cronache continuano a crescere. Molte concentrate nella provincia di Chieti, compresa l’ultima (tra le più vaste contro la pedopornografia online in Italia). Questa provincia, questa regione, hanno una presenza pedocriminale enorme, probabilmente tra le più alte d’Italia. Numeri sconvolgenti, che dovrebbero sconvolgere. E dietro ognuno di questi numeri c’è una vita uccisa, devastata, abusata, segnata per sempre. Dolori, sofferenze, atrocità che non dovrebbero far dormire la notte, interrogare tutti. La provincia camomilla, la regione che continua a cullarsi come isola felice raccontandosi favolette (non ai più piccoli ma contro di loro) invece tace e accetta, passa oltre e fa finta di niente. Vergognosamente, squallidamente, omertosa e complice.
Una tredicenne uscita da una comunità protetta e molestata, due minori accusati di violenza sessuale e pedopornografia contro una quattordicenne, arrestato un 54enne che deteneva 840 foto e quasi 3mila video a contenuto pedopornografico con minori da 0 a 12 anni (Il Centro, 25 febbraio 2025), «violenta la fidanzata minorenne e diffonde in rete un filmato hard» (Il Messaggero Abruzzo, 1° marzo 2025), «venduta dalla madre a una famiglia romena di etnia rom, è stata costretta a partorire un figlio che le sarebbe stato immediatamente tolto, affinché non si affezionasse. Ancora più sconvolgente è la circostanza che la giovane sarebbe stata obbligata a unirsi al figlio di questa famiglia quando aveva appena 12 anni» e «ridotta in schiavitù» (Il Messaggero Abruzzo, 2 marzo 2025). Queste alcune delle notizie in soli due mesi e due giorni.
Su tutto questo si staglia quanto documentato e denunciato al termine di un’operazione contro la pedopornografia online, definita tra le più vaste della storia d’Italia, condotta dagli specialisti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica (Cosc) di Catania, in collaborazione con gli esperti del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale. Durante le indagini sono stati individuati diversi gruppi su una nota piattaforma di messaggistica dediti allo scambio di materiale pornografico minorile con bambini abusati in età infantile e zooerastia.
Gli arresti sono stati compiuti nella provincia di Pescara e nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria, Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria- Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari.
Le perquisizioni (in totale oltre 115) sono avvenute a Chieti e Pescara nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza, Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo.
Cinque giorni dopo una seconda operazione tra Abruzzo e Marche ha coinvolto Pescara.
La Polizia di Stato, ha posto in essere un’operazione di contrasto alla pedopornografia online che ha interessato l’Abruzzo e le Marche che ha portato all’arresto in flagranza di reato di una persona e alla denuncia in stato di libertà di altre due per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico.
L’attività è stata avviata dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (CNCPO), grazie alla collaborazione con organizzazioni no profit internazionali; le successive attività investigative sono state eseguite dal personale del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Pescara che, grazie anche all’utilizzo di innovativi software specifici per il contrasto alla pedopornografia on-line, è riuscito a identificare tre persone.
I decreti di perquisizione personale e informatica, emessi dalla Procura della Repubblica de L’Aquila sono stati eseguiti dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Pescara, con la collaborazione della Sezione de L’Aquila, del C.O.S.C “Marche” e delle Sezioni di Pesaro e Ascoli Piceno ed hanno consentito di rinvenire, a carico di uno dei tre soggetti poi tratto in arresto, oltre 15000 files tra foto e video di particolare efferatezza, ritraenti minorenni, anche in tenera età, coinvolti in atti sessuali con coetanei e con adulti. L’arrestato, un uomo di 50 anni della provincia di Pescara, è stato colto dagli operatori di Polizia intento a scaricare e condividere con altri utenti file dai contenuti esplicitamente pedopornografici. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati anche 1 smartphone, 5 hard disk, 2 tablet e 3 sim card, per un totale di circa 7 terabyte, nei quali erano presenti numerosissimi video e immagini pedopornografiche. Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
(Fonte: Polizia di Stato)