Crimini di guerra nazifascisti in Italia: una giustizia arrivata troppo tardi
Per anni la giustizia ha taciuto, lasciando che l’oblio coprisse i massacri e le stragi compiute dalle truppe nazifasciste in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Solo una flebile attività giudiziaria si sviluppò nel secondo dopoguerra: tra il 1945 e i primi anni Cinquanta, i Tribunali militari alleati e italiani emisero sentenze in pochi casi emblematici, tra cui le condanne, poi commutate, ai generali Kesselring, Mackensen e Reder, responsabili delle stragi più efferate sul territorio italiano. In molti casi, le pene furono minime o addirittura annullate, giustificate dall’obbedienza a ordini superiori o coperte da amnistie e condoni.
Un processo storico e giudiziario rimasto incompleto, anche perché il numero di procedimenti effettivamente giunti a sentenza è sorprendentemente basso: solo 13 casi dibattuti tra il 1946 e l’inizio degli anni Cinquanta.
La svolta arriva però quasi mezzo secolo dopo, quando nel 1994 – nel corso dell’istruttoria per il caso Erich Priebke – vengono ritrovati 695 fascicoli archiviati illegalmente presso la Procura Generale Militare di Roma, noti oggi come i documenti dell’“armadio della vergogna”. È l’inizio di una nuova stagione giudiziaria.
Tra il 1994 e il 2014 vengono riaperti o avviati oltre 20 procedimenti per stragi come quelle di Sant’Anna di Stazzema, Civitella Val di Chiana, Monte Sole, Piazzale Loreto, e la Benedicta. Alcuni si concludono con sentenze all’ergastolo in contumacia per ufficiali tedeschi come Sigfried Engel e Theo Saevecke. Ma nonostante le condanne, nessuno degli imputati tedeschi è mai stato estradato né ha scontato la pena.
Il vero centro di questi processi – più che i colpevoli ormai inaccessibili – sono diventate le vittime e le loro famiglie, richiamate in aula a decenni dai fatti per raccontare, testimoniare, rivivere il trauma. È un atto di giustizia tardiva, una forma di riconoscimento storico e civile, più che una punizione concreta.
L’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale nel custodire la memoria, promuovere la verità e sostenere il cammino della giustizia, anche quando questa sembra arrivare tardi. Perché, come scriveva Primo Levi, “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.
25 aprile 2025: l’appello ANPI per una nuova Resistenza consapevole, pacifica e collettiva
Ottant’anni fa l’Italia si liberava dal nazifascismo. Oggi, 25 aprile 2025, l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ci chiama a...
“Liberazione quotidiana”: la voce degli italiani del 25 aprile
Il 25 aprile 1945 è la data simbolo della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il giorno in cui un Paese intero riprese...
“Viva la Liberazione!”: il manifesto del 25 aprile 2025 firmato dalle Associazioni antifasciste italiane
In occasione dell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza ha lanciato...
25 Aprile 2025: 80 Anni di Libertà. Il Paese si mobilita per la grande Festa della Liberazione
Ottant’anni. È questo il tempo che ci separa da quel 25 aprile 1945, quando l’Italia rialzava la testa, usciva...









