Il 25 aprile 1945 è la data simbolo della liberazione dell’Italia dal nazifascismo, il giorno in cui un Paese intero riprese fiato dopo vent’anni di asfissia. Ma cosa accadeva, davvero, quel giorno nelle case, nei campi, nei paesi e nelle città italiane? Quali emozioni, quali paure, quali speranze animavano gli italiani mentre il Paese si liberava dall’occupazione nazifascista?
“Liberazione quotidiana”, a cura di Pier Vittorio Buffa e Nicola Manaresi, raccoglie per la prima volta le parole vive e autentiche di quel giorno, scritte da persone comuni nei loro diari. È un’opera corale e necessaria che restituisce voce e volto a uno dei giorni più importanti della storia italiana.
Attingendo alla documentazione conservata presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, la “casa della memoria privata” fondata nel 1984 da Saverio Tutino, i curatori hanno infatti selezionato venti testimonianze di chi visse quel giorno storico nella semplicità quotidiana.
Dentro queste pagine non ci sono solo Storia e Resistenza. Ci sono sguardi impauriti e cuori che ricominciano a battere. Ci sono la madre che spera nel ritorno del figlio, il partigiano che guarda Roma risvegliarsi, il contadino che ascolta alla radio la notizia tanto attesa. Vite qualunque che, proprio per questo, raccontano la Liberazione meglio di mille discorsi ufficiali.
Come spiegano i curatori nell’introduzione, Liberazione quotidiana non è solo il racconto di un giorno straordinario, ma anche un invito alla vigilanza democratica. Perché la libertà – come diceva Piero Calamandrei – è come l’aria: ci si accorge del suo valore solo quando comincia a mancare.
A ottant’anni dal 25 aprile, questo libro ci ricorda che la liberazione non fu un evento isolato, ma una conquista che va rinnovata ogni giorno. Una memoria da custodire, condividere, tramandare. Soprattutto ora che viviamo nell’era della “post-memoria”, quando i testimoni diretti stanno scomparendo e tocca a noi raccogliere il testimone.
Dalle pagine emergono emozioni forti e domande ancora attuali: cosa vuol dire essere liberi? Come si difende oggi la democrazia? Le risposte arrivano attraverso voci autentiche, come quella di una ragazza che all’alba del 25 aprile si interroga sul significato della libertà, o quella di un bambino che ricorda il sapore della sua prima Coca-Cola offerta dai soldati americani. Ci sono atti di coraggio, slanci di pietà, contraddizioni e verità difficili: come le riflessioni sull’esposizione dei cadaveri di Mussolini e Petacci a Piazzale Loreto, evento che attraversa molti dei racconti con sentimenti misti di giustizia, orrore e catarsi.
“Liberazione quotidiana” è un invito alla memoria, un monito contro l’oblio e le scorciatoie del presente. Per ricordare che la libertà non fu un regalo, ma una conquista. E che ogni conquista si difende anche con il racconto.
I colori della insurrezione finale contro il fascismo, i colori del 25 aprile, debbono continuare ad essere luminosi contro il nero degli anni della dittatura. Mi piace ricordare le parole di un uomo il cui sacrificio non è a tutti noto (come le tante persone – uomini, donne e bambini – che diedero la vita per affermare i valori della libertà).
«I morti sono veramente morti soltanto quando vengono dimenticati», scrisse don Giovanni Guicciardi pochi mesi prima del tragico agguato che gli fu teso. A don Giovanni Guicciardi, parroco di Mocogno sull’Appennino modenese, detto «il prete di tutti», spararono alla nuca nella notte del 10 giugno 1945. Nessuno dovrebbe finire nell’oblio. Tutti ci parlano ancora ed è un dovere restituire alla loro memoria, per quanto possibile, l’onore della verità.
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