Un’altra conferma, l’ennesima, che la Toscana è diventata terra di camorra. A ribadirlo è la nuova operazione antimafia condotta dalla DDA di Firenze insieme al comando provinciale della Guardia di Finanza, che ha smantellato una rete criminale ramificata in più regioni. Una rete attiva in smaltimento illecito di rifiuti, estorsioni e sfruttamento di immigrati irregolari.
Secondo il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, più che infiltrata, la criminalità organizzata è oggi integrata nel cuore dell’economia legale regionale. Un’affermazione che fotografa la mutazione profonda delle mafie: la camorra si evolve, si adatta, si mimetizza.
Già dagli anni 2000 si denunciava il pericolo dei falsi collaboratori di giustizia, una strategia studiata nei minimi dettagli da alcuni clan per rigenerarsi nei territori di “accoglienza”. La Toscana, scelta come sede di residenza per molti ex collaboratori di giustizia, è diventata un laboratorio criminale per la ristrutturazione dei clan, una volta terminato il programma di protezione.
Questi soggetti, con alle spalle un passato radicato nella camorra e una vera e propria “fede criminale”, si sono infiltrati nell’economia legale, aprendo ristoranti, sale slot, palestre e persino alberghi, tutti finanziati con denaro di provenienza illecita. I metodi sono quelli noti: riciclaggio, evasione fiscale, sfruttamento di manodopera clandestina.
Ma l’attività investigativa – portata avanti dal GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – ha interrotto questo disegno. Nella mattinata di oggi sono state eseguite dodici misure cautelari e disposto il sequestro preventivo di beni per circa un milione di euro.
L’indagine, avviata nel 2022, ha coinvolto Toscana, Liguria, Campania e Friuli Venezia Giulia. Al centro, un gruppo criminale legato al clan Sarno, uno dei più noti e storici gruppi della Camorra napoletana, originario del quartiere Ponticelli, nella zona orientale di Napoli.
Tre i soggetti chiave: collaboratori di giustizia trasferiti in Toscana, già in passato parte del sistema criminale, che secondo gli inquirenti avrebbero ricostituito una struttura organizzata operativa anche in Liguria. Due i settori strategici di interesse: lo smaltimento illecito dei rifiuti e il trasporto di lavoratori pakistani irregolari, introdotti illegalmente attraverso la rotta balcanica, passando da Croazia e Slovenia.
Un intreccio criminale che rivela l’ennesimo cortocircuito tra Stato e mafia, tra protezione e tradimento, tra legalità proclamata e illegalità praticata. Ancora una volta, la Toscana si scopre non solo terra di cultura e turismo, ma anche base operativa della criminalità organizzata.