Geopolitica, cinismo e riarmo: siamo sull’orlo del baratro?
Tra le righe lucide e preoccupanti dell’articolo del generale Fabio Mini, pubblicato da Il Fatto Quotidiano, si legge il disegno cupo di un mondo sull’orlo di una catastrofe annunciata. Ex comandante della missione NATO in Kosovo, Mini smaschera la narrazione dominante sulla guerra in Ucraina e apre uno squarcio inquietante sul futuro dell’Europa e dell’umanità intera.
Guerra (quasi) persa e trattative bloccate
Secondo Mini, a guerra praticamente persa sul piano strategico, l’Europa e Zelensky sembrano ancora convinti di poter dettare le condizioni della pace. Mentre la Russia si dice pronta a ripartire dai (mai rispettati) accordi di Minsk, con qualche modifica legata alla situazione militare attuale, l’Europa rilancia condizioni inaccettabili: richiesta di cessate il fuoco senza garanzie, danni di guerra, processo ai vertici russi e nuove sanzioni.
Il rischio di un conflitto globale
A queste richieste si aggiunge la prospettiva di un blocco navale contro le navi commerciali russe, con sanzioni estese anche ai paesi che non lo rispettano, tra cui Cina e India. Uno scenario esplosivo, che rischia di innescare un’escalation incontrollabile e allargare il conflitto ben oltre i confini ucraini.
La domanda sorge spontanea: chi vuole davvero la pace? O, peggio, chi ha interesse a impedire la pace?
Cinque anni di guerra per il riarmo
Secondo Mini, l’obiettivo non dichiarato dell’Occidente è chiaro: prolungare lo stato di guerra per almeno cinque anni, guadagnando tempo per riarmarsi e preparare il “colpo definitivo” alla Russia. Ma davvero qualcuno crede che Mosca resterà a guardare mentre viene accerchiata e indebolita sistematicamente da un’alleanza militare che ha già provocato 27 milioni di morti nella sua storia?
Chi comanda davvero: i popoli o gli arsenali?
Questa strategia suicida – mascherata da diplomazia – sembra dettata più dai costruttori di armi e da interessi economici transatlantici, che da una vera volontà politica. L’Europa, oggi più che mai, appare prigioniera della guerra per procura voluta dagli Stati Uniti, che nel frattempo si defilano lasciando agli europei il compito di gestire le macerie.
Il prezzo? L’isolamento diplomatico, la rottura dei rapporti con la Russia, e un’Europa trasformata in campo di battaglia potenziale.
L’altro fronte della vergogna: Gaza
A completare il quadro, c’è il genocidio in corso a Gaza, che rivela – senza più veli – la decadenza morale dell’Occidente. I governi europei, mentre gridano al diritto internazionale violato in Ucraina, tacciono di fronte ai crimini commessi da Israele, appoggiandoli anzi politicamente e militarmente. Una strage continua, perpetrata da criminali di guerra sionisti con il silenzio complice delle democrazie occidentali.
Un mondo in bilico: multipolarismo o catastrofe
Siamo a un bivio storico. O si apre un vero tavolo di trattative, che punti a un nuovo equilibrio multipolare, oppure ci avviciniamo a grandi passi verso l’ultima catastrofe dell’umanità. Le tensioni crescono, i blocchi si irrigidiscono, le diplomazie si svuotano di contenuti. Il futuro è nelle mani di chi saprà fermare la corsa folle verso l’abisso.
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