Minacce al giornalista Paolo De Chiara: il processo entra nel vivo
Il 6 novembre scorso il Tribunale di Isernia ha scritto un passaggio fondamentale nella vicenda giudiziaria che vede imputata Elisa Curcio, sorella dell’ergastolano suicida Rosario Curcio, condannato in via definitiva per il massacro di Lea Garofalo compiuto a Milano il 24 novembre 2009.
Le minacce rivolte a Paolo De Chiara, giornalista, direttore di WordNews.it, autore del libro Una fimmina calabrese e presidente dell’Associazione Antimafie e Antiusura Dioghenes APS, sono approdate nell’aula del Tribunale di Isernia, dove si è svolta l’udienza preliminare.
Dopo la presentazione delle costituzioni di parte civile, è arrivata la mossa della difesa dell’imputata: una proposta di patteggiamento.
A rappresentare De Chiara, l’avvocato Vincenzo Manna del Foro di Isernia, che ha formalizzato la costituzione di parte civile per tutelare il diritto del giornalista alla sicurezza e alla libertà di informazione.
Il dispositivo del Tribunale: Dioghenes APS ammessa come parte civile
L’ordinanza firmata dalla dottoressa Stefania Colesanti, GOP del Tribunale di Isernia, ha stabilito un punto essenziale:
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Ammessa la costituzione di parte civile dell’associazione Dioghenes APS “in proprio”, riconoscendo che le minacce al giornalista colpiscono anche gli interessi perseguiti dall’Associazione.
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Non ammessa, invece, la costituzione di Dioghenes APS come editore della testata WordNews.it, poiché dal contenuto della minaccia non risultano lese l’immagine o la credibilità della testata.
Un riconoscimento importante, che conferma come l’attività antimafia svolta da De Chiara sia parte integrante della missione dell’Associazione e come le intimidazioni rappresentino un’offesa diretta e autonoma all’ente.
Il precedente: funerali, applausi e minacce
L’intera vicenda giudiziaria nasce da fatti già documentati da WordNews.it, sui funerali di Rosario Curcio, celebrati tra applausi e scenari festosi per il ritorno del “figliuol (poco) prodigo”. In quell’occasione, come ricostruito nell’inchiesta, agli applausi si unirono minacce rivolte direttamente al giornalista durante il suo lavoro di cronista.
Nel corso dell’udienza del 6 novembre, la difesa di Elisa Curcio ha avanzato una richiesta di patteggiamento, segnale della volontà di chiudere il procedimento senza affrontare un dibattimento pieno.
Il giudice ha rinviato ogni valutazione alla prossima tappa del processo, fissata per il 28 maggio 2026
Data decisiva, in cui il Tribunale dovrà pronunciarsi sulla proposta avanzata e sul proseguimento dell’azione penale.
Un caso che parla a tutto il Paese
Il processo non riguarda solo un singolo episodio, ma tocca il tema più ampio della libertà di stampa, della sicurezza dei giornalisti e della necessità di non lasciare soli coloro che raccontano la criminalità organizzata. È anche una pagina che ricorda la battaglia civile di Lea Garofalo, il suo sacrificio e il coraggio di chi continua a raccontare la verità contro ogni tentativo di intimidazione.
Questa vicenda rimette al centro un principio semplice e imprescindibile: il diritto dei cittadini a essere informati senza paura, senza silenzi, senza ombre.
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