«Chiudere le fabbriche e riaprire gli ospedali». Così la Fiom Molise titola la nota inviata agli organi di informazione. In una Regione dove la Sanità pubblica è stata distrutta e depotenziata, per favorire quella privata, cominciano a farsi sentire le problematiche. Diversi casi di coronavirus sono scoppiati proprio nelle strutture sanitarie: a Isernia, Termoli, Agnone, Pozzilli. Diversi sono gli ospedali chiusi durante le gestioni allegre della politica (con la ‘p’ minuscola) regionale. Rappresentata dai peggiori gestori della cosa pubblica. Incapaci e dannosi. È un problema ventennale e solo ora ci stiamo sbattendo la testa. Conosciamo i nomi dei responsabili, conosciamo le politiche fallimentari per la collettività (e fruttuose per pochi). E la gente comincia ad avere paura. Ora si sta pagando il prezzo più alto. «I dati diffusi dall’Asrem – continua il sindacato -, la chiusura dei Comuni di Riccia e Montenero, certificano che la diffusione del contagio in Molise è tale da destare allarme tra cittadini e lavoratori».
Il sistema sanitario regionale, pieno di debiti (causato da gestioni scellerate da parte di scellerati) sta mostrando tutta la sua gracilità. «Nonostante non si abbiano notizie certe rispetto al totale, in assenza di conferma di tamponi effettuati sul personale sanitario, i dati resi noti certificano contagi tra il personale, mentre arrivano altri pazienti da altre regioni del Nord Italia, e in numero rilevante anche da Cliniche private convenzionate che curano in prevalenza pazienti extraregionali».
Perché non si prendono provvedimenti seri? Perché gli ospedali chiusi non vengono riaperti? Perché gli attuali gestori non se ne tornano a casa? Ci sarà sempre un condominio da amministrare. Non ci vorremo trovare, certo, nei panni dei poveri condomini.
«L’Unità di Crisi della Regione assume decisioni che poi vengono smentite o rinviate, e l’alternanza negli annunci accresce l’incertezza e l’ansia tra la popolazione». I lavoratori, attraverso il loro sindacato, chiedono tutela e sicurezza. Ai decisori politici. «Non è concepibile che, mentre si chiudono i paesi, rimangono aperte fabbriche che non producono beni di prima necessità, costringendo i lavoratori a spostarsi con gli autobus per lavorare in condizioni che non garantiscono sicurezza. A fine turno tornano in gran numero nelle proprie case a stretto contatto con i familiari». Ed ecco il nesso tra il lavoro e il sistema sanitario sgangherato molisano (reso tale con scelte mirate e folli). «E non si giustifica neppure che, nel momento del bisogno, non vengano prontamente riutilizzate strutture ospedaliere a disposizione del territorio, dotate perfino di attrezzature idonee e mai utilizzate». Ed ecco la richiesta: riaprire gli Ospedali e fermare la produzione di merci superflue.
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2020-03-19 22:53:15
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